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IoT, rivoluzione per le telco: opportunità, modelli di business e sfide di sicurezza



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L’Internet of Things sta ridefinendo il panorama telco: casi d’uso avanzati, strategie di monetizzazione e complessità legate alla cybersecurity richiedono approcci innovativi e investimenti mirati

Pubblicato il 5 giu 2025



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L’Iot (Internet of Things (IoT) rappresenta una delle principali forze trainanti della trasformazione digitale nel settore delle telecomunicazioni. Con la previsione di oltre 4 miliardi di connessioni IoT cellulari entro la fine del 2024, pari al 22% delle connessioni globali, le telco si trovano di fronte a un’opportunità senza precedenti per espandere i loro servizi oltre la connettività tradizionale.

La combinazione di tecnologie come il 5G, l’edge computing e l’intelligenza artificiale consente alle telco di offrire soluzioni avanzate in settori diversi, dalla sanità all’industria manifatturiera, migliorando l’efficienza operativa e creando nuove fonti di ricavo.

Applicazioni emergenti dell’IoT nelle telco

Il potenziale dell’IoT nelle telecomunicazioni non si limita all’infrastruttura di rete: si estende a una miriade di applicazioni concrete che stanno progressivamente trasformando interi settori economici. Dai servizi urbani alla sanità digitale, fino alla manifattura avanzata, le telco si trovano al centro di un ecosistema in evoluzione, chiamate a fornire non solo connettività, ma soluzioni chiavi in mano e capacità di orchestrazione digitale. Di seguito, analizziamo le aree applicative più promettenti e strategiche, alla luce delle tecnologie emergenti e dei trend industriali.

Smart city e infrastrutture intelligenti

Le città stanno diventando organismi digitali. Oggi il concetto di smart city si fonda su una rete capillare di sensori interconnessi in grado di rilevare dati ambientali, logistici e strutturali in tempo reale. Le telco svolgono un ruolo essenziale nella costruzione di queste infrastrutture digitali, grazie alla loro capacità di offrire copertura di rete, edge computing, servizi cloud e gestione dei dispositivi.

Un caso significativo è quello del Comune di Torino, che ha attivato una rete 5G sperimentale in collaborazione con Tim e altri partner tecnologici per implementare soluzioni di gestione intelligente del traffico, controllo dell’illuminazione pubblica e monitoraggio dell’inquinamento. In questo scenario, l’IoT consente una gestione dinamica dei semafori, l’ottimizzazione dei percorsi degli autobus e persino la rilevazione di incidenti in tempo reale. Grazie all’integrazione con intelligenza artificiale e machine learning, le amministrazioni possono adottare politiche urbane data-driven, migliorando l’efficienza e la qualità della vita.

Un altro ambito in crescita è la gestione smart dei rifiuti. Sistemi come i cassonetti intelligenti dotati di sensori di riempimento e moduli IoT per la trasmissione dei dati permettono alle municipalizzate di ottimizzare i giri di raccolta, riducendo costi e impatto ambientale. Operatori come Fastweb e WindTre stanno partecipando a progetti simili in diverse città italiane, dimostrando come la connettività possa diventare il cuore pulsante di un’amministrazione urbana più sostenibile.

Sanità connessa e telemedicina

Nel settore sanitario, l’IoT sta dando vita a un nuovo paradigma basato sulla continuità dell’assistenza, sulla personalizzazione delle cure e sulla raccolta dati decentralizzata. Le telco offrono la spina dorsale tecnologica su cui si poggiano le applicazioni di telemedicina, il monitoraggio remoto dei pazienti cronici, la diagnostica predittiva e l’assistenza domiciliare. In un sistema sanitario sempre più orientato alla territorialità e alla prevenzione, il ruolo della connettività sicura e a bassa latenza è fondamentale.

In Lombardia, ad esempio, durante la pandemia, sono stati avviati progetti di telemonitoraggio per pazienti positivi al Covid-19 in isolamento domiciliare, supportati da operatori come Vodafone. Attraverso dispositivi wearable e app mobili, i pazienti potevano misurare in tempo reale parametri vitali come temperatura, ossigenazione del sangue e frequenza cardiaca, con i dati trasmessi automaticamente ai medici di riferimento. Questo modello ha contribuito a ridurre i ricoveri ospedalieri, aumentare l’efficienza del sistema e garantire un livello minimo di assistenza anche a distanza.

L’IoT trova inoltre applicazione nella tracciabilità dei farmaci e delle attrezzature ospedaliere, nella gestione delle sale operatorie e nella robotica medicale. Le telco, grazie alle reti 5G e a infrastrutture edge, permettono di connettere dispositivi ad alta precisione che richiedono latenze inferiori ai 10 millisecondi, aprendo la strada alla chirurgia da remoto e alla gestione in tempo reale delle emergenze. Non è un caso che numerose aziende sanitarie stiano stringendo partnership con operatori telco per lo sviluppo di ospedali “intelligenti”.

Industria 4.0 e automazione

L’Industrial IoT (IIoT) è uno dei segmenti a più alto potenziale di sviluppo. Le imprese manifatturiere stanno adottando dispositivi connessi e sistemi intelligenti per monitorare, controllare e ottimizzare le linee produttive. In questo contesto, la connettività fornita dalle telco diventa strategica, poiché consente il dialogo in tempo reale tra macchine, robot e sistemi di controllo, in ambienti in cui la velocità di trasmissione dei dati è cruciale.

Secondo l’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano, nel 2023 il mercato italiano dell’IIoT ha superato i 4,5 miliardi di euro, con una crescita del 15% rispetto all’anno precedente. Le telco stanno cogliendo questa opportunità offrendo soluzioni integrate che comprendono connettività privata 5G, edge computing industriale e servizi gestiti per la sicurezza.

Un caso concreto è quello di Ericsson e Bosch, che stanno lavorando insieme per implementare soluzioni di fabbrica connessa basate su reti 5G private. Queste tecnologie permettono di ottenere una latenza minima nella comunicazione tra macchinari, migliorando il controllo di qualità e abilitando modelli di manutenzione predittiva. In Italia, Tim e Open Fiber stanno proponendo infrastrutture simili in distretti industriali come quello di Prato (tessile) o di Modena (automotive).

L’adozione di tecnologie IIoT consente anche un uso più sostenibile delle risorse. Attraverso sensori intelligenti, le aziende possono monitorare consumi energetici, livelli di CO₂ e produzione di rifiuti, rendendo il ciclo produttivo più efficiente e conforme agli obiettivi Esg (Environmental, Social and Governance). Per le telco, questo rappresenta una nuova leva commerciale in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità.

IoT telco: modelli di business innovativi

L’avvento dell’Internet of Things ha spinto le aziende di telecomunicazioni a ridefinire il proprio modello economico. Se storicamente le telco si sono basate su un paradigma centrato sulla fornitura di connettività, oggi il valore si sposta verso l’offerta di servizi a valore aggiunto. Questo passaggio è reso possibile dalla capacità dell’IoT di generare e raccogliere dati in tempo reale, che, opportunamente elaborati, diventano un asset strategico per la creazione di nuove offerte commerciali. In questo contesto, emergono tre principali traiettorie di evoluzione del modello di business: servizi ricorrenti e a consumo, piattaforme IoT as-a-Service e costruzione di ecosistemi verticali.

Servizi in abbonamento e modelli pay-per-use

Uno dei cambiamenti più significativi è rappresentato dal superamento della logica del pagamento fisso mensile per la connettività, a favore di modelli più dinamici come l’abbonamento a servizi IoT specifici oppure il pay-per-use. Ad esempio, una utility può sottoscrivere un servizio di monitoraggio remoto per la gestione predittiva delle proprie infrastrutture idriche o elettriche, pagando in base al numero di sensori installati o alla mole di dati analizzati. Questo modello non solo consente una maggiore flessibilità per il cliente, ma rappresenta anche per le telco una fonte di ricavi continuativi, che si estende ben oltre la mera fornitura di banda.

Un caso emblematico è quello di Vodafone Business, che ha lanciato diverse soluzioni di smart metering e tracciamento dei beni per il settore logistico, basate su offerte modulari e scalabili. Attraverso la piattaforma Vodafone IoT, l’operatore consente di attivare rapidamente servizi di gestione della catena del freddo, monitoraggio veicoli o tracciabilità in tempo reale dei prodotti, tutto con un pricing trasparente e adattabile alle esigenze del cliente. Lo stesso modello è adottato da operatori come Tim e Fastweb in Italia, che offrono soluzioni IoT per l’industria e la pubblica amministrazione attraverso formule flessibili.

La trasformazione è visibile anche nella mobilità urbana. Alcuni operatori collaborano con gestori di bike sharing e scooter sharing per offrire soluzioni di connettività su base consumo, integrando moduli IoT direttamente nei veicoli e calcolando il costo del servizio in base al numero di chilometri percorsi o alle sessioni di utilizzo. Questo approccio consente alle telco di entrare in mercati ad alta crescita e di rafforzare il loro ruolo nella transizione ecologica delle città.

Piattaforme IoT-as-a-Service

Parallelamente, cresce l’interesse verso le piattaforme IoT-as-a-Service, che offrono alle imprese non solo connettività ma anche strumenti per la gestione, il controllo e l’analisi dei dispositivi connessi. Queste piattaforme integrano diverse componenti tecnologiche – dal cloud alla sicurezza, dai protocolli di comunicazione ai motori di intelligenza artificiale – in un unico ambiente gestionale, riducendo drasticamente le barriere all’ingresso per le aziende che vogliono implementare progetti IoT.

Un esempio rilevante è rappresentato da “Things Connected” di BT Group o dalla piattaforma “Live Objects” di Orange, che consente di gestire milioni di dispositivi e raccogliere dati da sensori installati in ambiti eterogenei, dal retail alla smart agriculture. In Italia, anche Open Fiber e Tim stanno investendo nella creazione di soluzioni integrate per l’IoT, proponendo infrastrutture in fibra ottica e moduli edge per la raccolta e l’elaborazione dei dati in prossimità del luogo in cui vengono generati.

Ecosistemi verticali e partnership strategiche

La terza via attraverso cui le telco stanno evolvendo il loro modello di business è la creazione di ecosistemi verticali, in cui operatori di rete, system integrator, startup e aziende industriali collaborano per costruire soluzioni end-to-end pensate per specifici settori. Questa strategia è già visibile nei comparti della smart agricoltura, dell’industria 4.0, dell’automotive e dell’energia.

Ad esempio, in ambito agricolo, diversi operatori telco stanno collaborando con consorzi agrari e startup specializzate per fornire soluzioni di agricoltura di precisione. Questi ecosistemi includono sensori di umidità del suolo, stazioni meteo connesse, droni e piattaforme di analisi che consentono agli agricoltori di ottimizzare l’uso di risorse come l’acqua e i fertilizzanti. Tim ha lanciato iniziative pilota in diverse regioni italiane, mentre operatori internazionali come Telefónica hanno già strutturato vere e proprie divisioni dedicate all’agritech.

Nel settore automotive, le partnership tra telco e case automobilistiche stanno accelerando l’adozione di veicoli connessi. Attraverso la SIM integrata nei sistemi di bordo, le auto comunicano in tempo reale con la rete, consentendo aggiornamenti over-the-air, assistenza remota, diagnostica avanzata e perfino servizi di infotainment personalizzati. In prospettiva, questo tipo di connettività sarà cruciale anche per lo sviluppo delle smart road e della guida autonoma, due ambiti in cui le telco avranno un ruolo abilitante essenziale.

Anche nel mondo dell’energia, le partnership tra telco ed utility stanno portando all’adozione massiva di contatori intelligenti e sistemi di demand-response, che consentono una gestione più efficiente dei consumi e una maggiore integrazione delle fonti rinnovabili. In questo ambito, l’IoT rappresenta non solo una leva di efficienza, ma anche uno strumento per affrontare le sfide della transizione energetica.

Sfide di sicurezza nell’era dell’IoT telco

Con l’esplosione dell’Internet of Things, il panorama della sicurezza informatica nelle telecomunicazioni ha subito una trasformazione radicale. Se prima il perimetro di rete era relativamente definito e presidiabile, oggi ci si trova di fronte a un ecosistema eterogeneo e diffuso, in cui miliardi di dispositivi connessi scambiano dati in tempo reale, molti dei quali critici. Questa complessità espone le reti a una nuova generazione di minacce: attacchi mirati, vulnerabilità nei dispositivi, furti di identità digitale, compromissione della supply chain e molto altro. Le telco, in qualità di abilitatori dell’infrastruttura, hanno la responsabilità di costruire modelli di difesa più resilienti, intelligenti e adattivi.

Vulnerabilità dei dispositivi e delle reti

Il primo anello debole della catena è spesso il dispositivo IoT stesso. Molti oggetti connessi, soprattutto nel segmento consumer e low cost, sono sprovvisti di adeguati sistemi di protezione, utilizzano firmware obsoleti o password di default facilmente individuabili. Inoltre, la varietà di standard e protocolli utilizzati nei dispositivi rende difficile l’applicazione di politiche di sicurezza uniformi. In questo contesto, gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) sono diventati particolarmente comuni: sfruttando una botnet formata da migliaia di oggetti IoT compromessi, i criminali informatici possono mettere fuori uso intere reti aziendali o infrastrutture critiche.

Un esempio eclatante è l’attacco Mirai del 2016, che ha colpito provider come Dyn e paralizzato servizi come Twitter, Netflix e Amazon. All’epoca, l’attacco sfruttò stampanti, telecamere e router non protetti per sferrare una delle offensive DDoS più massicce mai registrate. Da allora, il livello di attenzione verso la sicurezza dell’IoT è aumentato, ma la proliferazione incontrollata di dispositivi – stimata in oltre 27 miliardi a livello globale entro il 2025 – continua a rappresentare un rischio sistemico.

Per le telco, questo significa dover adottare sistemi di controllo proattivi basati su tecnologie di anomaly detection, machine learning e threat intelligence. Alcuni operatori hanno iniziato a integrare nei loro router residenziali funzioni di firewall avanzato e antivirus comportamentale, capaci di rilevare attività anomale da parte dei dispositivi domestici. Sul fronte aziendale, invece, si punta su segmentazione di rete, VPN dedicate e reti 5G private con policy di accesso configurabili.

Implementazione del modello Zero Trust

Per rispondere all’evoluzione della minaccia informatica, molte telco stanno adottando il paradigma del “Zero Trust”, un modello che si basa sul principio che nulla, nemmeno ciò che è già all’interno della rete, può essere considerato attendibile per default. Questo approccio comporta una verifica continua dell’identità degli utenti e dei dispositivi, l’applicazione di policy granulari di accesso e l’uso massiccio della crittografia.

Nel contesto IoT, implementare il modello Zero Trust significa costruire un’infrastruttura in cui ogni nodo della rete venga autenticato e autorizzato in modo esplicito prima di poter accedere alle risorse. Ad esempio, una telecamera installata in una fabbrica o un sensore in un impianto elettrico non possono comunicare liberamente con il sistema centrale senza passare attraverso un’autenticazione continua, che può includere la verifica biometrica dell’operatore, l’identificazione univoca del dispositivo, la geolocalizzazione e il controllo del firmware.

Operatori come Verizon e Telefónica stanno integrando il framework Zero Trust direttamente nei loro servizi gestiti per l’IoT industriale, mentre in Italia Tim Security ha lanciato pacchetti specifici per la protezione delle reti aziendali IoT, con moduli che includono la microsegmentazione e l’autenticazione continua basata su certificati digitali. Questo tipo di approccio permette non solo di prevenire le violazioni, ma anche di contenerle rapidamente, isolando il dispositivo compromesso senza compromettere l’intera rete.

Conformità normativa e protezione dei dati

A fianco delle minacce tecnologiche, le telco devono confrontarsi con una crescente pressione normativa. In Europa, il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) impone obblighi stringenti sulla raccolta, conservazione e trattamento dei dati personali, molti dei quali generati proprio da dispositivi IoT. A livello settoriale, si aggiungono normative specifiche come il Cybersecurity Act, la Direttiva Nis2 e la futura Cyber Resilience Act, le cui le disposizioni saranno applicabili a partire dall’11 dicembre 2027 con obblighi anche per i produttori di hardware e software connessi.

Per un operatore telco, rispettare questi requisiti significa dover adottare misure tecniche e organizzative complesse, come la cifratura end-to-end dei dati, la gestione granulare dei consensi, la possibilità di cancellazione selettiva dei dati raccolti da dispositivi (data minimization) e la tracciabilità delle operazioni effettuate su ogni flusso informativo.

In ambito industriale, la protezione dei dati assume una connotazione ancora più strategica: basti pensare alla proprietà intellettuale legata a progetti di automazione, design di prodotti o strategie logistiche. Una compromissione di questi dati può avere un impatto economico diretto, oltre che esporre le aziende a cause legali. Per questo motivo, molte telco offrono oggi servizi integrati di compliance-as-a-service, che uniscono consulenza legale, audit tecnico e strumenti per il controllo continuo della privacy.

Un altro elemento di rilievo, infine, è il concetto di “data sovereignty”, ovvero la necessità per le aziende di sapere dove risiedono i propri dati e sotto quale giurisdizione ricadono. Le Telco europee stanno rispondendo a questa esigenza localizzando data center all’interno dei confini nazionali, adottando infrastrutture cloud conformi alle normative Ue (come Gaia-X), e garantendo la trasparenza nei processi di trattamento dei dati.

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