IGF 2015

Preto (Agcom): “Un approccio olistico allo zero rating”

Offrire traffico gratuito può risultare vantaggioso per il mercato, ma è necessario che le autorità di regolazione vigilino su qualità dei servizi e coerenza con la net neutrality. L’analisi del commissario Agcom all’indomani dell’Igf 2015 di Joao Pessoa

Pubblicato il 10 Dic 2015

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Tra i temi che hanno caratterizzato il dibattito all’IGF di Joao Pessoa dal 10 al 13 novembre scorso, uno spazio rilevante è stato dedicato al tema dello Zero rating. Esso consiste nell’offerta da parte di fornitori di accesso a Internet (soprattutto mobili) di traffico gratuito verso specifiche applicazioni come Facebook, Wikipedia o WhatsApp. Sono stati svolti vari incontri e una sessione plenaria su questo tema. Anche Telecom Italia ha promosso un workshop sullo Zero rating che è stato presieduto dal Commissario dell’Agcom, Antonio Preto.

Il tema dello Zero rating è stato affrontato nelle proposte legislative sull’Open Internet, sia in Europa, sia negli USA; senza prevederne divieti espliciti, viene considerato un approccio regolatorio case by case – in modo da capirne meglio gli effetti. Per questa ragione, l’Internet Governance Forum delle Nazioni Unite (IGF), per la sua stessa natura di forum di discussione non prescrittivo (di policy attuali o future, relative a Internet), ha contribuito all’approfondimento della tematica – soprattutto in relazione ai temi dell’accesso ad Internet nei Paesi in via di sviluppo.

Per evidenziare i punti di maggiore interesse sullo Zero rating emersi dal dibattito in seno all’IGF, abbiamo raccolto le opinioni del commissario Agcom Antonio Preto, che ha coordinato il dibattito del workshop “Zero rating, open Internet and freedom of expression” in qualità di presidente della sessione e di Lorenzo Pupillo di Regulatory Affairs and Equivalence di Telecom Italia, organizzatore del workshop” (vai all’articolo).

Per Antonio Preto “è necessario promuovere un approccio olistico agli effetti dello Zero rating sul mercato”.

“Le condizioni specifiche del Paese in cui si opera, sia dal punto di vista regolatorio che dell’equilibrio di mercato, vanno sempre considerate con la massima attenzione – spiega il commissario -Inoltre, esistono molti modelli di Zero rating e non è quindi possibile offrire soluzioni generali (one size does not fit all).

Alcuni interventi al workshop hanno evidenziato che:

a) lo Zero rating potrebbe avere effetti negativi sull’Open Internet perché limita l’accesso solo ai contenuti che sono zero rated (Not the full Internet);

b) se ammesso, dovrebbe essere limitato nel tempo, per garantire solo l’accesso temporaneo a quanti non hanno familiarità con i servizi Internet;

c) non può e non deve rappresentare la soluzione di lungo periodo per connettere i circa 3 miliardi di persone non ancora connesse. Lo Zero rating, dunque, non deve essere visto come un sostituto dell’accesso alla rete Internet nel suo complesso.

“Peraltro, è emerso che le proposte degli operatori sullo Zero rating spesso non sono esclusive e gli sponsored data plan sono aperti a tutti i service provider – puntualizza Pretyo – Infine, sul tema della libertà di espressione, secondo alcune letture, lo Zero rating sta rendendo più facili la partecipazione e il dibattito politico. Tuttavia molti sostenitori della net neutrality (tra cui Sir Tim Berners Lee) hanno attaccato lo Zero rating ritenendo che esso violi il principio di non discriminazione tra servizi e apps con effetti negativi sulla concorrenza e, in ultima analisi, sulla libertà di espressione e l’accesso alle informazioni. A me come regolatore, interessano innanzitutto gli effetti sui mercati, sulla concorrenza e sui consumatori”.

“So peraltro come sia difficile garantire allo stesso tempo la net neutrality e un mercato dinamico. Come sia difficile contemperare obblighi di non discriminazione con la libertà commerciale dei providers – prosegue – Ma una soluzione c’è. Lo Zero rating deve essere coerente con i principi della net neutrality: non deve limitare le scelte degli utenti finali e non deve degradare la qualità dei servizi offerti. Le Autorità nazionali di regolamentazione (Anr) così come stabilito dal Regolamento europeo del 25 novembre, sono chiamate a vigilare sulle pratiche di Zero rating”.

“L’approccio seguito dal Regolamento europeo (analogo a quello dell’order dell’Fcc statunitense) è case by base o market by market. Le pratiche di Zero rating non sono proibite in quanto tali; tuttavia, qualora siano in contrasto con gli obiettivi del regolamento – garantire agli utenti un’Internet aperta e neutrale – le Anr avranno il potere di intervenire e se necessario potranno vietare le offerte illegali – precisa – Il Berec sta redigendo le linee guida che dovrebbero definire orientamenti precisi alle Anr e promuovere così un’applicazione uniforme del regolamento europeo a livello nazionale – anche perché frutto del lavoro comune delle stesse Anr”.

“Inoltre, le Autorità di regolazione, nel dare attuazione al regolamento, potranno mettere in campo tutta l’esperienza acquisita nel garantire l’accesso e la concorrenza nei mercati delle comunicazioni elettroniche – conclude il commissario – Sarà possibile, così, prevenire o correggere eventuali distorsioni del mercato (magari applicando la rule of reason) e allo stesso tempo evitando di proibire ex ante pratiche che, nel rispetto della net neutrality, determinano effetti positivi per i consumatori”.

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