ESCLUSIVA

Berlusconi, Bersani e Monti in esclusiva per il nostro giornale

Ecco i programmi per l’Italia digitale dei tre principali candidati premier intervenuti in esclusiva sul Corriere delle Comunicazioni, in risposta alle richieste di 18 numeri uno dell’Ict italiano

Pubblicato il 04 Feb 2013

Gildo Campesato

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IL PROGRAMMA DI PIERLUIGI BERSANI

IL PROGRAMMA DI SILVIO BERLUSCONI

IL PROGRAMMA DI MARIO MONTI

Innovazione e trasformazione digitale dell’Italia cosa significano per le forze politiche in lizza per il governo della prossima legislatura? Abbiamo chiesto ai capi delle tre principali coalizioni di rispondere di loro pugno alle domande poste, nello scorso numero del Corriere delle Comunicazioni, da 18 capi azienda delle principali imprese dell’Ict italiano. In questo numero potete trovare le risposte che hanno dato il Presidente del Consiglio MARIO MONTI, il Segretario del PD PIERLUIGI BERSANI e il presidente del Pdl SILVIO BERLUSCONI che ringraziamo per la loro disponibilità.

Stiamo assistendo ad una campagna elettorale estremamente combattuta, fra polemiche durissime e più di un colpo sotto la cintura. Le contrapposizioni appaiono così marcate e i toni così aspri che sembra quasi impossibile arrivare a un dialogo per la governabilità nel caso le urne non indichino un vincitore netto.

Non è invece questa l’impressione, fortunatamente diciamo noi, se si vanno a leggere le risposte dei leader politici sulle tematiche dell’innovazione. Si potrà dissentire su questa o quella proposta, argomentare su eventuali carenze progettuali nei programmi per l’innovazione delle forze in campo, sottolineare sensibilità e presenze particolari rappresentate nei diversi schieramenti, limiti di esperienze passate. Eppure, c’è un filo unico che lega gli interventi. L’esigenza di una forte dose di innovazione digitale nella PA, nell’economia e nelle famiglie italiane. Switch-off digitale della PA, investimenti nella banda larga e ultralarga, esclusione dal fiscal compact degli investimenti in innovazione, diffusione della cultura digitale, misure a supporto dell’e-commerce e delle start-up, traini fiscali e normativi.

Ci pare un buon segno che ci sia tutto questo in modo pressoché unanime: almeno a impegni programmatici, vi sono convergenze che fanno sperare. Sarà forse un’altra storia quando si entrerà nel concreto delle trasformazioni, nelle scelte da fare, nelle gelosie ed incrostazioni ministeriali da sconfiggere, nelle risorse finanziarie da trovare ed allocare, nel ridisegno di un federalismo degenerato nella polverizzazione digitale.

La realtà dei fatti rivelerà l’eventuale cacofonia con le parole. E ognuno sarà chiamato alla sue responsabilità.

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