Sono dieci milioni le sim con un abbonamento a servizi a valore aggiunto derivanti da navigazione mobile e il 4% ha generato un reclamo che contesta l’attivazione. Sono quindi almeno 400mila gli italiani che nell’ultimo anno hanno subito una truffa di questo tipo, a quanto dichiarato da Antonio Preto, commissario Agcom, in una intervista a Repubblica. L’Autorità ha in corso una consultazione pubblica su una delibera che mira a risolvere il problema alla radice.
L’oggetto del contendere sono abbonamenti a giochi, suonerie, contenuti erotici che si attivano quando l’utente naviga, attraverso banner ad hoc disseminati per le pagine web. A volte il clic di attivazione è carpito con l’inganno, all’utente. E ci sono persino banner che, con un codice simile a quello dei virus, riesce a generare clic automatici. Senza che l’utente faccia niente.
Secondo dati degli Osservatori del Politecnico di Milano, è un mercato che nel 2014 valeva 800 milioni di euro, in crescita del 30% sul 2013.
“Non è certo che siano tutti addebiti illeciti”, dice Preto, “ma l’alto tasso di reclami è comunque di un dato rilevante e che trova conferma nelle denunce che i cittadini fanno all’Agcom: nello scorso anno, le segnalazioni su questo fenomeno sono state il 34% di tutte quelle che hanno riguardato la telefonia mobile”.
L’Autorità ha fatto multe per 5 milioni di euro, finora, ma la delibera mette sul tavolo misure più radicali. In particolare, chiede agli operatori di far partire l’addebito di questi servizi solo se l’utente ha inserito il proprio numero di telefono. Si evita così di dare a un clic- che può essere anche fasullo, a quanto pare- il valore di un consenso all’attivazione.
Sulla spinta di Agcom, inoltre, gli operatori stanno attivando canali più diretti per rimborsare gli utenti che ne fanno richiesta.
Resta da vedere se le misure pensate dall’Autorità si riveleranno abbastanza efficaci per contrastare un fenomeno che ha il sapore di cybercrime. Pare infatti che la causa principale delle truffe siano aziende dette “publisher”, extra europee, che per conto delle agenzie pubblicitarie mettono banner contenenti codici malevoli, in grado di generare clic fasulli (all’insaputa degli operatori e dei siti su cui i banner appaiono). Non è detto insomma che “fatta la norma, trovato l’inganno” e i publisher, con un altro trucco tecnologico, non riescano a carpire anche il numero dell’utente.
Per di più, a quanto risulta al CorCom, alcuni operatori telefonici non sono favorevoli alla misura proposta da Agcom, ritenendola un ostacolo a ogni tipo di acquisto via smartphone con credito telefonico (anche di app e contenuti vari).