IL CASO

Tim-Vivendi, ecco il parere tecnico: “Nessun presupposto per il golden power”

A firma degli avvocati Cassese e Zoppini il documento che esclude il controllo effettivo dell’azionista francese e quindi a catena gli obblighi di notifica. E non ci sarebbero margini di “pericolo” per consentire all’esecutivo l’esercizio dei poteri speciali

Pubblicato il 10 Ago 2017

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Il documento di Tim è ormai da qualche giorno sui tavoli del governo, che lo ha trasmesso al gruppo di coordinamento al lavoro sull’istruttoria “Golden power”. Si tratta di un parere tecnico firmato dagli avvocati Sabino Cassese e Andrea Zoppini, datato 7 agosto, in cui l’operatore sottolinea come non ci sia nessun effettivo controllo sulla società da parte del socio francese di maggioranza, Vivendi, e che quindi non sussista l’obbligo di notifica verso il governo ai fini della valutazione sull’uso del golden power.

Secondo la lettura “pro veritate” di Telecom, quindi – scrive il Sole24ore – la posizione di Vivendi non provoca “alcun pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e della continuità degli approvvigionamenti”.

Le controdeduzioni dell’azienda si vanno a inserire, affrontando le criticità emerse dall’ultimo Cda Telecom (quello dell’uscita dell’Ad Flavio Cattaneo sostituito a interim da Arnaud de Puyfontaine), nello scenario in cui il Governo ha aperto un’istruttoria, tramite l’ufficio di coordinamento ministeriale, chiamando in causa l’omessa notifica della posizione di coordinamento e indirizzo dei francesi nell’operatore italiano, e chiedendo a Telecom di produrre un proprio parere entro il prossimo lunedì.

In sintesi la posizione di Telecom, quindi, è che non ci siano i margini per l‘applicazione del golden power né per chiamare in causa l’obbligo di notifica al governo sulle variazioni della presenza del socio francese in Tim, poiché non ci sono novità sul controllo dell’azienda ai sensi del codice civile. Anche se è dubbio che il parere tecnico possa assolvere, come si propone di fare, “per quanto possa eventualmente occorrere”, all’obbligo di notifica, nel caso che l’istruttoria dovesse accertare l’omessa comunicazione.

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