In un Paese celebre per grandi idee tecnologiche mai uscite dai cassetti delle scrivanie ministeriali, Starlink – il progetto satellitare di Elon Musk e SpaceX – ha rotto gli schemi diventando improvvisamente reale, tangibile e soprattutto funzionante. Quasi un’anomalia nel panorama italiano, questo sistema per la banda larga satellitare in pochi mesi ha saputo conquistare il settore ferroviario e persino quello militare, senza dover ricorrere alle solite eterne discussioni in commissione parlamentare.
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Frecciarossa e Starlink
Ferrovie dello Stato Italiane ha recentemente avviato un progetto pilota per la banda larga sui suoi treni ad alta velocità Frecciarossa, in collaborazione con Icomera, azienda specializzata nella connettività di bordo. Starlink, grazie ai terminali satellitari installati direttamente sui vagoni, offre connessioni stabili anche oltre i 300 km/h. Antenne phased-array – termine complesso per indicare che queste antenne “seguono” autonomamente i satelliti – garantiscono una stabilità di segnale che finora i passeggeri avevano soltanto sognato (e certamente mai provato davvero).
Certo, c’è ancora la sfida delle gallerie, che rimangono zone oscure persino per la tecnologia di Musk. Ma niente paura: si sta già pensando di compensare questo problema installando ripetitori 5G lungo le tratte sotterranee. Non è il teletrasporto, ma almeno garantisce che un messaggio urgente possa finalmente essere inviato senza imprecazioni.
Difesa italiana e F-35
Anche il Ministero della Difesa italiano ha deciso di affidarsi a Starlink per garantire connessioni sicure e affidabili. Il punto di forza? Il sistema funziona adesso, non domani o dopodomani. Tra le applicazioni più strategiche, spicca quella degli F-35, caccia di quinta generazione che utilizzano la rete satellitare per interagire efficacemente con le altre forze Nato. Insomma, la cooperazione atlantica non aspetta, e Starlink è già operativo per fare la differenza, lasciando i più ottimisti sostenitori del progetto IRIS² (previsto per il lontano 2030) a sognare un futuro remoto.
Starlink contro 5G e 6G
Con oltre 4.000 satelliti già in orbita (e molti altri in arrivo), Starlink ha già fatto ciò che molte reti terrestri cellulari sognano ancora di fare: offrire una copertura globale immediata. A differenza delle reti 5G e dell’imminente 6G – che stanno appena iniziando a considerare la possibilità di integrare funzionalità satellitari – Starlink è già qui, disponibile e, soprattutto, testato sul campo. Ironia della sorte, mentre operatori di telecomunicazioni e istituzioni si affannano a ipotizzare standard e strategie future, Starlink ha già risolto il problema da solo, fornendo connettività stabile persino nelle zone più remote del globo.
Se fosse una gara, diremmo che Starlink ha già tagliato il traguardo, mentre gli altri devono ancora indossare le scarpe da corsa.
Tecnica in pillole: come funziona Starlink?
Dal punto di vista tecnico, Starlink si basa su una rete di satelliti in orbita terrestre bassa (circa 550 km), molto più vicini rispetto ai classici satelliti geostazionari. Questo significa latenze bassissime, sotto i 30 millisecondi, rendendo le comunicazioni estremamente fluide. Le antenne phased-array a terra riescono a seguire autonomamente i satelliti, eliminando così la necessità di complessi e costosi sistemi meccanici. Inoltre, la rete Starlink si espande continuamente: nuovi satelliti sono regolarmente lanciati per migliorare ulteriormente la copertura e aumentare la capacità.
Starlink e le decisioni del governo
Il governo italiano, nella figura del Ministro della Difesa Guido Crosetto e della Presidente Giorgia Meloni, ha deciso saggiamente di optare per il pragmatismo, scegliendo una soluzione disponibile ora, piuttosto che attendere futuristiche e indefinite alternative.
Starlink non è soltanto globale nel senso geografico del termine, ma anche perché risolve concretamente problemi reali. E se qualcuno è ancora preoccupato perché la tecnologia è americana, la risposta potrebbe essere semplice: quando un prodotto globale funziona così bene perché mai qualcuno dovrebbe ancora esitare a usarlo?