Diritto all’oblio, Soro: “Non basta l’impegno di Google”

“Si apre una pagina nuova, sulla quale tutti dobbiamo confrontarci. Necessario affermare il ruolo delle autorità di garanzia”, dice il Garante. Domani la presentazione della relazione annuale al Parlamento

Pubblicato il 09 Giu 2014

A.S.

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Un comitato di esperti di Google velutaerà caso per caso le richieste che verranno dagli utenti con l’obiettivo di fornire loro una risposta che bilanci il diritto alla privacy con quello all’informazione. “E’ positivo – afferma al Sole24Ore Antonello Soro, Garante per la Privacy – che Google non si sia messa in un atteggiamento di resistenza, ma abbia accettato la sfida. Una sfida complessa, perché mette, a livello di giurisdizione europea, i motori di ricerca in una condizione simile a quella degli editori”.

Domani Soro presenterà in Senato la propria relazione al Parlamento, che avrà come nodo centrale quello della “privacy al tempo dei big data”: “La partita si gioca nella società digitale – afferma – sempre più la vita si sposta là e il punto di sofferenza dei diritti è lì che è più elevato, perché al momento ci sono meno presidi”.

Sul diritto all’Oblio il garante per la privacy fa un’analisi dell’intervento della Corte di Giustizia Ue: “Uno dei meriti dell’intervento dei giudici europei – afferma – è che il diritto all’oblio è stato riconosciuto come tale. Non è più una suggestiva espressione utilizzata nei dibattiti tra giuristi o nell’ambito giornalistico: è un diritto che ha immediate ricadute sulla dignità personale e sulla protezione dei dati”.

“Il problema – conclude Soro parlando con Antonello Cherchi del Sole24Ore – è che i problemi indicati dal comitato direttivo insediato da Mountain View saranno quelli di Google, non del diritto europeo. Ogni volta che, sulla base di quei criteri, si deciderà di accogliere una richiesta, si aprirà un’incertezza, perché si potrebbe mettere a rischio la memoria collettiva. Non penso dunque, che possa essere Google, a garantire il bilanciamento tra il diritto all’oblio e quello all’informazione chiesto dalla sentenza. Semmai Google può concorrere. Credo sia necessario trovare meccanismi attraverso i quali affermare il ruolo delle autorità di garanzia. Si tratterà di studiare come. E’ un terreno aperto”.

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