LA RICERCA

IoT, non solo fatturato: la vera opportunità sono i nuovi business

Il mercato cresce del 30% e spinge anche il comparto Ict%. Ma la “rivoluzione” sta nella propensione delle aziende a trasformare i prodotti in servizi. Angela Tumino (Osservatori Polimi): “Imprese più produttive e offerte migliori per il cliente”

Pubblicato il 21 Apr 2016

Mauro Bellini

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La crescita dell’IoT spinge lo sviluppo di nuovi servizi e nuovi modelli di business. Il mercato aumenta del 30%, come evidenziato dalla ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, e con la valorizzazione dei dati dell’Internet delle cose cresce la propensione ad offrire prodotti e servizi in modalità pay per use

Con due miliardi di fatturato nel 2015 e una crescita sul 2014 che arriva al 30%, il mercato dell’Internet of Things rappresenta una concreta ed energica realtà per tutto il settore dell’Ict, che a sua volta cresce dell’1,1% grazie ai benefici effetti di tutto l’indotto IoT.

Ma i numeri positivi, di questo settore – in Italia è boom: il 2016 anno della smart home mentre nel 2015 l’IoT in Italia è arrivato a 2 miliardi di euro increscita del 30% – non bastano per delineare la ricchezza di opportunità che accompagna l’evoluzione dell’IoT nel mondo del business, nelle nostre città, nei servizi al cittadino e nelle case. Come emerso nel corso della discussione che ha accompagnato la presentazione dei dati della ricerca lo sviluppo di questo mercato è prima di tutto caratterizzato e favorito dal fatto che l’IoT abilita a nuove forme di innovazione, sia sotto il profilo della tecnologia, sia in termini di nuovi servizi, ma soprattutto per nella forma di nuovi modelli di business.

Uno dei fattori di innovazione direttamente collegati allo sviluppo dell’IoT è la propensione delle aziende a trasformare la vendita di prodotti in servizi. O meglio ancora, a raccogliere dati sull’utilizzo dei prodotti per proporre ai clienti la possibilità di utilizzarli in modo più efficace e di ottimizzarne la logica di acquisto e di pagamento. Più concretamente l’utilizzo dei dati forniti dall’IoT sta favorendo una diffusione di logiche di pricing “pay-per-use”. In particolare la valorizzazione dei dati che vengono generati dall’Internet delle Cose abilita a una conoscenza dei comportamenti associata alla conoscenza degli ambienti e degli oggetti e fornisce un quadro di riferimento dei servizi che porta benefici sia agli utenti, che utilizzano e pagano solo quello che serve, sia ai provider, che possono trovare nuove forme di ingaggio e nuovi clienti e che possono rendere più efficiente tutta la struttura dei costi.

“E’ ampiamente dimostrato che l’IoT permette di ottenere importanti benefici in termini di maggiore efficienza nelle attività di produzione, nella riduzione dei costi, ma anche nel miglioramento dell’efficacia dell’impresa nell’offerta verso i propri clienti o verso nuovi mercati – osserva Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things Ma il vero potenziale dell’IoT è nei dati, nello sviluppo di nuove opportunità di business, spesso del tutto originali e inedite rispetto ai business model tradizionali delle imprese stesse. Come ad esempio nello sviluppo di logiche di pricing collegate al “pay-per-use”. Una opzione questa che ha visto diverse esperienze nell’ambito delle compagnie assicurative con la possibilità di agganciare il valore della polizza ai chilometri percorsi. Ma lo stesso principio, basato sempre sui dati relativi ai chilometri percorsi, può essere applicato anche a un bene decisamente “fisico” come i pneumatici che possono essere venduti a loro volta sulla base della percorrenza, quindi non più come prodotto ma come servizio.

Sempre sul tema dei dati e sempre prendendo come esempio il mondo delle assicurazioni va segnalato come la ricerca dell’Osservatorio IoT evidenzia che nel mondo della Smart Home uno dei canali principali per la vendita delle soluzioni IoT per la casa intelligente è rappresentato proprio dalle compagnie assicurative che propongono polizze assicurative per la casa in funzione della presenza di dispositivi intelligenti in grado di aumentare il livello di sicurezza, di sorveglianza, di controllo da remoto e dunque, ancora una volta con una proposizione in forma di servizio. E questa tendenza è confermata anche dal livello di attenzione che le stesse compagnie assicurative stanno attribuendo al mondo della casa. Come segnala la ricerca dell’Osservatorio IoT erano 2 le assicurazioni che disponevano di servizi per la casa intelligente nel 2014 e sono cresciute a 5 nel 2015.

Alberto Degradi, Senior Manager, Infrastructure Leader di Cisco Italia, evidenzia a sua volta l’importanza di dare «vita a un ecosistema di partner e la capacità di un provider come Cisco di fornire le infrastrutture di connettività specifiche per indirizzare il mercato dell’Internet delle cose con i livelli di sicurezza, di sviluppo, di gestione dei dati e di analytics. Da queste basi – prosegue – nasce un nuovo tipo di integrazione a livello di middleware per la realizzazione di soluzioni per mercati verticali dove è fondamentale l’interazione con i partner che devono permettere ai clienti di costruire il business sul vero valore dell’IoT che è nei dati». In termini di mercati Degradi evidenzia l’importanza per l’Italia dell’Industry 4.0 e della Smart Agrifood, con le grandi opportunità che l’IoT apre nello sviluppo del settore primario e alla filiera agroalimentare.

Se il tema conduttore dello sviluppo IoT è nelle nuove opportunità di business, l’avvertimento che tutti gli attori condividono è che nell’IoT nessuno può fare tutto da solo e che la logica delle partnership è una strada obbligata così come anche quella delle piattaforme di sviluppo, che diventano sempre più strategiche. Lo ribadisce Andrea Agnello, Industries & Business Development Director di IBM Italia, evidenziando l’importanza delle piattaforme nello sviluppo di progetti IoT. «Per Ibm piattaforma è anche sinonimo di Cloud – precisa – che viene proposto sia per abilitare e velocizzare il lavoro degli sviluppatori, sia per offrire servizi come la Platform as a Service (PaaS), sia nella realizzazione di soluzioni specifiche dedicate ai principali mercati. Watson IoT, ad esempio – prosegue – è la piattaforma di riferimento per l’Internet delle cose, e grazie a questa platform è possibile creare piattaforme verticali, sino ad arrivare allo sviluppo di specifiche industry platform che permettono di creare ecosistemi con i partner». In termini di sviluppo di mercato Agnello sottolinea a sua volta l’importanza in Italia dell’Industria 4.0 e dell’Healthcare, dove Ibm è attiva anche grazie ai propri sistemi cognitivi che «sono in grado di comprendere e di sviluppare analytics sia sui dati dell’Internet delle persone, sia di affrontare il mondo degli oggetti intelligenti con soluzioni che sono in grado di applicare una logica di apprendimento al mondo IoT».

L’Industry 4.0 è naturalmente una opportunità anche per il mondo Telco, come sottolinea Michele Frassini, Sales and Marketing Manager M2M di Vodafone Italia «Ci proponiamo anche come aggregatori di realtà che possono supportare le aziende clienti nell’adozione di soluzioni Internet of Things. Come Vodafone siamo impegnati a portare nelle aziende non solo la connettività, che resta ovviamente molto importante, ma anche servizi che comprendono le piattaforme, gli hardware abilitanti e lo sviluppo di innovazioni che permettono di migliorare l’efficienza e lo sviluppo di nuovi servizi». Ma con Vodafone non si può non parlare di reti e connettività: «Nell’M2M e nell’IoT le reti sono fondamentali: gli oggetti devono connettersi e parlare – prosegue – nelle reti partiamo dall’esperienza del 3G che ha insegnato quanto sia importante adottare sempre una logica future-proof e concretamente stiamo investendo sugli Standard LTE e 4G per lo sviluppo di reti Narrow band IoT che permetteranno agli oggetti di connettersi consumando meno e permettendo la creazione di prodotti e soluzioni più accessibili per tutte quelle applicazioni in cui la durata della batteria rappresenta un fattore di criticità. Nello stesso tempo il Narrow Band IoT permetterà di arrivare anche a quegli ambienti oggi inaccessibili dalla tradizionale rete radiomobile».

L’IoT è anche una straordinaria occasione di sviluppo a livello sociale. «Con le Smart City e con la Smart Health ancora più in particolare, ma anche con certe applicazioni di Smart Home – osserva Alessandra Raffone, Responsabile Progetti di Innovazione e Finanza per l’Innovazione di AlmavivA – si possono dare risposte nuove e molto più efficaci alle domande di attenzione, di cura, di sostegno che arriva dalle figure più deboli della nostra società: agli ammalati ad esempio, con le soluzioni di Smart Health e agli anziani nelle loro case con le soluzioni Smart Home, per fornire teleassistenza e controllo da remoto». Nuovi servizi che l’IoT permette di creare garantendo anche una nuova forma di efficienza ad esempio al mondo della sanità «con soluzioni che aumentano il livello e la qualità dei servizi ai cittadini e dall’altra rendono più efficiente tutta la filiera permettendo un maggiore controllo dei costi». In questo senso poi Raffone evidenzia l’importanza di lavorare su piattaforme aperte come Giotto «che abbiamo messo a disposizione di diverse università con cui abbiamo avviato anche attività di sviluppo in vari settori come l’energy e i trasporti».

La Smart Health introduce poi i temi della sicurezza e della privacy che sono centrali per lo sviluppo dell’IoT. Mario Polosa, Marketing Director Smart Industrial & Utilities di Olivetti, pone l’accento sulla sicurezza: «Dalla sicurezza di base che si utilizza nell’identità digitale e che garantisce la privacy dell’utente – spiega – alla sicurezza a livello applicativo. Entrambi i mondi sono coinvolti nello sviluppo IoT. In particolare, l’ambito applicativo è estremamente attuale come nelle connected car dove l’impegno di garantire che nessuno possa violare l’identità del legittimo proprietario prendendo possesso della vettura è uno dei fattori che stanno alla base del successo di questo mercato». Olivetti è impegnata nell’offerta di soluzioni che garantiscono i due profili della sicurezza «con Trust Technology, che si occupa di identità digitale e lavora con la pubblica amministrazione – aggiunge – e con Telsy che si occupa di servizi di security e di crittografia portando la sicurezza anche nel mondo dell’IoT».

Non è solo la sicurezza a spingere l’Internet of Things verso una maggiore integrazione con le persone. Per ABB «Si deve parlare di Internet of Things Services and People – osserva Luca Zanella, Business Development Manager di ABB -, attraverso la integrazione dei dati generati dall’intelligenza che risiede negli oggetti nella prospettiva di utilizzo delle persone, sia sul piano dei processi decisionali, sia per la capacità di disporre di dati che aumentano la conoscenza». E il tema dell’utilizzo dei dati IoT allo scopo di sviluppare nuove forme di servizio o nuovi servizi vale anche nel mondo dell’automazione di fabbrica e della robotica. L’applicazione dell’IoT ha permesso infatti ad ABB di sviluppare nuovi servizi nell’ambito della manutenzione: «assieme ai robot – spiega Zanella – abbiamo sviluppato soluzioni IoT che generano flussi di dati sullo stato di funzionamento dei robot stessi, permettendo di creare soluzioni di manutenzione predittiva, riducendo i fermi macchina e aumentando la produttività della catena di produzione. Il prossimo step basato sempre sull’IoT – conclude Zanella – riguarda il monitoraggio wireless dei parametri generati dai motori in bassa tensione che grazie all’aggiunta di dispositivi IoT su piattaforma Cloud permetterà di controllare il funzionamento dei motori elettrici da remoto, ma anche l’ottimizzazione di impianti fotovoltaici o le soluzioni di Smart Building. In quest’ultimo caso le soluzioni permetteranno la generazione di dati per i building management system che grazie alla connessione in Cloud consentiranno di tenere facilmente sotto controllo da remoto tutti i principali parametri degli edifici, come la sicurezza e l’efficienza energetica».

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