“Smart city, ecco le reti per l’Internet of things”

Il ceo di Nettrotter Carlos Lambarri ha da poco siglato una partnership con il Comune di Padova: “Entro l’anno copriremo con la nostra rete Sigfox l’intero territorio italiano. Già presenti anche a Roma, Milano e Torino”

Pubblicato il 17 Mar 2016

Antonello Salerno

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Una rete pubblica destinata esclusivamente all’Internet of Things. Entro l’anno coprirà tutto il territorio nazionale mettendo a disposizione delle smart city tutte le opportunità abilitate dal collegamento e dall’analisi dei dati raccolti dai sensori. Con applicazioni che vanno dalla viabilità al controllo della qualità dell’aria, dalla gestione dei parcheggi a quella dell’illuminazione pubblica. Con consumi ridotti e una notevole autonomia dei sensori le cui batterie possono arrivare a durare anni. Si tratta della rete basata su tecnologia Sigfox – usa una frequenza libera (868Mhz) e non soggetta a licenze – che Nettrotter, società controllata da Ei Towers, sta installando in tutta Italia: uno dei progetti già partiti è quello di Padova, dove l’azienda ha siglato una partnership con l’amministrazione comunale per coprire l’intero territorio cittadino con la nuova rete wireless Wplan. A parlare del progetto a CorCom è Carlos Lambarri, ceo dell’azienda, unica licenziataria in Italia della tecnologia Sigfox.

Lambarri, in che direzione sta andando il mercato dell’Internet of things applicato alle smart city in Italia?

E’ una novità che sta arrivando a grande velocità. Il valore aggiunto sta nelle informazioni che i sensori possono trasmettere in tempo reale e che possono rappresentare un grande valore. L’Internet of Things può rendere disponibili i dati in real time e con la precisione che serve a intercettare, ad esempio, le esigenze di un’amministrazione che deve orientare i propri servizi alla pubblica utilità. Quello che oggi interessa è il dato puntuale. Invece la maggior parte dei sistemi funzionano in differita, consentendo dunque di aggregare i dati solo in un secondo momento.

Un esempio?

Se ci interessa sapere qual è il livello di inquinamento in un dato momento su una strada o a un incrocio, con il nostro sistema è possibile monitorare la situazione in tempo reale: questo potrebbe rendere possibili decisioni “in diretta” per migliorare la qualità dell’aria o decongestionare il traffico. In più oggi è necessario prestare particolare attenzione all’efficienza della rete. Non è necessario che i sensori siano connessi e attivi 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, anche quando non devono trasmettere nulla. Provoca un grande consumo di energia e comporta una durata breve delle batterie dei sensori. Invece nel nostro caso i sensori sono normalmente in stand-by, ma “si svegliano” solo quando è utile o programmato. In questo modo l’autonomia delle batterie arriva fino a 15 o 20 anni, il risparmio energetico è enorme e questo fattore contribuisce a rendere redditizi gli investimenti.

In prospettiva arriveranno nuove reti utili per lo sviluppo dell’Internet of Things?

Certo, probabilmente questo accadrà, ma credo che in questo campo sia molto importante guardare al presente, soprattutto se parliamo di tecnologie valide e a costi sostenibili. E’ chiaro che in prospettiva la rete mobile 5G potrà fare questo lavoro. Ma mi chiedo se sia sensato rimanere fermi per anni in attesa che la rete venga attivata e che in un secondo momento vengano sviluppati i servizi per utilizzarla. E poi aspettare che siano testati fino a diventare completamente efficienti. Si tratta di anni, anche perché su quegli standard non esiste ancora un business model né un ecosistema di soluzioni. Per il presente noi abbiamo una rete efficiente e la stiamo mettendo a disposizione di chi vuole sviluppare i propri progetti.

Che sensibilità state riscontrando tra pubbliche amministrazioni e aziende?

A Padova, la prima città che abbiamo coperto interamente, abbiamo trovato un’amministrazione estremamente sensibile. Ma abbiamo già coperto una buona parte del territorio italiano, da Milano a Roma a Torino, e abbiamo già una rete disponibile per il 50% della popolazione italiana. Per fine anno avremo coperto la totalità del Paese. Questa tecnologia è stata già adottata in 16 Paesi e trova applicazioni oltre che per le smart city anche nella domotica, per i servizi a privati, per le attività commerciali e industriali.

Come si pone in questo quadro l’Italia?

L’Italia ha una grande potenzialità e l’interesse c’è. E’ il secondo sistema industriale in Europa e come situazione generale non è differente da altri Paesi, rispetto ai quali potrà nel tempo anche accumulare un vantaggio. Dal nostro punto di vista scontiamo il fatto di non essere arrivati per primi: abbiamo cominciato alla fine dell’anno scorso, e oggi ci sono alcune realtà più avanti di noi nell’ecosistema, dobbiamo recuperare un po’ di tempo e terreno. L’importante però per lo sviluppo di tutte le attività e le aziende che operano nel nostro settore e nella sfera della PA è che le necessità regolatorie riescano ad adattarsi ai servizi e alle attività con le tempistiche giuste, per consentire lo sviluppo e l’implementazione delle nuove soluzioni.

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