TLC DALLO SPAZIO. Berretta: “Così sconfiggo il digital divide”

Il presidente di Eutelsat: Kasat, un satellite rivoluzionario per Internet

Pubblicato il 24 Gen 2011

Il lancio da Bajkonur è riuscito perfettamente e l’avvio dei
servizi del nuovo satellite Kasat di Eutelsat è atteso per maggio.
Si tratta del primo satellite al mondo studiato appositamente per
portare Internet nelle zone di digital divide. “Una sfida
tecnologica molto impegnativa che ha visto l’Europa arrivare
prima persino degli Stati Uniti, dove Viasat lancerà un satellite
simile solto a fine anno”, osserva Giuliano Berretta, presidente
di Eutelsat, l’uomo che più di tutti si è battuto per la
realizzazione del Kasat.
Lo ha definito “rivoluzionario”.
Perché aprirà un nuovo capitolo nella storia delle tlc
satellitari. Perché è stato progettato per portare Internet a
tutti a prezzi competitivi e perché utilizza una frequenza
abbastanza inesplorata come la banda Ka fra i 20 e i 30 Ghz, quando
quasi tutte le applicazioni sono in banda Ku (11-14Ghz) o C (5Ghz)
. Con la banda Ka i satelliti si aprono alle alte frequenze.
Che importanza ha?
Fondamentale. La saturazione delle frequenze è un problema
presente anche nello spazio. Non tanto per ragioni di ingombro
fisico -quanto per le interferenze di trasmissione. Le antenne
riceventi, si fanno sempre più piccole. Di conseguenza, dallo
spazio si deve trasmettere con potenza sempre maggiore. Per evitare
interferenze, si deve operare su fasci di trasmissione più
ristretti e forzare il riuso delle frequenze. Oppure andare in
bande nuove come la Ka.
Che è quel che avete fatto.
Abbiamo utilizzato tutti gli accorgimenti per aumentare la nostra
capacità in orbita: da nuove bande come la Ka al riuso delle
frequenze con fasci molto stretti di trasmissione: appena 250 km di
diametro. Così aumentiamo il guadagno di antenna a bordo e la
potenza di trasmissione a terra. Ma possiamo anche servire aree
mirate, rendendo profittevoli servizi one-to-one come Internet,
sinora erano poco interessanti vista la vocazione broacasting del
satellite. Una scelta innovativa.
E soprattutto coraggiosa: Eutelsat è stato il primo operatore ad
adottare una soluzione così drastica nell’affrontare il problema
della saturazione delle frequenze e della fornitura di servizi
Internet. Ma vorrei sottolineare che Kasat è frutto di una
visione, di studi e di decisioni non di oggi: ci vogliono tre anni
per costruire un satellite che ne rimarrà in orbita altri 15: alla
base c’è una vision di durata ventennale.
Innovatori o temerari?
Innovatori. In futuro tutti gli operatori satellitari andranno su
frequenze più alte e coperture più piccole: è la strada
obbligata per poter fornire capacità sempre maggiore e crescere in
modo organico. Frequenze nuove significheranno anche nuovi servizi,
come sta proponendo Eutelsat.
Perché non avete fatto un satellite con spot piccoli in
banda KU?

Non esistono sufficienti frequenze disponibili per un progetto del
genere. Avremmo dovuto realizzare un sistema più limitato e dunque
meno economico, senza sufficienti economie di scala.
Le alte frequenze sono più vulnerabili agli ostacoli
atmosferici e fisici.

È vero, ma esistono accorgimenti che consentono di diminuire
sensibilmente l’impatto delle condizioni atmosferiche negative.
Ed hanno due vantaggi che compensano i limiti da lei citati: a
parità di dimensione di antenna, la banda Ka offre fasci più
potenti e più piccoli, ideali per servizi one-to-one come
Internet. e ci dà la possibilità di offrire soluzioni
broadcasting mirate a specifici Paesi o aree regionali, venendo
così incontro alla struttura dei copyright, quasi sempre allocati
su base nazionale. È uno spreco “annaffiare” tutta Europa se
voglio bagnare solo le piante del mio giardino.
Internet via satellite resta caro.
Leggenda. Costerà come l’Adsl terrestre di pari qualità. Si
racconta che il satellite è inefficiente per Internet. Era vero
quando avevamo coperture larghe. Non è più vero con coperture
strette come quelle di KaSat: Eutelsat ha aperto una strada.
Non mancano i detrattori.
Il complesso della volpe e l’uva non l’ho scoperto io. So bene
che c’è chi dice che la copertura stretta non serve, che non
c’è mercato, che è uno spreco. Ricordo cosa mi dicevano quando
abbiamo lanciato la tv satellitare in Italia:” C’è così tanta
tv terrestre, che il satellite non sfonderà mai da voi”. Si è
visto come è andata a finire: oggi quasi il 20% del giro
d’affari di Eutelsat viene dall’Italia con una quota ancora
maggiore dei profitti, visto che offriamo servizi pregiati. Sono
convinto di avere scelto la strada giusta anche con
l’Internet.
Il satellite torna al passato: era nato proprio per fare
telefonate punto-punto a lunga distanza.

Non siamo anacronistici. Piuttosto è evoluta la tecnologia
satellitare. Con bande come la Ka possiamo fare beam profittevoli
di 250 km. Kasat, che con le sue 6,2 tonnellate è il più grande
satellite mai ordinato da Eutelsat, offre una enorme capacità
punto-punto: oltre il doppio di quella dell’intera flotta dei 27
satelliti Eutelsat. Siamo in grado di “sparare” sino a 73
gigabit/s. La concentrazione della potenza ci consente di aumentare
il bit-rate sino a 10 megabit/s in download, salendo sino a
40megabit/s per applicazioni professionali. Ma abbiamo molta
flessibilità: possiamo ridurre la velocità con prezzi più
contenuti. Il nostro mercato è nelle zone di digital divide, più
numerose di quanto normalmente si pensa.
Quanti utenti potete servire?
Sino a 2 milioni, anche se già con 700.000 utenti raggiungeremo il
break-even. Puntiamo a ricavare 100 milioni di euro di fatturato
l’anno dopo tre anni dall’avvio del servizio. La vita operativa
è prevista in 15 anni con un costo complessivo di 350 milioni, 100
milioni in più di un satellite normale.
Non teme la concorrenza di fibre ottiche e
Adsl?

Le fibre ottiche sono un mito. Oggi la copertura europea in fibra
è inferiore all’1% e la Svezia, che è leader, ha il 7%. Ma
anche l’Adsl ci metterà parecchi anni a raggiungere le località
isolate, se mai arriverà ovunque. Invece, KaSat porterà
dappertutto e subito l’Internet ad alta velocità. E coprirà il
gap digitale di cittadini e imprese con un investimento pagato non
dalla comunità, ma da un’azienda privata come Eutelsat. Possiamo
dare 10 megabit/s a tutti, ovunque si trovino, anche in cima al
Monte Bianco. C’è una ubiquità della copertura satellitare che
le altre tecnologie non hanno.
Chiusura del digital divide senza aiuto
pubblico?

L’investimento infrastrutturale lo abbiamo già fatto noi. La
politica può aiutare agevolando l’acquisto di modem e parabole.
Si potrebbero, ad esempio, utilizzare a questo scopo i fondi
europei contro il digital divide. A regime, un terminale di
sat-Internet costerà fra i 150 e i 200 euro. Sovvenzionarne
l’acquisto, oltre a diffondere Internet a larga banda dove non
c’è, creerà professionalità e lavoro dando una prospettiva in
più ai tecnici che hanno installato le antenne Sky e poi quelle
del digitale terrestre.

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