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Procurement: come trasformare il sourcing in un vantaggio competitivo



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Passare dal modello “Rfp al ribasso” a un framework di strategic sourcing che integra SD‑Wan, UCaaS e multi‑carrier, riducendo spesa e rischio contrattuale sullo sfondo dei trend in atto e delle prospettive 2026: le linee guida di CenterPoint Group

Pubblicato il 29 dic 2025



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CenterPoint Group mette un punto fermo sul telco procurement, la gestione strategica degli acquisti di servizi e infrastrutture di telecomunicazioni. Con il documento Building a Winning Telecom Procurement Strategy: Best Practices, il gruppo statunitense invita le imprese a voltare pagina: basta gare d’appalto Rfp (Request for Proposal) basate solo sul prezzo, serve una regia strategica capace di trasformare l’acquisto di servizi voce e dati in un vantaggio competitivo.

La ricetta: progettare un ciclo completo—sourcing, negoziazione, acquisto e vendor management—con Sla (Service Level Agreement) chiari e flessibilità contrattuale, così da abilitare architetture cloud-first fondate su Sd-Wan (Software-defined Wide Area Network) e UCaaS (Unified Communications as a Service), e prevenire lock-in e sprawl contrattuale.

“Le telecomunicazioni sono essenziali per la produttività e l’innovazione, e le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui le aziende operano”, sottolinea CenterPoint nel documento, ribadendo che una strategia di procurement ben definita è cruciale per controllare i costi e garantire servizi affidabili.

Perché CenterPoint sposta l’asticella: dall’Mpls al cloud-first

Il cuore della guida è la transizione dalla logica Mpls (Multiprotocol Label Switching) a fornitore unico verso un mondo cloud-first e distribuito, in cui resilienza applicativa e policy-based routing richiedono mix di carrier, percorsi ridondati e contratti capaci di misurare l’esperienza utente. La vecchia Rfp “al ribasso”—eredità dell’era Mpls—non regge nelle architetture Sd-Wan/Ucaas: occorre scegliere il canale d’acquisto (diretto al carrier, agent o aggregatore) in base a controllo, costo, semplicità e trasparenza, governando i trade-off con benchmarking e dati oggettivi.

Capex/Opex: il contesto che rafforza la tesi CenterPoint

Il riposizionamento di spesa degli operatori nel biennio 2024-2025—Capex in calo e maggiore attenzione alla capital intensity—spinge i clienti enterprise verso modelli Opex-based (managed services, Ucaas, Sd-Wan as a service) che privilegiano elasticità, time-to-install prevedibile e supporto di qualità rispetto al mero costo per megabit.
Sul lato Opex, la componente network-related (operations, leasing, energia, D&A) pesa in modo determinante: da qui l’urgenza di inserire nei capitolati metriche energetiche e requisiti Esg (Environmental, Social and Governance) che abbattano costi e migliorino il Tco. L’efficienza “green” ha ricadute dirette su costi e ricavi, mentre le analisi OpEx confermano il peso della voce rete e la necessità di standardizzare la misurazione.

H2 Le best practice del telco procurement

Ma quali sono le best practice per il telco procurement? La guida di CenterPoint individua sei pilastri fondamentali che vanno dalla progettazione del ciclo completo alla governance multi-carrier, passando per Sla orientati all’esperienza, strumenti di controllo dei costi e criteri di sostenibilità.

Definire il ciclo completo

Un piano olistico che copra sourcing, negoziazione, acquisto e gestione del fornitore. Sla e flessibilità non sono appendici: vanno progettati sin dall’inizio per ridurre spesa, evitare sprawl e mantenere l’allineamento con gli obiettivi di business.
Elemento distintivo: passare dal “prezzo d’ingresso” al valore eseguibile, misurabile e garantito in contratto.

Integrare Tem e Tco per decisioni data-driven

Tem (Telecom Expense Management) e Tco (Total Cost of Ownership) end-to-end per consolidare inventari, fatture e utilizzi, scovando linee inattive, over-provisioning e fee nascoste. Il Tco deve includere installazione, energia, supporto, obsolescenza e uscita, evitando decisioni basate solo sul prezzo.
Risultato atteso: negoziazioni su evidenze, con saving strutturali e governance della spesa.

Negoziare Sla orientati all’esperienza e clausole di uscita

Gli Sla devono riflettere l’esperienza utente: latenza, jitter, tempo di attivazione (time-to-install) e ripristino (time-to-repair), con service credits automatici e diritti di upgrade/downgrade e migrazione tra tecnologie e piani. È la difesa concreta contro lock-in e disallineamenti tra bisogno e servizio.
Punto di forza: penali applicate automaticamente sugli scostamenti, senza contenziosi.

Valutare il canale d’acquisto: diretto, agent, aggregatore

Direct-to-carrier massimizza visibilità e controllo ma aumenta l’onere operativo; agent porta scouting e negoziazione ma introduce commissioni e possibili misalignment; aggregatore semplifica con un unico interlocutore (quotazioni, billing, supporto) ma può aggiungere layer di costo e diluire la responsabilità. La scelta va basata su governance, trasparenza e benchmarking.
Principio guida: trasparenza sui margini e right-to-audit lungo la filiera.

Incorporare criteri di sostenibilità ed efficienza energetica

L’inclusione di Kpi (Key Performance Indicator) energetici, requisiti di energia rinnovabile e design efficiente nel capitolato produce saving Opex e rafforza gli obiettivi Esg. Effetto: riduzione Opex e resilienza operativa nel medio periodo.

Abilitare governance multi-carrier e benchmarking continuo

Nel multi-carrier la governance per sito, i contratti modulabili e il benchmarking costante di prezzi e performance bilanciano resilienza e costo reale. L’accesso a market intelligence e modelli di prezzo comparativi è un vantaggio competitivo concreto.
Obiettivo: presa decisionale informata e riduzione degli scostamenti tra piani e risultati.


Sla, rischi e trasparenza: ciò che rende “eseguibile” un contratto

Nel procurement telecom il prezzo non basta: ciò che conta è la capacità del contratto di funzionare davvero. Questo significa inserire parametri chiari sulla disponibilità del servizio e sui tempi di attivazione e ripristino, prevedere indennizzi automatici in caso di disservizi e garantire interoperabilità tra fornitori. Percorsi di escalation definiti e diritto di audit completano il quadro, evitando costi nascosti e commissioni opache.
In altre parole, un contratto orientato all’esperienza deve assicurare qualità misurata, rimedi immediati e libertà di uscita quando il servizio non è all’altezza: è la base per trasformare la connettività in un asset affidabile.

Sd-Wan e Ucaas: il telco procurement come abilitatore di resilienza operativa

Oggi acquistare connettività non significa più scegliere una linea, ma progettare un ecosistema. Sd-Wan (Software-defined Wide Area Network) impone mix di accessi, piani di backup e regole di instradamento che garantiscano continuità alle applicazioni critiche. Ucaas (Unified Communications as a Service) aggiunge complessità: servono contratti che orchestrino trunk Voip, numerazioni e compliance multi-Paese, con Sla e supporto proattivo come veri indicatori di qualità.
Il vantaggio? Agilità nelle migrazioni e continuità operativa misurabile, due obiettivi che CenterPoint indica come imprescindibili per chi vuole governare il cambiamento digitale.

Dati e strumenti: come tradurre le linee guida in risparmi misurabili

Le raccomandazioni di CenterPoint non restano sulla carta: per renderle concrete servono strumenti. Tem (Telecom Expense Management) per avere visibilità sui costi, piattaforme S2P (Source-to-Pay) e analytics per accelerare il sourcing e confrontare prezzi e performance, fino alle politiche di lifecycle management degli asset, che includono anche l’uso mirato di apparati ricondizionati.
Sono leve che consentono decisioni basate sui dati, riducono sprechi e accorciano i tempi di esecuzione. In sintesi, il messaggio di CenterPoint è chiaro: il telco procurement non è più una funzione transazionale, ma una regia strategica che, se ben progettata, diventa un fattore di competitività per l’impresa.

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