IL CASO

Apple “sconfitta” dall’Fbi: sbloccato l’iPhone di San Bernardino

Ottenuto l’accesso ai dati del device dopo l’intervento di una “terza figura”. Il Dipartimento Usa ritira l’azione legale, ma la battaglia potrebbe continuare. La reazione di Cupertino: “Sbagliato e pericoloso, ora più rischi per le persone”

Pubblicato il 29 Mar 2016

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L’Fbi ha sbloccato l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino, senza il supporto della Apple. Il muro alzato dal colosso di Cupertino è crollato sotto i colpi di un terzo giocatore, la cui identità non è stata resa pubblica dalle autorità americane. Lo sblocco dello smartphone del killer è infatti avvenuto, ha spiegato il procuratore federale della California centrale, Eileen Decker, grazie “al recente aiuto di una terza figura”.

Nei giorni scorsi il New York Times aveva anticipato che un hacker era riuscito a far breccia nel sistema operativo del dispositivo ed era pronto a mettere a disposizione degli investigatori il sistema di sblocco. Secondo indiscrezioni, a fornire i mezzi per entrare nell’iPhone sarebbe stata una società esterna. L’apertura del telefono di Syed Farook ha spinto il Dipartimento di Giustizia statunitense a ritirare l’azione legale contro Tim Cook e soci, fin dall’inizio contrari all’apertura del device e pronti a crearsi in casa i server per garantirsi un maggior controllo sui dati.

Fin dall’inizio abbiamo contestato la richiesta dell’Fbi di costruire una backdoor nell’iPhone credendo fosse sbagliato e un pericoloso precedente – ha commentato il colosso di Cupertino -. Questo caso non avrebbe mai dovuto essere aperto. Crediamo profondamente che le persone negli Usa e in tutto il mondo abbiano il diritto alla protezione di dati, sicurezza e privacy. Sacrificare un principio in nome di un altro pone le persone e i paesi in una posizione di maggiore rischio”.

Tuttavia, ha spiegato al New York Times Esha Bhandari, avvocato della American Civil Liberties Union (Aclu), questo “non significa che dal punto di vista legale la battaglia sia finita” perché l’Fbi potrebbe decidere di secretare le informazioni ottenute dall’iPhone, non condividendole con Apple.

Questo caso ha sollevato tematiche che meritano un dibattito nazionale sulle nostre libertà civili, la nostra sicurezza collettiva e la privacy – aggiunge la compagnia guidata da Cook -. Apple resta impegnata a partecipare a questa discussione. Noi continueremo ad aiutare le forze dell’ordine con le loro indagini, come abbiamo sempre fatto, e continueremo ad aumentare la sicurezza dei nostri prodotti mentre le minacce e gli attacchi contro i nostri dati diventano piu’ frequenti e piu’ sofisticati“.

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