IL CASO

TIM, la Cassazione chiude il contenzioso sul canone ’98: in arrivo oltre un miliardo



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Dopo più di vent’anni di battaglia giudiziaria arriva la parola fine sul contributo concessorio versato alla fine degli anni Novanta. La sentenza rafforza la flessibilità finanziaria del gruppo e fa da sfondo a una serie di scelte strategiche sul capitale. Il Cda propone la conversione in ordinarie delle azioni risparmio

Pubblicato il 22 dic 2025



TIM canone 1998 Cassazione

La Corte di Cassazione ha definitivamente chiuso la controversia tra TIM e lo Stato italiano relativa al canone di concessione del 1998. Rigettando il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, i giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello di Roma dell’aprile 2024, rendendo definitiva la restituzione delle somme versate.

Il rimborso complessivo ammonta a “di poco superiore a 1 miliardo di euro”, si legge in una nota dell’operatore, includendo rivalutazione e interessi maturati su un importo originario che superava i 500 milioni. Un esito che consente a TIM di archiviare uno dei contenziosi più lunghi della sua storia e di rafforzare il profilo finanziario in una fase cruciale di riassetto societario.

La vicenda del canone ’98 in breve

La disputa affonda le radici nella fase immediatamente successiva alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni. Nel 1998 a Telecom Italia viene richiesto il pagamento del canone concessorio, nonostante l’introduzione, con la normativa successiva, di un contributo obbligatorio calcolato sul fatturato che avrebbe dovuto sostituire un meccanismo ormai considerato superato.

Da qui prende avvio un lungo percorso giudiziario, tra ricorsi al Tar, pronunce del Consiglio di Stato e un passaggio decisivo davanti alla Corte di Giustizia europea, che già nel 2008 si era espressa sul carattere “non dovuto” del canone. Dopo ulteriori gradi di giudizio, la Corte d’Appello di Roma nel 2024 riconosce la restituzione delle somme, decisione ora resa definitiva dalla Cassazione, che quantifica l’importo in oltre un miliardo tra capitale, rivalutazione e interessi.

La lettura degli analisti di Intermonte

Nel commento diffuso il 22 dicembre, gli analisti di Intermonte sottolineano come l’incasso da oltre un miliardo fosse già in larga parte incorporato nelle valutazioni, seppur con un margine di incertezza sui tempi. Secondo gli analisti, il flusso di cassa legato alla sentenza contribuisce a riportare la capogruppo in utile e rappresenta un elemento chiave per il ritorno alla remunerazione degli azionisti.

La decisione della Cassazione viene letta insieme alle altre mosse annunciate dal cda, in un disegno complessivo che Intermonte definisce “timely and market-friendly”. La combinazione tra incasso del contenzioso e operazioni sul capitale consente, secondo Intermonte, di semplificare la struttura azionaria, ridurre i costi di governance e aumentare significativamente la liquidità del titolo, con effetti positivi anche in termini di attrattività sui mercati.

La conversione delle azioni di risparmio

Nel solco di questa maggiore solidità finanziaria si inserisce la decisione del consiglio di amministrazione di TIM di sottoporre all’assemblea una proposta di conversione delle azioni di risparmio in azioni ordinarie, accompagnata da una riduzione volontaria del capitale sociale. L’operazione, spiega la società, è finalizzata a razionalizzare la struttura del capitale, semplificando l’assetto proprietario e creando le condizioni per incrementare la liquidità e ampliare il flottante .

Il meccanismo prevede una conversione facoltativa e una obbligatoria, entrambe basate su un rapporto di 1 azione ordinaria per ciascuna azione di risparmio, con un conguaglio in denaro pari rispettivamente a 0,12 euro e 0,04 euro per azione. Una soluzione che riprende un progetto discusso in passato ma che oggi trova un contesto profondamente diverso, sia per la composizione dell’azionariato sia per la disponibilità di risorse.

Davide Leone: “accordo conveniente”

È su questa operazione che interviene Davide Leone, principale azionista delle azioni di risparmio con circa il 12% del capitale. Commentando la proposta di conversione, Leone afferma: “Riconosciamo che Tim ha dimostrato un approccio favorevole al mercato nella conversione delle azioni di risparmio”, aggiungendo che “i termini proposti della conversione sembrano offrire un accordo conveniente sia agli azionisti ordinari sia a quelli di risparmio. Alla luce di ciò, ci aspettiamo che l’operazione abbia successo” .

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