Ci vuole un comitato di esperti per dirimere la questione dei costi netti del servizio universale delle Tlc: lo ha deciso il Tar del Lazio con quattro identiche ordinanze, affidando l’incarico di formare un Ctu a tre docenti che saranno individuati dal Rettore dell’Università La Sapienza di Roma.
I tre professori dovranno scrutinare in maniera approfondita i profili di censura sui quali Tim, WindTre, Vodafone Italia e Fastweb hanno proposto ricorsi amministrativi per contestare la delibera dell’Agcom nel 2019 dal titolo “Servizio Universale in materia di servizi di comunicazione elettronica per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007: rinnovazione del procedimento inerente all’applicabilità del meccanismo di ripartizione e valutazione del costo netto”.
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Ricorsi delle telco sui costi del servizio universale, arriva il comitato tecnico
I giudici sono partiti dalla premessa che i giudizi in questione hanno ad oggetto l’impugnazione della delibera con la quale l’Autorità “ha rinnovato il procedimento volto alla quantificazione e ripartizione dei costi sostenuti (da Telecom Italia, Wind, Vodafone e Fastweb) per l’erogazione del servizio universale in materia di servizi di comunicazione elettronica per gli anni 2004-2007” al fine di conformarsi a precedenti sentenze con le quali il Tar e il Consiglio di Stato, con riferimento a queste annualità “avevano dichiarato illegittima l’applicazione retroattiva dei criteri di calcolo del costo netto stabiliti” da una precedente delibera.
Rilevando quindi che le aziende telefoniche hanno contestato alcune delle voci di costo approvate “tra cui quelle relative al valore residuo del capitale impiegato e ai costi di manutenzione correttiva on field”, il Tar ha ritenuto necessario “ricorrere al sapere tecnico del quale si è avvalsa l’Amministrazione per scrutinare approfonditamente i profili delle censure che presuppongono competenze economico-ingegneristiche”.
Ecco che allora è stato ritenuto dai giudici opportuno affidare l’incarico “ad un organismo di verificazione composto da tre docenti (uno di ingegneria delle Telecomunicazioni, uno di economia, specializzato in regolazione economica e contabilità, uno di ingegneria informatica nel settore delle reti o comunque docenti specializzati in materie affini a quelle indicate, purché professori universitari muniti delle competenze e della professionalità necessarie al fine di espletare il presente incarico peritale), individuati dal Rettore dell’Università La Sapienza di Roma.
Servizio universale nelle Tlc: il contesto
Il servizio universale nelle telecomunicazioni è un obbligo previsto dalla legge europea e italiana: assicura che tutti i cittadini, anche nelle zone più remote o meno redditizie per gli operatori, abbiano accesso a servizi telefonici di base (una linea fissa, numeri di emergenza, elenchi telefonici, ecc.) a prezzi accessibili. Nel periodo 2004–2007, Telecom Italia, ora Tim, era il gestore incaricato di garantire questo servizio.
Dato che offrire il servizio universale può comportare costi superiori ai ricavi, la legge prevede che questi “costi netti” possano essere ripartiti tra gli altri operatori (Wind, Vodafone, Fastweb, ecc.) — cioè che tutti contribuiscano in proporzione.
Agcom, nel 2019, ha approvato una delibera per “rifare i conti” dei costi netti del servizio universale per gli anni 2004–2007. Questo perché in passato il Tar e il Consiglio di Stato avevano già annullato alcune decisioni precedenti di Agcom, giudicando il metodo di calcolo illegittimo (in particolare, perché applicato “retroattivamente”, cioè con criteri introdotti dopo quegli anni).
I ricorsi delle telco
Gli operatori (Telecom, WindTre, Vodafone e Fastweb) non sono stati d’accordo neanche con questa “nuova versione” della delibera del 2019 e hanno fatto ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che alcune voci di costo approvate da Agcom non sono corrette o giustificate.
Tra queste: i costi di manutenzione correttiva “on field” (cioè gli interventi di riparazione sul territorio); il valore residuo del capitale impiegato (cioè il valore delle infrastrutture usate per il servizio).
Il Ctu per dirimere la questione: prossima tappa nel 2026
Il Tar del Lazio ha riconosciuto che le questioni tecniche in gioco (come la valutazione economico-ingegneristica dei costi delle reti) richiedono competenze specialistiche.
Per questo ha deciso di nominare tre docenti universitari (uno di telecomunicazioni, uno di economia e uno di ingegneria informatica) come “verificatori tecnici” (Ctu) incaricati di esaminare a fondo i calcoli e le contestazioni.
Il loro compito sarà di verificare se i costi calcolati da Agcom sono corretti e coerenti con la normativa e con i criteri tecnici del settore.
Gli esperti dovranno preparare una relazione tecnica di verifica.
Le nuove udienze pubbliche davanti al Tar del Lazio sono fissate per il 15 luglio 2026, quando i giudici valuteranno le conclusioni tecniche e decideranno chi ha ragione.