PIOGGIA DI RICORSI

Bandi Infratel, a rischio (anche) il piano Industria 4.0?

Il 5 ottobre la prima udienza al Tar del Lazio sul ricorso presentato da Fastweb. Chiesta la sospensione dei tempi di gara. In campo anche Telecom Italia. E la questione è finita già sul tavolo della Commissione Ue. Un caso che rischia di ripercuotersi a catena sul Piano Calenda

Pubblicato il 27 Set 2016

Mila Fiordalisi

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Si terrà il 5 ottobre la prima udienza, presso il Tar del Lazio, per il ricorso presentato da Fastweb nell’ambito del primo bando di gara pubblicato da Infratel per la realizzazione della rete in fibra di proprietà pubblica in Abruzzo-Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto.

In dettaglio, la società capitanata da Alberto Calcagno ha impugnato il divieto -previsto dal bando di prequalifica – di modifiche all’assetto con cui ci si è prequalificati ai fini della partecipazione alla gara. Assetto che solo in un secondo momento è stato chiarito dalla in-house del Mise. La società di Tlc, prima di presentare ricorso al tribunale amministrativo, aveva già segnalato la questione a Infratel con una istanza di revoca in autotutela a cui Infratel non avrebbe dato seguito. Di qui la decisione di appellarsi al Tar. Decisione che include anche la sospensione dei tempi legati alla presentazione dell’offerta tecnica (quella che fa seguito alla pre-qaulifica) i cui termini sono fissati al 17 ottobre.

La decisione del Tar potrebbe modificare notevolmente l’andamento della roadmap del progetto nazionale che punta a cablare le aree bianche, quelle a cosiddetto fallimento di mercato e in cui quindi gli operatori di Tlc non sono intenzionati a investire risorse proprie. La decisione del 5 ottobre farà infatti da cartina di tornasole per Telecom Italia: anche la società guidata da Flavio Cattaneo ha deciso di appellarsi al Tar, evidenziando questioni differenti da quelle di Fastweb, ma i destini potrebbero incrociarsi. Telecom contesta in particolare la delibera Agcom 120 del 2016 che regola la vendita wholesale indicando che i prezzi devono essere applicati a condizioni eque e non discriminatorie per scongiurare fenomeni anticoncorrenziali come il dumping.

Secondo Telecom Italia anche Infratel dovrebbe passare per i cosiddetti “test di prezzo” per fissare le tariffe, ma la norma attuale non lo prevede. Una situazione che verrebbe a minare la parità di trattamento tra gli operatori e che è stata sollevata anche alla Commissione europea. Non solo: se è vero che Telecom Italia non ha richiesto la sospensione dei tempi in realtà non è escluso che lo faccia, anche tenendo conto dell’esito dell’udienza del 5 ottobre che vede protagonista Fastweb.

Insomma la partita della banda ultralarga è nelle mani dei giudici e rischia di trasformarsi in un andirivieni pericoloso di carte bollate. Wind da parte sua ha deciso di “autotutelarsi” nell’ambito dell’accordo di partnership con Eof (Enel Open Fiber). Non solo: la banda ultralarga è considerata determinante nell’ambito della strategia Industria 4.0 appena svelata dal ministro Carlo Calenda. Nelle direttrici strategiche di intervento 2017-2020 è indicata nero su bianco la necessità di “assicurare adeguate infrastrutture di rete” facendo esplicito riferimento al Piano Banda Ultralarga. In particolare si punta a garantire la copertura a 30 Mbps al 100% delle aziende italiane entro il 2020 e quella a 100 Mbps al 50% delle aziende. Il tutto attraverso un mix di investimenti pubblici e privati cdi 12,7 miliardi di cui 6,7 pubblici nel triennio.

La velocità di implementazione del Piano farà la differenza, evidenzia Alessandro Perego, direttore scientifico degli osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Il piano Industria 4.0 ha una portata trasversale – sottolinea Perego- : non tocca solo la manifattura, ma ha il potenziale di rilanciare ampi comparti dell’economia italiana, perché attorno all’industria vi è un indotto enorme di servizi di base, di ricerca ed innovazione che tocca l’intero Paese. Per questo motivo, monitoreremo l’efficacia con cui verrà recepito dalle imprese e misureremo se gli obiettivi di crescita e rilancio che il Paese si pone saranno raggiunti”.

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