Le autorità cinesi avrebbero minacciato di bandire i “fornitori occidentali”, in primis Nokia ed Ericsson, dal settore delle infrastrutture di rete mobile per motivi di “sicurezza nazionale”.
A dirlo, parlando con il quotidiano finlandese Talouselämä, è Tommi Uitto, presidente della divisione reti mobili di Nokia. “Quando abbiamo chiesto se fosse vero che i produttori occidentali sarebbero stati esclusi dal loro mercato in nome della sicurezza nazionale, alcuni funzionari di alto rango ci hanno risposto verbalmente di sì. Si tratta di una dichiarazione piuttosto drastica”, ha precisato il manager.
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La posizione di Nokia ed Ericsson tra le due sponde del Pacifico
D’altra parte, sebbene al momento si tratti solo di voci – non esistono annunci ufficiali o documenti relativi a tali restrizioni commerciali – una mossa del genere rispecchierebbe il trattamento riservato ai fornitori cinesi Huawei e Zte in diversi mercati, in particolare negli Stati Uniti, ma anche nell’Unione europea, dove la Commissione ha esplicitamente sconsigliato di fare leva sulla tecnologia straniera per costruire infrastrutture critiche.
Un divieto di questo tipo non sarebbe ovviamente una buona notizia per player come Nokia ed Ericsson, ma c’è da dire che i fornitori europei non fanno comunque molti affari in Cina al giorno d’oggi: durante un intervento che ha preceduto l’inaugurazione ufficiale del nuovo centro di ricerca e sviluppo e dello stabilimento produttivo di Nokia a Oulu, in Finlandia, Uitto ha osservato che, insieme, le due società vantano solo una quota del 3% del mercato cinese delle apparecchiature per reti mobili.
E nemmeno l’entrata in vigore dei dazi trumpiani sembra mettere a serio rischio il conto economico dei due player: le conseguenze varieranno a seconda del vendor, naturalmente, ma secondo Leonard Lee di neXt Curve, produttori come Ericsson e Nokia, che hanno una solida presenza manifatturiera negli Stati Uniti, risentiranno meno di altri della guerra tariffaria.
Uitto: “L’Ue deve rispondere in modo analogo”
Divulgando l’indiscrezione, piuttosto, Uitto pare voler rivendicare lo status quo europeo, dove continuano a sussistere contratti con fornitori cinesi. Nonostante le raccomandazioni della Commissione Europea relative all’uso di tecnologie provenienti da “fornitori ad alto rischio”, Huawei e Zte operano ancora in diversi mercati.
Basti pensare al rinnovo della collaborazione in corso tra Huawei e Telefónica in Spagna, che tuttavia è costata alla società un contratto governativo. Se a Nokia ed Ericsson viene vietato di vendere i propri prodotti in Cina, è l’antifona di Uitto, allora sono sicuramente necessarie misure reciproche da parte dei legislatori europei
“L’Ue deve rispondere in modo analogo. Questo ci offre l’opportunità di sottrarre quote di mercato ai fornitori ad alto rischio in paesi che condividono la nostra posizione. Molti paesi non hanno vietato questi fornitori”, avrebbe detto il manager a Oulu, sempre secondo quanto riportato dal Talouselämä. “Non siamo attori politici e non vogliamo prendere posizione sulla politica, ma la Commissione dispone di un toolkit 5G in cui si raccomanda agli Stati membri di non utilizzare fornitori di apparecchiature ad alto rischio in alcune parti della rete, compreso il 5G. Ci sono Paesi europei che hanno attuato questa misura, vietando i fornitori ad alto rischio. E poi ci sono Paesi che non l’hanno fatto“.
Il ceo Hotard: “Servono anche regole sulla concorrenza meno stringenti”
Al campus di Oulu, Uitto ha parlato poco dopo il ceo di Nokia Justin Hotard, il quale ha rivelato di aver discusso la situazione in privato e a Bruxelles durante i suoi primi mesi in carica. “Non possiamo permettere l’accesso di fornitori ad alto rischio nelle nostre reti. Perché dovremmo consentirlo, soprattutto quando loro non ci permettono di operare nei loro mercati?”.
In secondo luogo, Hotard ha esortato la Commissione europea ad allentare le regole di concorrenza per consentire una maggiore innovazione, sottolineando le differenze di dimensioni tra i vari Paesi dell’Unione. “Alcuni mercati qui sono molto piccoli, in base alle dimensioni del paese e alla popolazione. Semplicemente non c’è una scala sufficiente per sostenere l’impiego di capitale, il capitale necessario per acquistare lo spettro e il capitale necessario per gestire una rete, e questo limita l’innovazione”.