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Telefonia mobile, sorpresa Italia: la fiducia al primo posto



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Il prezzo delle offerte variabile secondaria nella scelta dell’operatore. Il 70% dei consumatori disposto a pagare di più a fronte di piani “blindati”. È quanto emerge da un sondaggio Swg che evidenzia un aumento del malcontento: troppa confusione ed extra costi non calcolati

Pubblicato il 5 nov 2024



prima

Fiducia, correttezza e trasparenza: sono queste le priorità nella scelta dell’operatore mobile per il 29,2% degli italiani. Al secondo posto, con il 26,8% delle preferenze l’affidabilità dell’operatore intesa come esperienza di mercato. Il prezzo delle offerte non è più dunque il parametro numero uno: e se il 22,1% dichiara di confrontare spesso le offerte dei gestori e di cambiare operatore in caso di un’offerta più conveniente al proprio caso, scende al 15,6% la fetta di coloro che si fida dell’operatore che applica il prezzo migliore. Questa la fotografia scattata da Swg in un sondaggio votato a valutare l’opinione pubblica relativamente allo status del mercato della telefonia mobile in Italia ma soprattutto ad analizzare i fattori di scelta dell’operatore da parte dei consumatori (2.311 le interviste realizzate nel periodo 25 settembre-10 ottobre).

Gli italiani disposti a pagare di più a fronte di certezze e qualità dei servizi

Tornando alla questione del prezzo dalla survey emerge un’altra importante novità: il 70% dei consumatori – e in maniera trasversale per tutte le fasce di età – ha dichiarato di essere disposto a pagare un prezzo più alto pur di avere la certezza di non subire le rimodulazioni delle tariffe e quindi anche di non trovarsi di fronte a vincoli di durata delle offerte al temine dei quali vengono rimodulati i prezzi. E oltre il 40% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più a fronte di un miglioramento del servizio, segno che la qualità assume un peso sempre più rilevante nelle scelte. “Oltre ad interventi di sviluppo volti a favorire l’ammodernamento delle infrastrutture, l’ampliamento della copertura di rete e il miglioramento del servizio per il quale oltre il 40% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più – evidenzia il sondaggio – oltre il 20% indica quale priorità di sviluppo dell’industria italiana delle telecomunicazioni, una maggiore regolamentazione della competizione tra operatori e una più stretta supervisione del rispetto dei diritti dei consumatori”.

La fiducia in bilico, la rimodulazione dei prezzi fattore critico

Riguardo alla percezione sulla competizione di mercato gli italiani appaiono divisi: se per 4 su 10 il crescente numero di operatori ha favorito un generale miglioramento del servizio, per 6 su 10 la competizione sui prezzi non solo non ha generato alcun ritorno positivo ma addirittura ha peggiorato la situazione. E la fiducia nelle telco inizia più che a traballare: quasi 6 italiani su 10 dichiarano di fare fatica a orientarsi a causa proprio della frammentazione delle offerte e della scarsa chiarezza. Per oltre 6 italiani su 10 le offerte sono solo all’apparenza convenienti, ma alla fine si trova sempre un modo per farli pagare di più.

“A fronte di prezzi bassi i consumatori italiani a volte devono fare i conti con contratti che includono pratiche meno trasparenti, come aumenti tariffari automatici o vincoli a lungo termine per i pacchetti promozionali – si legge nel report-. In altre nazioni europee, regolamentazioni più rigide sulle pratiche commerciali hanno portato a una maggiore trasparenza per gli utenti”.

L’effetto boomerang delle offerte “dedicate”

E il 52% di chi ha sottoscritto offerte dedicate a chi arriva da determinati operatori (pari al 30% degli intervistati) ha dichiarato di essersi ritrovato a subire rimodulazioni di prezzo o a sostenere extra-costi non previsti inizialmente. Una situazione che per 3 consumatori su 4 dovrebbe essere oggetto di un intervento dello Stato per mettere fine al fenomeno. “La pratica delle cosiddette offerte riservate – si legge ancora nelle evidenze del sondaggio – viene vissuta come una sorta di “premio” per chi si muove sul mercato piuttosto che per chi resta fedele e viene vista dai più come una mera strategia di marketing che sottende una manipolazione e una pressione indebita sui consumatori”.


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