LA LETTERA AI MINISTRI

Iwa: “Allarme accessibilità per i siti della PA”

L’International Webmasters Association Italia scrive ai ministri Profumo e Patroni Griffi: “Senza l’aggiornamento dei requisiti dei siti pubblici i cittadini disabili rischiano di rimanere fuori dalla digitalizzazione”

Pubblicato il 24 Set 2012

amministrazione-digitale-accessibilità-120924153552

È allarme “accessibilità” per la PA digitale. In una lettera inviata ai ministri Profumo e Patroni Griffi, l’Iwa – International Webmasters Association Italia avverte che senza l’aggiornamento dei requisiti obbligatori per i siti Web della PA vi sono seri problemi contrattuali e i cittadini disabili rischiano di essere tagliati fuori dalla digitalizzazione.

“Già dal 2010 è pronto un testo di aggiornamento dei requisiti obbligatori per tutte le PA che fanno e commissionano servizi nel Web che, però, non è mai stato attuato – spiega al Corriere delle Comunicazioni, Roberto Scano, presidente di Iwa Italy nonché consulente della cabina di regia per l’Agenda digitale – Senza tale aggiornamento restano in vigore i requisiti della legge Stanca, risalenti al 2005 e diventati oramai tecnologicamente obsoleti. Senza le nuove regole tutte le forniture fatte alle PA, di fatto, non sono conformi alla legge”.

I requisiti contenuti nella legge Stanca si basavano infatti sulla versione “stabile” delle specifiche di accessibilità emanate dal consorzio mondiale del Web (W3C) nel 5 maggio 1999. “Ciò significa che oggi queste specifiche non sono adatte alle tecnologie nate successivamente, tra cui i social media e il web “dinamico” – puntualizza ancora Scano – I nuovi requisiti si basano invece sull’ultima versione delle specifiche di accessibilità, W3C WCAG 2.0, necessarie per poter garantire alle PA i diritti di tutti gli utenti di usufruire dei servizi digitali”.

La limitazione “tecnologica” dei requisiti attuali inoltre rappresenta un serio problema per il rispetto dei criteri di valutazione della qualità dei servizi erogati ai cittadini tramite Web. Uno dei criteri di valutazione della qualità dei siti Web delle PA, indicato nelle linee guida, è proprio il grado di accessibilità ed usabilità dei servizi mentre un ulteriore criterio di valutazione è il cosiddetto “Amministrare 2.0”.

“Come possono convivere – con l’attuale decreto – le due indicazioni? – si chiede Scano – A oggi una PA non può, ad esempio, sviluppare e/o commissionare soluzioni come sistemi di geo-referenziazione di segnalazioni effettuate dal cittadino e – per assurdo – nemmeno applicazioni Web-based per dispositivi mobili. Tutte (o quasi) le forniture pubbliche quindi sono di fatto “fuori legge” con tutto ciò che ne consegue sotto l’aspetto della validità contrattuale e dei relativi procedimenti amministrativi di liquidazione delle forniture”.

Iwa Italy chiede al governo di risolvere la situazione per cui “lo Stato in questo caso da troppo tempo fa la parte del “falso invalido” – conclude Scano – ovvero fa finta di non sentire le necessità sia delle persone con disabilità, sia di chi quotidianamente desidera svolgere con diligenza e legalità il proprio lavoro di sviluppatore Web”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati