Donald Trump, inutile dirlo, è già sulla bocca di tutti: non passa giorno senza che la sua immagine e le sue dichiarazioni facciano il giro del mondo. Ma chi pensa che oltre questa vera e propria bulimia comunicativa non si possa andare si sbaglia di grosso: la Trump Organization ha infatti lanciato uno smartphone e un servizio di telefonia mobile a marchio proprio, denominato senza troppa fantasia Trump Mobile. Si tratta dell’ennesimo tentativo di aumentare la polarizzazione di un mercato consumer già profondamente segnato da tratti identitari. Nello specifico, Trump Mobile punta ad attrarre i consumatori conservatori con un servizio wireless che si propone come alternativa ai principali operatori di telecomunicazioni.
Parliamo però – come spesso accade con Trump – di un’operazione dai contorni ancora poco chiari: molti dettagli chiave sull’iniziativa, inclusi quelli relativi al socio della famiglia nell’azienda e ai termini finanziari del loro accordo di licenza, non sono stati resi noti.
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L’offerta hardware: lo smartphone T1
La proposition si struttura, come accennato, con una componente hardware e una di servizio. Il dispositivo presentato da Trump Mobile si chiama T1, ed è uno smartphone color oro costruito su sistema operativo Android 15, venduto a un prezzo che parte da 499 dollari e.
In un’intervista a Mornings with Maria su Fox Business Network, Eric Trump, vicepresidente senior della Trump Organization, ha dichiarato che il telefono è stato prodotto negli Stati Uniti, in ossequio quindi ai dettami Maga.
Non è però chiaro chiaro quale sia l’azienda incaricata di produrre il telefono, che include una fotocamera principale da 50 megapixel, 256 gigabyte di memoria interna, uno schermo Amoled da 6.8 pollici e una batteria da 5.000 mAh. Si sa invece che il device sarà disponibile a settembre ed è aperto ai preordini su un nuovo sito web, lanciato ieri. Per acquistare lo smartphone sarà necessario versare un acconto di 100 dollari.
Il piano tariffario di Trump Mobile
Il servizio sarà invece disponibile con un abbonamento di 47,45 dollari al mese. Anche qui, ogni cifra ha un preciso significato: Trump, infatti, è stato il 45° Presidente durante il suo precedente mandato e ora ricopre il ruolo di 47° Presidente. Il piano tariffario includerà chiamate e messaggi illimitati con copertura in tutto il Paese e chiamate internazionali verso 100 località. La nuova iniziativa mobile includerà call center con sede negli Stati Uniti e opererà utilizzando le reti dei tre principali operatori di telefonia mobile statunitensi.
Chi c’è dietro l’operazione
Lo smartphone T1 utilizza il nome “Trump” in base a una licenza di marchio, simile ad altre iniziative che sfruttano il brand del tycoon in cui il marchio è concesso in licenza a terzi. Ciò significa che la Trump Organization non è coinvolta nella progettazione del telefono, nella sua produzione o nella fornitura del servizio cellulare. Secondo Reuters, Dttm Operations, l’ente che gestisce i marchi del Presidente Trump, ha presentato domanda per utilizzare il suo nome e il termine “T1” per servizi relativi alle telecomunicazioni.
Un (ennesimo) conflitto di interessi: il commento di Intermonte
L’operazione ha già fatto sollevare più di un sopracciglio: commentatori e analisti hanno osservato che il lancio di Trump Mobile, con tutto ciò che implica la gestione di una rete Tlc, costituisce un nuovo caso di conflitto di interessi per l’imprenditore–presidente. Trump naturalmente si giustifica sottolineando che la Trump Organization (che gestisce tra le altre cose il social media Truth e la società di criptovalute World Liberty Financial) non è amministrata direttamente da lui, ma dai suoi figli.
Ma la banca di investimento Intermonte non ha dubbi: “L’ingresso della Trump Organization nelle telecomunicazioni solleva dubbi concreti sul conflitto di interessi, considerando che Donald Trump è presidente in carica e che l’autorità regolatoria Fcc è guidata da figure a lui vicine. Pur essendo formalmente gestita dai figli”, sottolineano gli analisti dell’istituto finanziario, “l’iniziativa potrebbe diventare un canale diretto per influenzare l’elettorato attraverso la comunicazione mobile. Il progetto punta sulla forte fidelizzazione della base repubblicana e riflette una chiara consapevolezza del ruolo centrale dello smartphone nelle campagne politiche e pubblicitarie. Al momento”, chiosa Intermonte, “Verizon e AT&T appaiono solo marginalmente coinvolte, e l’impatto effettivo sul mercato rimane da valutare”.