Il 49% del Pil Ue è frutto dei servizi innovativi

Pileri (Cist): “Bisogna promuovere il passaggio delle imprese e delle PA verso organizzazioni e processi più efficienti”. Lucarelli: “L’Italia sottovaluta il potenziale dell’innovazione”

Pubblicato il 15 Feb 2011

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Puntare sui Kis (Knowledge intensive services), i servizi ad alto
contenuto di conoscenza, come strumento di promozione del Pil
dell’Ue nei settori dei servizi e del manifatturiero. Questo
l’obiettivo della Commissione Europea, che ha realizzato un panel
di 20 esperti di diversi paesi Ue che ha prodotto un report che
parla chiaro: nel 2009 il 49% del Pil dell’Unione Europea a 27,
pari a 5mila miliardi di euro, deriva proprio dal macro settore dei
Kis, che secondo l’Eurostat comprende trasporti marittimi,
trasporti aerei, poste, telecomunicazioni, attività immobiliari,
ricerca e sviluppo, noleggio, servizi informatici, attività
professionali, istruzione, sanità, attività ricreative.

Un macro settore che comprende il 33% degli occupati in Europa, e
che nel periodo 2000-2009 ha registrato un incremento occupazionale
del 27% a fronte di una crescita media occupazione nell’Ue a 27
pari all’8%. Allo stesso tempo l’occupazione femminile è
cresciuta del 25% nello stesso periodo (13% nell’Ue a 27) con
un’incidenza sulla base occupazionale del settore del 58% (45% Ue
a 27). Per quanto riguarda il lavoro giovanile (fascia di età dai
15 ai 39 anni), la Spagna guida la classifica, con una crescita del
34%, a fronte di una crescita del 21% dell’economia spagnola.
Seguono l’Italia con un incremento dell’11,1%, a fronte di un
calo occupazionale complessivo dell1,9%, la Francia registra una
crescita del 10,8% (+4,6%),

Ma qual è la situazione dei Servizi ad alto contenuto di
conoscenza in Italia? "In termini di sviluppo registrato nel
periodo 2000-2009 – ha precisato Ennio Lucarelli,
vice presidente di Confindustria servizi Innovativi – il settore ha
dimostrato una buona vitalità, paragonabile a quella dei paesi
più importanti, tuttavia persiste una sottovalutazione politica
circa la necessità di puntare sull'innovazione, di attuare le
riforme per ridurre la presenza dello Stato nei servizi di mercato
e semplificare la burocrazia amministrativa. Senza libertà di
mercato è difficile fare innovazione, perché mancano la verifica
del risultato e gli stimoli della concorrenza".

Con 43% di crescita del valore aggiunto avvenuta nei dieci anni
considerati, i Servizi ad alto contenuto di conoscenza italiani si
collocano al di sopra della media Ue27 (42%) e della Germania
(29%), meno della Francia (47%) e della Spagna (89%). Per quanto
riguarda l'incidenza del settore sul Pil, mentre per
l'Italia si attesta al 47% del 2009, per la media Ue27 e la
Germania al 49%, per la Francia al 55%, per la Spagna al 40%.

La conferenza che si terrà a Roma nella sede di Confindustria il
17 e 18 febbraio è l'evento finale del lavoro dell'Expert
Panel on Innovation Service in the Eu, nel corso della quale verrà
presentato il Rapporto conclusivo, su cui sono chiamati a
confrontarsi i decisori politici e istituzionali. L'Expert
Panel è stato istituito dalla Commissione europea, che ha chiamato
a farne parte 20 esperti europei di alto livello provenienti dal
mondo delle pubbliche amministrazioni, delle imprese, delle
università, di 15 paesi dell'Ue, ai quali è stato chiesto di
fornire indicazioni strategiche su come promuovere e incrementare
l'innovazione nei settori dei servizi e il suo impatto sulle
politiche industriali nell'ambito di Europa 2020.

L'iniziativa è stata presentata questa mattina a Roma in una
conferenza stampa, in cui sono intervenuti Stefano Pileri, membro
italiano dell'Expert Panel e presidente di Confindustria
Servizi Innovativi e Tecnologici (Csit), Ennio Lucarelli
vicepresidente vicario di Csit, Lucio Battistotti, direttore della
Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e, in
videoconferenza da Londra, Allan Mayo coordinatore dell'Expert
Panel.

"Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici si è offerta
di ospitare la conferenza europea – ha detto Stefano
Pileri
– non solo per la rilevanza politica
dell'evento , ma anche perche' si riconosce in pieno
nell'approccio e nelle indicazioni emerse dall'Expert
Panel. Nel Rapporto si afferma che per ridare slancio
all'economia europea, il ricorso alla tecnologia, se pur
cruciale, non basta: altrettanto determinante è valorizzare il
potenziale di innovazione proprio dei Servizi ad alto contenuto di
conoscenza. Sarà l'integrazione di tecnologie e infrastrutture
avanzate con i servizi informatici, di comunicazione, marketing,
consulenza, qualità, logistica, ingegneria e altri servizi
innovativi, il fattore chiave per promuovere il passaggio delle
imprese e delle Pa verso organizzazioni e processi piu'
efficienti, per creare nuovi servizi, nuovi modelli di business e
nuovi canali di mercato".

E' questo il messaggio che la conferenza vuole lanciare ai
Governi, indicando un percorso concreto per mantenere in Europa
un'industria manifatturiera forte, competitiva e con alti tassi
di produttività, e per innovare settori di grande impatto sociale
ed economico come il turismo, la sanità, i trasporti,
l'istruzione.

Titolo dell’iniziativa europea “Meeting the challenge
of Europe 2020: The transformative power of service
innovation”
. Fra i partecipanti al panel c’è anche
Confindustria Servizi Innovativi e tecnologici con il presidente
Stefano Pileri. Obiettivo del panel identificare e portare in dote,
direttamente ai governi nazionali e regionali dei paesi Ue, una
ventina di “demonstrators”, delle case study realizzate su
ampia scala e verificate sul campo, sulla base di partnership
dell’innovazione fra istituzioni europee, governi nazionali,
regionali e imprese. Altro obiettivo, nel quadro della strategia
Europa 2020, innovare i settori economici tradizionali attraverso
l’integrazione fra Industria e Servizi ad alto contenuto di
conoscenza, i cosiddetti Kis (Knowledge intensive
services)
.

L’iniziativa vedrà la partecipazione di Aldo Bonomi, vice
presidente di Confindustria per le Politiche territoriali e
distretti industriali, Linda Lanzillotta, esponente dell’Api;
Ennio Lucarelli, vice presidente del Csit; Stefano Pileri,
presidente del Csit; Paolo Romani, ministro dello Sviluppo
economico; Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica; Antonio
Tajani, vice presidente della Commissione Europea, Patrizia Toia,
europarlamentare del Pd; Alberto Tripi, delegato di Confindustria
per i Servizi e le tecnologie.

“L'innovazione ha un enorme potenziale in termini di
creazione di crescita, posti di lavoro e miglioramento della
qualità della vita di tutti noi. Per questo motivo è tra le
priorità assolute della sua nuova strategia Europa 2020 per un
rilancio dell'economia più sostenibile, più inclusiva e più
intelligente – ha detto Lucio Battistotti,
direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea
– Noi tutti dobbiamo aumentare il nostro impegno per rendere
l'Europa maggiormente innovativa, per raggiungere i nostri
principali concorrenti e riprendere il cammino verso una crescita
solida e sostenibile. Se non riusciremo a trasformare l'Europa
in un'Unione dell'innovazione, infatti, le nostre economie
saranno destinate al declino, con conseguente perdita di talenti e
idee a danno del nostro Mercato unico dei servizi e soprattutto
delle PMI europee. Per raggiungere questo obiettivo bisogna passare
anche dalla piena e corretta attuazione della Direttiva sui servizi
ma anche dallo Small Business Act che stabilisce un programma
ambizioso a favore dell'imprenditorialità e delle Pmi”.
Battistotti ha aggiunto che l’Europa deve lavorare in maniera
coordinata per dare linfa all’industria e ai servizi. La
settimana prossima il vicepresidente Tajani, che ha recentemente
nominato un mister Pmi europeo – lo spagnolo Daniel Calleca –
presenterà in Italia lo Small Business Act.

In videoconferenza da Londra, Allan Mayo,
coordinatore dell’Expert Panel ha puntato l’attenzione su tre
contributi importanti del Rapporto sulla strategia Europa 2020: “
Il Rapporto riconosce un ruolo fondamentale alle imprese dei
Knowledge Intensive Services come vettori di cambiamento
nell’aiutare sia l’industria manifatturiera che i servizi
tradizionali ad adattarsi all’evoluzione tecnologica e alla
competizione globale. Colloca al centro delle politiche industriali
e dell’innovazione le Partnership per l’innovazione e i
demostrators su larga scala, gli strumenti per affrontare le grandi
trasformazioni della società. Indica che per affrontare i problemi
dell’assistenza alle persone, del trasporto intelligente, delle
“città intelligenti” o delle comunità sostenibili, è
necessaria una totale trasformazione del sistema dei servizi e la
conoscenza di come effettuare tali trasformazioni ha un importante
valore commerciale. E,infine, individua la necessità di lanciare
un programma europeo dedicato alle più dinamiche PMI dei servizi
per aiutarle a superare le barriere sia culturali che di altro
genere presenti nel mercato europeo. Io credo che il rapporto
indichi alle istituzioni europee alcuni passi da fare, forti e
concreti, per ottenere una crescita intelligente, sostenibile ed
inclusiva e spero che sia accolto come merita.”

Infine, sul fronte dei demonstrators, la Commissione Europea pone
grande attenzione al settore dell’”assisted living” in
sanità e a quello delle smart cities. Alcuni esempi di
demonstrators proposti dal Cist sono il Progetto card, avviato da
Trenitalia in collaborazione con Confindustria Cultura e
Federturismo. Si tratta di un’applicazione che aggiunta al
biglietto del treno integra in una card integrata i ticket del
trasporto pubblico cittadino, l’accesso ai musei e ad eventi
culturali. C’è poi un demonstrator realizzato nel distretto
della Valtellina,, tramite il quale le Pmi del territorio hanno
investito in una soluzione “cloud” per fruire di strumenti di
e-commerce in maniera congiunta. Infine, il progetto della Città
di Parma, per la distribuzione intelligente delle merci tramite
interscambio di mezzi pesanti con mezzi leggeri per la
distribuzione capillare nel centro storico tramite mezzi leggeri
elettrici.

Per quanto riguarda il sotto utilizzo dei fondi comunitari in
Italia, Luigi Perissich, direttore generale del
Csit, chiude auspicando che “i demonstrators possano diventare
strumenti utili per la diffusione di Key innovation services per
evitare di dover restituire al mittente fondo europei, come
avvenuto diverse volte in passato”.

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