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Roaming, schiaffo del Berec: “Impossibile eliminarlo”

Il regolatore europeo boccia la proposta di Commissione e Parlamento: “Sussistono troppe differenze tra operatori e consumatori nei diversi stati membri e i rischi per le tariffe sono alti”

Pubblicato il 18 Dic 2014

F.Me.

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La fine del roaming per i consumatori europei si fa sempre più lontana. Anzi, sembra essere al momento tecnicamente impossibile, stando all’analisi compiuta dai regolatori europei del Berec, che bocciano anch’essi la proposta di Commissione e Parlamento Ue di usare telefonia e traffico dati all’estero come a casa. Troppe le differenze tra gli operatori, gli utenti e i mercati europei della telefonia per riuscire a trovare un “punto di equilibrio” che “non c’è” tra le tante e diverse esigenze – concorrenza, investimenti, consumatori. Al punto che potrebbe scattare un “effetto boomerang” a danno di questi ultimi, con il rischio di vedersi aumentare le tariffe per coprire i costi di chi viaggia.

L’opinione del Berec era attesa da molti stati membri che, già riluttanti, nel bloccare il pacchetto Kroes avevano chiesto di visionarlo prima di esprimersi in modo definitivo. E questo non sembra lasciare adito a dubbi: l’analisi delle proposte Ue, si legge nel testo che domani verrà sottoposto al gruppo di lavoro dei 28 sulle tlc, “dimostra che la rimozione dei sovraccosti del roaming al dettaglio in Europa non è attualmente sostenibile o fattibile in pratica, date le significative variazioni in una serie di importanti parametri tra gli stati membri”, tra cui “le differenze tra gli operatori” con “i livelli delle tariffe al dettaglio, i costi” oltre ai “modelli di consumo e di viaggio”.

Dati alla mano, i prezzi delle chiamate voce in Europa variano in media per un minuto dai 2 ai 14 centesimi, mentre quelli dei dati vanno da 0,2 centesimi a 5 per Mb, con un uso di questi ultimi che passa, a seconda dei paesi, dal 7% al 561% della media Ue. Senza contare che il tempo speso all’estero varia da un minimo di un giorno per i greci o dei 2,2 per gli italiani ai 27 dei lussemburghesi o a una media di 12 per i paesi del Nord che viaggiano (e quindi usano il roaming, con i rispettivi operatori tlc che devono ‘acquistare’ i servizi da quelle del Sud) in quelli del Mediterraneo dove vanno in vacanza. E anche i costi per fornire i servizi da parte degli operatori variano molto, e per il roaming possono salire per quei paesi a destinazione turistica che dovrebbero potenziare le proprie infrastrutture per rispondere a una domanda crescente.

In “queste circostanze”, quindi, conclude il Berec, con una tale disparità tra i mercati europei delle tlc, “non è possibile delineare una singola soluzione sostenibile” per il roaming. Anche un mix di approcci alternativi (per esempio un “uso equo limitato” del roaming con una tariffa giornaliera o settimanale quando si supera un tetto massimo) presi in considerazione dai regolatori Ue implicano rischi a medio-lungo termine, o finiscono per favorire quegli operatori presenti in più paesi che possono piu’ facilmente assorbire costi e ricavi. Il nodo sta nella differenza tra i prezzi all’ingrosso e al dettaglio, soprattutto per i dati. Sarebbe quindi necessario intervenire sul mercato del roaming all’ingrosso, con la riduzione dei tetti all’ingrosso che al momento sono più alti dei costi.

“Se le istituzioni europee vorranno continuare a lavorare per la rimozione completa dei sovraccosti retail sul roaming, l’attenzione dovrà rivolgersi al funzionamento del mercato del roaming sia a livello retail che wholesale – conclude il regolatore – Questo è particolarmente importante per il roaming dei dati, dove i tetti ai prezzi son al momento più alti dei costi e dove le tariffe medie wholesale restano più alte dei prezzi retail domestici su molti mercati, mentre il traffico dati fa salire sempre più i costi di rete. Il regolamento Roaming III indica che la Commissione europea rivedrà il mercato del roaming retail e wholesale entro metà 2016: in questa revisione sarà importante considerare il possibile impatto sulla concorrenza nei mercati nazionali e assicurarsi che gli operatori sia sui mercati nazionali che esteri possano continuare a recuperare i costi che sostengono. Questo vuol dire che, anche se questa revisione del mercato del roaming risulterà in una maggiore regolazione a livello wholesale (compresa una riduzione dei tetti regolati wholesale o l’introduzione di accordi wholesale alternativi), ci sarà comunque probabilmente ancora la necessità di limiti di fair use, dati i diversi modelli di viaggio e utilizzo tra i vari Paesi europei e il conseguente diverso impatto del roaming sui diversi mercati, operatori e consumatori d’Europa”.

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