In Italia la banda ultralarga c’è, ma non basta. La distanza tra aree altamente connesse e territori ancora in ritardo continua a frenare la crescita del Paese. È qui che, secondo Alessandro Talotta, executive president del MIX – il principale Internet Exchange italiano, dove ogni giorno si incrociano i dati di oltre 400 reti – si gioca la vera partita della competitività. “La sfida non è solo costruire infrastrutture, ma farle funzionare meglio, portando l’interconnessione e i contenuti più vicini possibile agli utenti”, spiega Talotta, che indica quattro priorità: infrastrutture distribuite, capacità edge, collaborazione pubblico-privato e un grande sforzo di alfabetizzazione digitale. Un percorso in cui MIX sta già investendo, ampliando la propria presenza territoriale e attivando nuovi nodi regionali come quello di Bologna, dove caching e peering locale migliorano prestazioni e costi anche nelle aree meno servite.
L’Italia mostra ancora una forte differenza tra aree ad alta maturità digitale e zone più in divide. Quali strategie ritiene fondamentali per accelerare lo sviluppo digitale del Paese in modo omogeneo e che ruolo può giocare il MIX in questo processo?
MIX è un Internet Exchange Point: offre servizi di interconnessione che aiutano lo sviluppo del traffico dati in Italia. È la piattaforma leader del mercato nazionale e collega oltre 400 reti, che ogni giorno scambiano abbastanza traffico da gestire più di 140.000 streaming video 4K in contemporanea. La nostra missione è diffondere la cultura di Internet e sostenere la crescita dei piccoli operatori, così da creare un ecosistema digitale più forte e accessibile.Anche se quasi tutta la popolazione usa Internet, l’adozione della fibra ottica nelle case e nelle aziende è ancora bassa rispetto alle infrastrutture disponibili. Questo significa che molti utenti sono già soddisfatti delle prestazioni attuali oppure considerano costosa o non indispensabile la migrazione alle nuove tecnologie. Per questo motivo lo Stato deve accelerare l’uso della fibra ottica, digitalizzare più rapidamente i servizi e offrire strumenti semplici e accessibili ai cittadini
In che modo?
La strategia, secondo noi, deve basarsi su quattro punti:
1. Infrastrutture distribuite e interoperabili
2. Capacità locali/edge per ridurre latenza e costi
3. Incentivi mirati e collaborazione pubblico-privato
4. Maggiore alfabetizzazione digitale per cittadini e imprese
In pratica, non basta portare fibra al cabinet o all’edificio: servono punti di interscambio e sistemi di caching distribuiti e collegati ai provider di contenuti, così da trattenere il traffico vicino agli utenti e migliorare prestazioni e costi nelle aree meno servite. MIX sta già contribuendo a questo sviluppo. Oltre alla sede storica di Milano, stiamo ampliando la presenza a livello territoriale con nodi di peering regionali che rendono più facile e conveniente l’interconnessione per imprese e cittadini.
Un esempio concreto?
L’installazione di sistemi di caching presso MIX Bologna, in collaborazione con i nostri partner, che avvicinano i contenuti agli utenti e migliorano la qualità dell’esperienza digitale. Queste iniziative aiutano a diffondere i benefici della connettività in modo più uniforme su tutto il territorio.
Quali sono gli ostacoli principali — sia infrastrutturali, sia culturali — all’adozione massiva della fibra ottica e dei servizi digitali avanzati?
Sul fronte infrastrutturale: l’intervento statale e i bandi Pnrr/Infratel sono necessari per colmare il gap; la pianificazione e la mappatura delle reti restano attività critiche soprattutto sul fronte dei permessi e il ritorno degli investimenti deve essere soddisfacente. La riduzione dei tempi e la semplificazione delle autorizzazioni renderebbe il sistema più efficiente e gli operatori potrebbero sviluppare l’infrastruttura con maggiore efficacia. Sul fronte culturale e di mercato: esistono barriere di domanda (scarsa alfabetizzazione digitale in parte della popolazione e nelle pmi), resistenza al cambiamento organizzativo e modelli di business che ancora non sfruttano appieno i servizi cloud/edge. Inoltre, la percezione dei costi di accesso e la mancanza di offerte commerciali semplici per le pmi rallentano l’adozione. Per superare questi ostacoli servono strumenti combinati: programmi di formazione locale, incentivi alle sperimentazioni di servizio (smart city, sanità territoriale, manifattura avanzata, adozione AI in agricoltura), e infrastrutture di interconnessione che riducano i costi di transito e favoriscano l’ingresso di Cdn, cloud e operatori locali. Il ruolo di MIX è facilitare proprio questo ecosistema: abbassare il costo dell’interconnessione, ospitare cache e on-ramps verso cloud/edge e mettere in contatto operatori nazionali e locali.
Un tema caldo è quella sovranità tecnologica e della necessità di regolamentazione europea: come collabora il MIX con istituzioni nazionali ed europee e quali iniziative concrete sono in corso?
Il MIX collabora con istituzioni nazionali ed europee partecipando a tavoli tecnici e gruppi di lavoro sulla sicurezza delle reti, sull’interconnessione e sulla neutralità dell’Internet exchange. Siamo coinvolti in iniziative che riguardano la resilienza delle infrastrutture critiche, la standardizzazione delle pratiche di peering e la promozione di modelli di interconnessione aperti e interoperabili.
Che ruolo gioca, invece, il MIX nell’integrazione di AI agentica, 5G, edge e spatial computing?
Nei prossimi 3–5 anni il MIX avrà un ruolo chiave nell’integrazione di tecnologie come AI agentica, 5G, edge computing e spatial computing. L’obiettivo sarà rendere l’interconnessione più vicina all’utente finale, ridurre latenza e costi e creare un ambiente dove applicazioni avanzate possano funzionare in modo efficiente e sicuro. MIX abiliterà questo ecosistema ospitando nodi edge, cache intelligenti e collegamenti diretti verso provider cloud e AI.
L’Europa a inizio 2026 varerà il Digital Networks Act: quale posizione del MIX rispetto allo stessto DNA? E invece rispetto al delicat tema della concorrenza e della sostenibilità degli investimenti infrastrutturali?
Il MIX segue con interesse l’evoluzione del Digital Networks Act, riconoscendone l’obiettivo di creare un quadro europeo più coordinato per lo sviluppo delle infrastrutture digitali. In questo contesto, riteniamo importante che il DNA contribuisca a favorire investimenti sostenibili, a garantire condizioni di mercato stabili e a promuovere un approccio interoperabile tra gli operatori. Per quanto riguarda concorrenza, economie di scala e sostenibilità degli investimenti, valutiamo positivamente l’intento del legislatore europeo di individuare modelli che rendano più efficiente la realizzazione e la gestione delle reti, pur mantenendo un ecosistema diversificato e aperto. È essenziale che le nuove regole assicurino un equilibrio tra esigenze industriali, innovazione e tutela della pluralità degli attori. Il MIX, come Internet Exchange neutrale, continuerà a fornire contributi tecnici nei contesti appropriati e a collaborare con istituzioni e operatori affinché le soluzioni individuate favoriscano una crescita ordinata del settore, senza alterare i principi di apertura e interoperabilità che caratterizzano l’ecosistema Internet.


