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Laboratori ad alta tecnologia, l’Emilia-Romagna spinge l’innovazione delle imprese



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Una rete regionale di laboratori pubblici e privati, sostenuta dai fondi Ue, che connette università, ricerca applicata e aziende per rafforzare la competitività nel digitale

Pubblicato il 9 giu 2025



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Nel contesto europeo della trasformazione digitale e dell’innovazione industriale, l’Emilia-Romagna si è distinta come una delle regioni più attive nella costruzione di un sistema di supporto alle imprese basato sul trasferimento tecnologico. Al centro di questa strategia ci sono i laboratori alta tecnologia: una rete pubblica-privata composta da oltre 90 strutture operative dislocate sul territorio regionale, nata per sostenere ricerca industriale, innovazione collaborativa e sviluppo di soluzioni ad alto contenuto tecnologico, in particolare per le Pmi.

Questa rete, promossa e finanziata dalla Regione Emilia-Romagna attraverso il Programma Fesr e le risorse della politica di coesione europea, è oggi una delle più avanzate in Italia. Con un investimento complessivo che supera i 200 milioni di euro dalla programmazione 2014 a oggi, i laboratori offrono competenze, strumentazioni e servizi a imprese di tutti i settori, con un focus strategico su meccatronica, intelligenza artificiale, big data, IoT e tecnologie digitali per l’industria.

Un’infrastruttura strategica per l’innovazione delle imprese

Il funzionamento della Rete Alta Tecnologia si basa su un modello aperto e collaborativo. I laboratori sono ospitati da università, enti di ricerca, fondazioni, centri tecnologici e cluster industriali, ma operano in stretta connessione con il tessuto produttivo regionale. Le imprese possono accedere ai servizi dei laboratori per testare soluzioni innovative, validare prodotti, sviluppare prototipi o ricevere consulenze scientifiche su processi e tecnologie avanzate. Tutto avviene in logica di co-sviluppo, con contratti di ricerca condivisi e linee di intervento personalizzate.

Dal 2020 in avanti, il ruolo dei laboratori si è rafforzato con la nascita degli ecosistemi dell’innovazione, che mettono in rete non solo le strutture tecniche ma anche attori della formazione professionale, incubatori, fablab e poli per l’alta formazione. L’obiettivo è integrare competenze scientifiche, imprenditorialità e capitale umano in un sistema in grado di generare competitività industriale e occupazione qualificata. In particolare, il sistema si è rivelato essenziale per l’adozione di tecnologie 4.0 da parte delle Pmi regionali, che altrimenti avrebbero difficoltà ad accedere a risorse e know-how di frontiera.

Un modello riconosciuto a livello nazionale ed europeo

La Rete Alta Tecnologia è stata riconosciuta come uno dei modelli più efficaci di trasferimento tecnologico pubblico-privato in Italia. È alla base della Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) dell’Emilia-Romagna, documento di pianificazione condiviso con l’Unione Europea, che individua le traiettorie di sviluppo della regione nei settori più promettenti per la crescita sostenibile e digitale. Tra i focus principali: data economy, tecnologie per l’ambiente e la salute, manifattura avanzata, energia rinnovabile, mobilità intelligente.

Secondo i dati pubblicati da OpenCoesione e dalla Regione, tra il 2014 e il 2020 i laboratori hanno gestito oltre 15.000 progetti di innovazione con imprese, coinvolgendo più di 6.000 aziende (in gran parte Pmi) e contribuendo alla creazione di circa 2.000 nuovi posti di lavoro ad alta specializzazione. La rete ha anche attivato programmi europei di ricerca Horizon, collaborazioni transfrontaliere e spin-off accademici che rafforzano l’integrazione con il sistema universitario e con le traiettorie globali dell’innovazione.

Focus Ict: sostegno alla digitalizzazione delle Pmi

Una delle aree in cui la rete ha avuto maggiore impatto è quella dell’Ict. I laboratori specializzati in intelligenza artificiale, software engineering, cybersecurity e infrastrutture digitali hanno supportato le imprese nella transizione tecnologica, offrendo accesso a piattaforme di calcolo, data center, strumenti di simulazione e ambienti per il testing.

In particolare, le imprese Ict hanno potuto beneficiare dei bandi regionali cofinanziati dal Fesr, che coprono fino al 50% dei costi di innovazione quando sostenuti in collaborazione con i laboratori. Questo ha stimolato la nascita di consorzi tra aziende e centri di ricerca, soprattutto nei distretti di Modena, Reggio Emilia, Parma e Bologna. È qui che il sistema produttivo si è maggiormente agganciato alle tecnologie emergenti, creando nuove filiere di valore attorno alla digitalizzazione industriale, alla manutenzione predittiva, alla robotica intelligente.

Trasferimento tecnologico e competenze

I laboratori non offrono solo strumenti e macchinari, ma anche formazione continua e aggiornamento professionale per le imprese. Sono numerosi i percorsi di technology training attivati nei laboratori con il supporto dell’alta formazione regionale, in sinergia con Its e Università. I percorsi sono spesso sviluppati in modalità mista (laboratorio + aula + azienda) e permettono alle Pmi di integrare le nuove tecnologie nei propri processi produttivi attraverso risorse interne già formate.

Questo meccanismo favorisce la diffusione capillare dell’innovazione: i laboratori funzionano come “antenne tecnologiche” sul territorio, intercettando i fabbisogni emergenti delle imprese, proponendo soluzioni scalabili, generando capitale umano specializzato. Il risultato è un vantaggio competitivo stabile, che consente al sistema Emilia-Romagna di posizionarsi tra i primi a livello europeo in termini di capacità innovativa.

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