L’INTERVENTO

Un nuovo “Patto per lo sviluppo” che riconnetta Università, Impresa e PA



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A Torino, nel convegno Restart “Tech-Transfer: la leva delle TLC e del digitale per la svolta delle PMI” le idee per una nuova sinergia negli ambienti produttivi e di ricerca per il rilancio del Paese.

Pubblicato il 22 ott 2025



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Il nostro Paese, da sempre ammirato per le eccellenze riconosciute in tanti settori industriali, sta concretamente vivendo un rallentamento di questa sua attitudine in atto già da diversi anni. Lo certifica, ad esempio, il 28° posto raggiunto nella classifica del Global Innovation Index 2025, che pur confermando una nostra presenza nei primi trenta Paesi più avanzati al mondo, ci colloca inesorabilmente al livello più basso di essi. O anche l’edizione 2025 dell’European Innovation Scoreboard che, in un contesto di vivace rimescolamento dei ruoli delle nazioni europee le quali, quasi tutte, dal 2018, hanno migliorato le loro performance con incrementi anche di 30 punti – con la Svezia chetorna al primo posto tra gli Innovation Leaders, superando la Danimarca, e L’Irlanda cheguida il gruppo degli Strong Innovators, mentre la Croaziaavanza tra i Moderate Innovators, con un aumento del 19,4% dal 2018 – vede purtroppo l’Italia, nel 2025, confermata tra i Moderate Innovators, con una performance pari al 93,0% della media UE che ci pone appena al 14° posto tra gli Stati membri dell’Unione.

Questi dati fotografano una situazione che non deve lasciare indifferenti. La nostra nazione possiede, chiaramente, punti di forza importanti, nelle infrastrutture digitali, nella sofisticazione del mercato, nell’industria e nella qualità di primo livello delle nostre Università, che sfornano giovani di grande preparazione, ma poi tutto si diluisce e tende a perdersi per le evidenti debolezze negli investimenti in ricerca e sviluppo e soprattutto nella difficoltà di supportare la crescita industriale di startup innovative.

È, quindi, assolutamente necessario recuperare terreno specialmente in una industria, quella delle TLC, che oggi è in difficoltà non solo in Italia, ma nella quale si potrebbero cogliere importanti segnali di ripresa. Oggi scontiamo un gap importante nell’integrare la spinta intellettuale e di preparazione che arriva dalle nostre Università, dove c’è tanta ricchezza in termini di ricerca, di risultati e anche di brevetti, per un patrimonio che forse non siamo più in grado di trasportare in modo adeguato, anche solo in parte, nel mondo dell’Impresa e delle piccole e medie imprese.

Eppure quello delle PMI è un settore fondamentale per la crescita del Paese. Storicamente, infatti, esse sono l’ossatura della nostra industria ed oggi, nelle economie più avanzate, è proprio da loro, dalle piccole aziende, dalle start-up, che parte e si diffonde il processo d’innovazione.

In questo contesto assumono grande rilevanza giornate come quella che la Fondazione Restart ha organizzato a Torino, in collaborazione con ANFoV e il Quadrato della Radio, lo scorso 10 ottobre, intitolata “Tech-Transfer: la leva delle TLC e del digitale per la svolta delle PMI”, nella quale sono stati dibattuti temi fondamentali nel contesto del programma RESTART, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del NextGenerationEU-PNRR, e considerato come uno tra i “più importanti programmi di ricerca e sviluppo pubblico in Italia nel settore delle Telecomunicazioni”.

Una giornata di approfondimento articolata con un focus particolare sulla Missione 3 “Innovazione e Trasferimento Tecnologico” che ha concretamente messo sul tavolo, grazie alla presenza di più di ottanta rappresentanti selezionati con cura tra CEO, professionisti dell’innovazione, esponenti del settore pubblico, rappresentanti di aziende piccole o medie e start up, quella che potrebbe essere una nuova idea di collaborazione e coordinamento tra Università, Imprese e anche Pubblica Amministrazione. Una sinergia per creare consapevolezza delle nuove opportunità offerte da componenti e sistemi tecnologici innovativi. Una sorta di nuovo patto per la crescita, che deve armonizzare le grandi ricchezze tecnologiche e innovative che molto, troppo spesso, possediamo e creiamo, ma che poi vanno a fare le fortune di altre realtà industriali.

Questa giornata ha fornito contributi, indirizzi operativi e proposte su come, anche nel nostro Paese, si possa alimentare e potenziare il trasferimento di idee, di brevetti, dal mondo dell’Università e della ricerca a quello delle imprese, per aiutarci a ridurre un gap d’innovazione che dobbiamo invertire e che oggi separa in modo sostanziale l’Italia e l’Europa dagli Stati Uniti e dalla Cina.

Dobbiamo comprendere che anche l’innovazione in sé è cambiata. Ha subito un’accelerazione incredibile negli ultimi anni e oggi anche di mese in mese. Con essa si è evoluto anche il processo con cui tale innovazione penetra nelle aziende, in particolare in quelle medio-piccole. Lo si rileva nelle realtà che sono all’avanguardia nella tecnologia come gli USA o la Cina. Un tempo l’innovazione partiva dai laboratori di ricerca delle grandi aziende – che a loro volta collaboravano con le Università – determinando la nascita di nuovi prodotti o nuovi processi e, in molti casi poi si trasferiva ai fornitori, spesso aziende medio piccole, a valle nella catena del valore. Oggi questo processo non esiste più. Nel 2023, per fare un esempio, è aumentata la spesa in ricerca e sviluppo intra muros in Italia, sia nel pubblico che nel privato. Ma è aumentato anche il divario nella spesa tra grandi aziende e PMI. A evidenziarlo è il rapporto Istat “Ricerca e sviluppo in Italia, 2023-2025” che sottolinea una crescita della spesa del 7,7% nel 2023 per una cifra di 29,4 miliardi di euro. L’intensità di ricerca e sviluppo, misurata rispetto al Pil, rimane però costante rispetto al 2022, generando linee di rilevazione che si allontanano. L’aumento ha interessato tutti i settori istituzionali, con picchi notevoli nelle istituzioni pubbliche e nelle Università, che hanno registrato rispettivamente un +14,5% e un +9,9%. Parallelamente, la spesa da parte delle imprese è aumentata del 5,4%, un incremento trainato principalmente dalle medie imprese (+2,8%) e soprattutto dalle grandi imprese (+7,3%).

In controtendenza, invece, si registra un ulteriore calo (-2,3%) negli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle piccole imprese. È importante notare che oltre l’80% della spesa privata in ricerca e sviluppo è sostenuta da imprese che fanno parte di gruppi multinazionali, sia nazionali che esteri. E di questa quota, circa la metà, proviene specificamente da quelle appartenenti a multinazionali estere. Ecco allora chiara la necessità di questo nuovo “Patto per lo sviluppo” che riconnetta in modo sinergico i vari soggetti nazionali che concorrono alla catena del valore in termini d’innovazione e sviluppo industriale.

Dunque, iniziative come quella di Torino sono particolarmente importanti. E un particolare ringraziamento per questo incontro, concreto e utile, va ai protagonisti e organizzatori presenti a Torino, come Roberto Sabella, Responsabile della Missione 3 di RESTART, Marco Baldi, Responsabile Area Ricerche Economiche e Sociali di CNA, e Adele Del Bello, Direttrice della Fondazione Restart. Queste occasioni, infatti, permettono ai vari attori del nostro tessuto produttivo, gestionale, della ricerca e anche della pubblica amministrazione – che gestisce in taluni casi rilevanti risorse indirizzate allo sviluppo, come nel caso del progetto RESTART -, di parlarsi, di confrontarsi, di creare connessioni in cui si sviluppano sinergie.

D’altra parte è significativo il fatto che sia stato assegnato il Premio Nobel dell’Economia proprio a tre studiosi che ci hanno spiegato perché e come l’innovazione abbia un legame stretto, con ricadute dirette, con la crescita economica. In particolare uno di essi, lo storico dell’economia Joel Mokyr, docente alla Northwestern University e alla Tel Aviv University, ha enfatizzato esattamente come “l’innovazione tenda ad accelerare quando le scoperte scientifiche e le conoscenze degli uomini che vivono d’impresa si rinforzano a vicenda”.

È quindi chiaro come sia nelle connessioni e nello sforzo comune, che valorizzi le grandi competenze singole presenti anche oggi nella nostra Nazione, che si nasconde la ricetta per invertire la negativa tendenza a retrocedere nella gara allo sviluppo innovativo. Sta a noi cogliere le opportunità, fare rete e capire che il domani si costruisce con gli strumenti dell’oggi e che in Italia, in molti casi, tali strumenti sono davvero eccellenze planetarie pronte solo ad essere valorizzate e utilizzate.

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