LA SENTENZA

Dossier illegali, Tronchetti Provera assolto in appello

La Corte d’Appello di Milano ribalta il verdetto di primo grado che condannava il numero uno di Pirelli a 1 anno e 8 mesi di reclusione per ricettazione. Il manager: “Dopo dieci anni si è imposta la verità”

Pubblicato il 11 Giu 2015

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Il presidente e amministratore delegato di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, è stato assolto dalla Corte d’appello di Milano dall’accusa di ricettazione per il cosiddetto caso Kroll. Ribaltato il verdetto del primo grado, quando il numero uno della Pirelli era stato condannato a un anno e 8 mesi di reclusione.

I fatti contestati si riferiscono al 2004, con il reato di ricettazione contestato a Tronchetti caduto in prescrizione già a settembre scorso. Il numero uno della Pirelli, però, con un colpo di scena aveva rinunciato alla prescrizione. Respinta la richiesta del sostituto procuratore generale Felice Isnardi che, in sede di requisitoria, aveva chiesto ai giudici di confermare la condanna inflitta a Tronchetti.

Presente in aula, al momento della lettura del verdetto, lo stesso Tronchetti Provera. “Per dieci anni – ha commentato senza nascondere la propria soddisfazione – c’è stato un tentativo di attribuirmi responsabilità inesistenti, io mi sono sempre occupato di gestire le mie aziende con passione e ho sempre avuto fiducia che la verità si sarebbe imposta”. In appello, ha precisato, “la condanna è stata trasformata in assoluzione perché in primo grado mancavano alcuni elementi”.

Il numero uno di Pirelli ha riconosciuto che la Procura di Milano “ha indagato in modo serio e profondo”, ma lo ha fatto sottolineando che “sin dall’inizio, per chi ha avuto accesso agli atti e alle carte, la mia estraneità era evidente”. La morale di questa vicenda, ha tenuto a sottolineare ancora Tronchetti, è che “bisogna sempre avere fiducia nella giustizia, anche quando è difficile”.

Il caso giudiziario che lo ha visto protagonista riguarda i dati su Telecom contenuti nel computer di un investigatore dell’agenzia Kroll che sarebbero stati sottratti dai “pirati informatici” della security di Telecom guidata da Giuliano Tavaroli. File che poi Tavaroli, sempre per l’accusa, avrebbe messo a disposizione dello stesso Tronchetti. La presunta operazione di hackeraggio risale al 2004, durante della battaglia tra Telecom e altri gruppi industriali per il controllo di Brasil Telecom.

La ricostruzione della pubblica accusa non è stata accolta dalla Corte d’Appello di Milano. Nel corso della sua requisitoria, il sostituto pg Isnardi aveva puntato tutto sulla “chiara consapevolezza”, da parte di Tronchetti, “della natura e della provenienza di questo cd, frutto di hackeraggio”, e aveva sottolineato che “l’interesse principale dell’imputato era sapere quello che stava succedendo in Brasile per adottare le eventuali contromisure”. Invece il numero uno di Pirelli è stato assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”.

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