L'APPELLO

Battista (Prysmian): “Banda larga, i cinesi incalzano, l’Europa intervenga”

L’azienda mette sul piatto 50 milioni di nuovi fondi di cui 20 destinati al sito di Battipaglia. Ma l’Ad Battista lancia l’appello alle istituzioni: “Serve un piano continentale per lo sviluppo del broadband”

Pubblicato il 24 Mag 2013

P.A.

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Prysmian (ex Pirelli Cavi) riserva nuovi fondi per il rilancio della fibra ottica, con un budget di 50 milioni di euro per migliorare la performance dei suoi impianti di produzione in Brasile, Usa, Francia, Olanda e Italia. Ma nel contempo l’azienda specializzata nella produzione di cavi nel settore delle Tc e dell’energia mette in guardia il mercato, come si legge sul Sole 24 Ore: senza investimenti adeguati nelle infrastrutture di rete, l’industria europea rischia di essere vittima dei mercati emergenti.

“Abbiamo varato un investimento di 50 milioni di euro finalizzato non tanto al potenziamento della capacità produttiva, quanto al miglioramento della competitività dei nostri stabilimenti – ha detto al quotidiano Valerio Battista, ad di Prysmian – Una parte importante, circa 20 milioni, sarà destinato al sito italiano di Battipaglia che rimarrà centro di eccellenza del gruppo”.

Dopo l’acquisizione dell’olandese Draka, Prysmian è diventata il secondo produttore mondiale di fibra ottica con una quota del 15%, alle spalle dell’americana Corning che detiene il 19% del mercato. Ma la concorrenza asiatica è forte, ed è per questo che Battista lancia un appello alle istituzioni per non soccombere di fronte ai player cinesi: “Per evitare che l’Europa si trovi impreparata, è necessaria maggior attenzione delle istituzioni per le industrie ad alto contenuto tecnologico come la fibra ottica – ha detto –bisognerebbe inoltre lanciare finalmente un piano di sviluppo della banda larga a livello continentale”.

Infine, per quanto riguarda l’Italia, Battista è convinto che “la rete debba essere considerata un asset di interesse nazionale e la strada migliore da percorrere porta alla nascita di una società di gestione sul modello di quanto è stato fatto nel settore elettrico con Terna“. Il modello, chiude Battista, è quello australiano di Nbn (National broadband network).

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