IL CASO

L’Fbi può “tacere” sull’iPhone di San Bernardino

Un tribunale statunitense ha respinto la richiesta di Associated Press, Vice Media e Usa Today: la polizia federale potrà mantenere il segreto su come ha sbloccato il device dell’attentatore che nel dicembre 2015 uccise 14 persone

Pubblicato il 02 Ott 2017

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L’Fbi potrà mantenere il segreto su chi ha pagato, e quanto, per sbloccare l’iPhone di Syed Rizwan Farook, l’uomo che insieme alla moglie uccise 14 persone nella strage di San Bernardino del dicembre 2015. Lo ha stabilito un giudice statunitense respingendo la richiesta di alcune testate giornalistiche. Associated Press, Vice Media e Usa Today si erano rivolte al tribunale chiedendo, in base alla legge sulla libertà d’informazione, che l’Fbi svelasse il nome della società che ha fornito lo strumento informatico grazie a cui gli investigatori hanno avuto accesso ai dati contenuti nell’iPhone del killer, nonché la cifra sborsata dall’agenzia.

Nella sentenza, emessa nella serata di sabato, la giudice Tanya Chutkan ha deciso a favore dell’Fbi, evidenziando che rivelare il nome potrebbe esporre la società a cyberattacchi che metterebbero a rischio “informazioni cruciali sulla tecnologia”. Il caso dell’iPhone del killer di San Bernardino aveva dato vita l’anno scorso a un duro scontro tra il dipartimento di Giustizia Usa, che aveva fatto causa ad Apple perché creasse un sistema con cui bypassare la protezione degli iPhone, e la compagnia di Cupertino, determinata a difendere la privacy e la sicurezza degli utenti. La disputa si era risolta quando l’Fbi aveva annunciato di aver trovato una soluzione fornita da una società esterna. Dalle dichiarazioni dell’ex direttore dell’Fbi James Comey e di una senatrice, l’agenzia avrebbe pagato circa un milione di dollari.

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