TELEVISIONE

Preta: “Netflix in arrivo, spinta al mercato italiano dell’audiovisivo”

Il Ceo di ITMedia Consulting: “Il servizio sarà un acceleratore di distruzione, come iTunes nella musica, e permetterà all’Italia di sviluppare modelli di business Svod più evoluti”

Pubblicato il 08 Giu 2015

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Convergenza, servizi on demand, nuovi modalità di fruizione. La Tv sta cambiando, ma l’Italia è pronta alla svolta? Ne parliamo con Augusto Preta, ceo di ITMedia Consulting.
Preta, quale è l’elemento di novità che prelude alla svolta nella tv on demand?
È ormai evidente che stiamo entrando nella terza fase di sviluppo di Internet, resa possibile dalla convergenza di una serie di dinamiche consumer driven e caratterizzata in particolare da ubiquità della connessione, adozione della banda larga, accesso mobile Internet ed evoluzione dei dispositivi mobili. In questo contesto il video funge da motore del cambiamento, favorendo la diffusione di reti e servizi sempre più performanti, in grado di soddisfare le crescenti aspettative dei consumatori, attraverso la diffusione dei nuovi servizi a richiesta.
C’è un legame stretto tra diffusione video e broadband.
Dopo l’esplosione avvenuta negli Usa, anche in Europa la diffusione delle offerte di Vod dipenderà dallo sviluppo delle reti ultra broadband fisso e mobile e via cavo. Altro driver legato allo sforzo e agli incentivi che al Ue e i singoli paesi metteranno in campo per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale. Anche il mutato atteggiamento dei fornitori dei contenuti tradizionali (produttori e broadcaster), oggi sottoposti alla crescente competizione dei grandi operatori globali, sarà determinante per la diffusione di nuovi servizi video. Dal punto di vista tecnologico interessante sarà il fenomeno dell’esplosione dei servizi video in streaming e su terminali mobili nonché lo sviluppo delle offerte in 4k e 8k e il passaggio di tutta la produzione a utilità ripetuta – film e serie – sulle reti broadband.
C’è un valore economico nello sviluppo del Vod per un Paese?
Si, se questo lo si lega al deployment della rete (fibra ottica e in particolare Ftth) e alla capacità di competere sull’innovazione dei servizi da parte dei fornitori di contenuti. Inoltre c’è un vantaggio in termini di concorrenza e benefici per il consumatore. Il rischio però è che in Italia come in Europa, per assicurare un certo grado di stabilità alle industrie e agli attori tradizionali, si perda di vista il notevole potenziale dirompente di questi servizi, limitando gli incentivi a investire nel settore.
L’Italia è pronta alla svolta?
Non c’è dubbio che in Italia, al pari dei paesi dove non vi è una forte concorrenza infrastrutturale e dove la penetrazione della larga banda è limitata, il Vod faccia fatica a svilupparsi, come peraltro tutti i servizi online. D’altra parte, però, anche per questa ragione ITMedia Consulting prevede per il nostro Paese, tra 2-3 anni, una crescita più significativa rispetto agli altri paesi europei, dove il Vod attualmente è molto più sviluppato. Inoltre l’Italia svilupperà soprattutto modelli di business, quali lo Svod – tipo Netflix per intenderci – più evoluti rispetto a quelli che si sono affermati inizialmente come pubblicità e Tvod.
Quali misure possono mettere in campo governo e operatori per agevolare il cambiamento?
Il Piano del governo sulla banda ultra larga è un punto di partenza importante, anche in funzione degli obiettivi dell’Agenda Digitale. D’altra parte in questo settore è poi il mercato – ingresso di Netflix, consolidamento delle telcos, accordi telco/pay tv, servizi Ott-Tv e auspicabilmente una presenza attiva dell’industria dei contenuti – a decretarne il successo e la rapidità d’implementazione.
Se e quando Netflix arriverà da noi, come cambierebbe lo scenario della tv?
Come nel resto del mondo dove si è affermato, Netflix è stato un acceleratore della “distruzione” così come iTunes lo è stato per l’industria discografica. Ma questo avviene perché internet ha cambiato, e lo farà ancora di più in futuro, il modo con cui i consumatori accedono all’informazione, alla conoscenza e al tempo libero. Ecco perché, se all’inizio sarà un problema solo delle pay tv, in prospettiva tutto il broadcasting ne subirà le conseguenze. Questo vuole dire che il cambiamento è inarrestabile, indipendentemente dal fatto che Netflix risulterà o meno il modello vincente.

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