In Italia, si sa, lo sport più amato è criticare tutto quel che è italiano. Anche quando – e si tratta di pochi casi, bisogna pur ammetterlo – parliamo di vere e proprie eccellenze. Come il Polo Strategico Nazionale (PSN) che, partito ad agosto 2022, costituisce oggi un unicum a livello europeo. Il programma ha infatti l’obiettivo di creare un ecosistema sovrano per il cloud computing, che permetta di abbracciare tecnologie in grado di mettere a disposizione soprattutto della PA servizi multicloud evoluti.
“Un cloud può dirsi sovrano solo se sussiste una condizione triplice: i dati, le operations e lo stack tecnologico devono essere tutti residenti all’interno del territorio nazionale. E il Polo Strategico Nazionale è l’unico progetto europeo che soddisfa al 100% questa condizione. Sono in molti, a dire la verità, che si fregiano di indossare quest’abito, ma solo noi lo facciamo davvero, ed è tra l’altro un abito sartoriale”.
A parlare è Elio Schiavo, Chief Enterprise and Innovative Solutions Officer di Tim, nonché presidente del Polo Strategico Nazionale. Schiavo è stato ospite questo pomeriggio dell’edizione 2025 di Telco per l’Italia, evento durante il quale ha risposto alle domande di Andrea Rangone, Full Professor Strategy&Marketing e Digital Business Innovation del Politecnico di Milano.
In un momento in cui gli scenari geopolitici risentono delle tensioni internazionali, secondo Schiavo un programma come il Polo Strategico Nazionale blinda il Paese rispetto alla possibilità di interferenze o colpi di testa da parte di soggetti stranieri strategicamente rilevanti. “Per come è costruito, il PSN è una piattaforma di servizi multi-cloud che si basa su capabilities interne e infrastrutture tecnologiche proprietarie, supportate da servizi infrastrutturali e professionali erogati dai soci gestori, garantendo una gestione end-to-end della sicurezza di tutte le tipologie di dati previste dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale: ordinari, critici, strategici e classificati. In questo modo è possibile preservare da forze esterne potenzialmente pericolose anche informazioni di valore”.
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La mission di Tim Enterprise: capitalizzare un’eredità ricca di asset strategici
Il lavoro per il Polo Strategico Nazionale è coerente con l’altra metà della vita professionale di Elio Schiavo, a capo come detto di Tim Enterprise, la divisione della telco che si occupa di supportare lo sviluppo digitale di imprese e pubbliche amministrazioni attraverso tecnologie e servizi evoluti.
“Io credo che tutti, lavorando, dovrebbero sentire il dovere di lasciare un posto migliore di come l’hanno trovato. Aiutare questo Paese a diventare un posto migliore, anche generando nuove opportunità di business, è la nostra priorità. È qui che nasce nostra visione”, ha detto Schiavo rispondendo ad Andrea Rangone, che gli aveva chiesto della mission aziendale di Tim Enteprise.
Più nello specifico, gli obiettivi del gruppo in termini macro-strategici sono tre: rendere la PA sempre più digitale, trasformare le città in smart city e virtualizzare il patrimonio artistico italiano, così da metterlo a disposizione anche delle persone che non possono raggiungerlo fisicamente.
“D’altra parte parliamo di un’azienda che non ha mai tradito la sua vocazione: portare agli italiani la tecnologia migliore. Ai tempi della mia giovinezza era il telefono in bachelite appeso al muro, oggi parliamo di intelligenza artificiale”.
Schiavo ammette che sono molti, ultimamente, a porsi in questo modo sul mercato. “Ma la nostra caratteristica distintiva discende da ragioni storiche e strutturali: noi copriamo l’intero territorio nazionale, e abbiamo sviluppato negli anni un rapporto privilegiato con tutti i soggetti che lo popolano, cosa non facilmente replicabile da altri operatori. Per questo pensiamo di poter essere un attore primario nella digitalizzazione del Paese, naturalmente insieme ai più importanti player che operano nel settore”.
Il tema della prossimità non si limita solo alla vicinanza culturale che Tim Enterprise ha sviluppato con imprese e pubbliche amministrazioni locali, ma attiene anche ai requisiti squisitamente tecnologici dei servizi digitali di nuova generazione. “In questo senso, latenza e ridondanza sono elementi fondamentali, e la distribuzione capillare dei nostri data center sul territorio nazionale costituisce un asset strategico”, ha aggiunto Schiavo. “D’altra parte, dei 530 MW presenti in Italia, 125 sono nostri. Per usare una metafora, la trasformazione digitale è un treno ad alta velocità, di cui ogni vagone è una dimensione tecnologica: intelligenza artificiale, cybersecurity, cloud computing e così via. Le rotaie per far correre questo treno le abbiamo noi, e sono l’infrastruttura di rete e l’infrastruttura di co-location. È un’eredità che ci arriva dal passato e siamo molto fortunati a ritrovarcela oggi”.
Tim Enterprise dispone attualmente di una rete di 16 data center – la più grande in Italia – dislocati su tutto il territorio nazionale, “ai quali andrà ad aggiungersi entro la fine del 2026 un nuovo impianto di ultima generazione in costruzione nei pressi di Roma”, ha detto Schiavo, precisando che si tratta di strutture “progettate e costruite secondo i più avanzati criteri di eco-sostenibilità, efficienza energetica, affidabilità, sicurezza”.
Gestire il cambiamento e immaginare un’Italia digitale
Naturalmente, perché il digitale riesca davvero a sprigionare tutto il suo potenziale, è fondamentale anche un netto cambiamento culturale. Ed Elio Schiavo, che prima di approdare in Tim Enterprise è stato general manager di Apple in America Latina, ne sa qualcosa. “Cosa significa lavorare sulle persone, favorendo il cambiamento di attitudine e promuovendo la cultura digitale? Rispondo come risponderebbe un americano: don’t ask an elephant to play a cheetah, ovvero non chiedere all’elefante di comportarsi come un giaguaro. Devi piuttosto capire di volta in volta quando puoi essere l’uno o l’altro”, ha detto Schiavo.
“Premesso ciò, sono rimasto impressionato dalle competenze trovate in azienda. Siamo poi consapevoli che ci sono aspetti che dobbiamo migliorare. Ecco perché quando lavoriamo a contatto coi partner cerchiamo di assorbire tutto quello che ci può essere utile per progredire. Ma è vero che serve un cambio di pelle, e questo penso possa avvenire più semplicemente attraverso operazioni di M&A”.
A prescindere dagli obiettivi di crescita e sviluppo, Elio Schiavo è convinto che per avere successo in questo ambito bisogna imparare ad abbracciare le tecnologie e lasciarsi trascinare da quella che non esita a definire “un’emozione, l’orgoglio di fare cose belle. E poi bisogna avere fame, sempre fame. L’Italia è un grande Paese”, ha chiosato Schiavo. “Siamo eccellenti problem solver, ma forse dovremmo cominciare a concentrarci di più su cose in grado di durare nel tempo. Dovremmo anzi disegnare da capo l’Italia che vorremmo, e cercare di darle vita”.