SVOLTA

L’Antitrust: “Poste venda le sim di tutti, non solo di Poste Mobile”

La decisione dell’authority dopo una denuncia di H3G. Istruttoria conclusa senza multe, ma con la prescrizione di “astenersi in futuro” da comportamenti analoghi

Pubblicato il 04 Gen 2016

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Tutti gli operatori di telefonia, e non soltanto Poste Mobile, potranno d’ora in avanti commercializzare le proprie offerte, i propri servizi e i propri prodotti attraverso gli sportelli degli uffici postali. A disporlo è l’Antiturst, dopo una denuncia di H3G che lamentava il fatto che Poste avesse di fatto negato “l’accesso ai beni e servizi di cui ha la disponibilità esclusiva in relazione alla gestione del servizio universale a condizioni equivalenti a quelle offerte alla controllata Poste Mobile”. Poste, ha stabilito l’antitrust, dovrà pertanto “astenersi in futuro” da comportamenti analoghi.

La delibera dell’Authority è stata pubblicata nel Bollettino dell’Antitrust, e non prevede una sanzione per Poste Italiane, imponendo però alla società un obbligo: se questo non dovesse essere rispettato scatterebbe la multa.

Poste Mobile è il braccio di Poste nel settore tlc ed è il principale operatore mobile virtuale in Italia (vale a dire che non dispone di una rete propria), con una quota di mercato del 3,8% secondo gli ultimi dati Agcom. I servizi di Poste Mobile vengono commercializzati anche negli uffici postali (circa 13mila su tutto il territorio italiano), stando almeno a quanto affermava Poste all’atto della costituzione della società di tlc, secondo modalità che sarebbero state messe a disposizione anche ai concorrenti “a condizioni equivalenti”. In sostanza, si tratta della distribuzione delle sim, dell’attivazione delle stesse, delle informazioni, dei servizi di post vendita, forniti secondo un preciso tariffario a Poste Mobile.

Nella denuncia presentata da H3g, come si legge nel provvedimento dell’Antitrust, si fa riferimento alla diverse richieste presentate a Poste per accedere “alle infrastrutture materiali e immateriali e alla rete di sportelli di Poste Italiane, per poter offrire i propri servizi di telefonia mobile al pubblico alle medesime condizioni praticate dalla capogruppo alla controllata Poste Mobile“. Tuttavia Poste, fino al 28 ottobre 2015, “non ha dato seguito alle richieste di H3G in quanto non ha fornito alla stessa i dati relativi alle condizioni economiche applicate a Poste Mobile per l’accesso alla rete né, conseguentemente, ha concesso il predetto accesso”.

In seguito l’atteggiamento da parte di Poste, come riconosce la stessa H3G negli atti, è cambiato e le informazioni richieste sono arrivate, tuttavia l’Antitrust rileva che “la documentazione acquisita nel corso dell’ispezione dimostra che Poste Italiane ha portato avanti una condotta dilatoria al fine di procrastinare la risposta ad H3G” e, quindi, che “Poste Italiane, non concedendo ad H3G l’accesso ai beni e servizi di cui abbia la disponibilità esclusiva in dipendenza del servizio universale postale a condizioni equivalenti a quelle applicate a Poste Mobile” ha violato la norma della legge sulla concorrenza del 1990 secondo cui “al fine di garantire pari opportunità di iniziativa economica” le imprese che operano in regime di monopolio devono rendere accessibili i beni e servizi di cui hanno disponibilità esclusiva, a condizioni equivalenti, alle altre imprese direttamente concorrenti.

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