La politica e i sindacati si confrontano su presente e futuro delle telco: invocate nel corso del dibattito dai player industriali, le istituzioni hanno fornito il loro punto di vista nella tavola rotonda di Telco per l’Italia “La svolta industriale che ridisegna il lavoro e le politiche industriali”.
Se, da un lato, la politica è unanime nel riconoscere il ruolo strategico e di sistema delle Tlc, dall’altro i sindacati chiedono uno sforzo maggiore sul rinnovo del contratto del lavoro, sulla definizione di una politica industriale e sulla risoluzione della crisi dei talenti che, nell’era dell’AI, rischia di avere un impatto devastante.
Indice degli argomenti
Salvatore Deidda (FI): “Le Telco sono strategiche per l’Italia“
“Le Tlc sono un settore strategico per l’Italia, che ci deve portare a lavorare tutti insieme”, ha affermato Salvatore Deidda, Deputato di Fratelli d’Italia, in collegamento da Montecitorio dove è in corso il dibattito sugli emendamenti alla legge sull’Ai del governo. “Occorre condivisione tra politica, imprese, autorità civili, sindacati e accademia per capire come stare al passo con la tecnologia e come cambiare le regole e rafforzare questo settore”.
Oltre a quella sull’Ai, il Parlamento sta discutendo anche altre leggi sul mondo delle telco e del digitale, come quelle su data center, cavi sottomarini e telemarketing.
Iaria (M5S): “Manca la politica industriale, stiamo perdendo asset strategici”
Ma, secondo Antonino Iaria, Deputato del Movimento 5 Stelle, “questo governo è confusionario nelle politiche per le telco. Continuiamo a perdere asset infrastrutturali. Noi vediamo solo l’impatto negativo, con i tanti esuberi di lavoratori, conseguenza anche del consolidamento. Il tema va affrontato in tutti i settori dell’evoluzione digitale, ma ci preoccupa il ritardo con cui il governo sta agendo”.
Per M5S altri Paesi europei si stanno muovendo con maggiore lungimiranza, discutendo di come governare la transizione digitale e l’impatto dell’Ai sul lavoro anche con una nuova forma di reddito di cittadinanza, mentre in Italia “Il governo non ha visione strategica”, ha affermato Iaria.
Pastorella (Azione): “La politica chiamata a rispondere alle sfide delle competenze”
Per Giulia Pastorella, Deputata membro della IX Commissione (Azione) della Camera dei Deputati, il governo non può, però, sostenere modelli di business obsoleti. Sicuramente la politica può e deve accompagnare la transizione delle competenze, perché l’Ai non comporterà solo perdita di posti di lavoro, ma ne creerà altri, con uno spostamento che va previsto e governato. E che richiederà risposte anche in termini di immigrazione qualificata. D’altra parte, le imprese e il mondo della formazione, pubblico e privato, dovranno fare la loro parte.
“La connettività è diventata un diritto fondamentale e compito del regolatore è capire come ottenere il massimo beneficio per i cittadini. Ciò rende superate le contrapposizioni tra Telco, TechCo, Ott o operatori del satellite: quello che conta è garantire un diritto di base”, ha affermato ancora Pastorella. “La politica sa che il settore è strategico, ma la trasformazione delle telco è una responsabilità congiunta, anche delle aziende”.
Faraoni (Fistel Cisl): “Lavoro, cambiamento epocale con l’AI”
Le sfide della formazione e del lavoro sono al centro delle preoccupazioni del sindacato. Alessandro Faraoni, Segretario generale di Fistel Cisl, ha lamentato “l’atteggiamento miope dei governi che dura da molti anni”.
“Non c’è attenzione alle Tlc e alle relative necessità. Questo è un settore nevralgico ma che da due anni aspetta il rinnovo del contratto di lavoro”, ha evidenziato Faraoni, ricordando che l’avvento dell’Ai coinvolgerà i lavoratori in un cambiamento epocale e che anche il contratto collettivo deve dare una risposta.
Eppure, se c’è la volontà trovare una soluzione è possibile: Faraoni ha citato il lavoro svolto da Fistel Cisl col Mimit per salvaguardare un’azienda del call center classico e trasformarla in un’attività digitale, con interventi mirati sulla formazione, tutelando le competenze tecniche e il territorio.
“Spesso i giovani non hanno le competenze necessarie per il mondo digitale e molti di quelli che le hanno lasciano l’Italia perché sottopagati”, ha notato Faraoni. “Per questo il contratto è così importante. Occorre un piano nazionale – anzi internazionale sulla riqualificazione. E anche gli ammortizzatori sociali devono modernizzarsi”.
Saccone (Slc Cgil): “Crisi delle telco, ci rimettono i lavoratori e il Paese”
Sono temi condivisi da Riccardo Saccone, Segretario generale di Slc Cgil.
“Tutti dicono che il settore delle Tlc è strategico, ma non se ne occupa nessuno. Siamo in piena transizione digitale e questa rivoluzione va accompagnata. Non se ne possono scaricare i costi sulla collettività”, ha affermato Saccone.
Per il Segretario generale di Slc Cgil, le Tlc sono “un settore che sta morendo” e che esige un intervento urgente.
“La transizione delle competenze è un’emergenza. Andrebbe rifinanziato il contratto di espansione per gestire sia il cambio di competenze sia l’ingresso di nuovi talenti, ma finora non ci sono risposte dal governo. Il mancato rinnovo del contratto del lavoro dimostra questo vuoto”.
Il risultato è che per tante telco la trasformazione in TechCo è impraticabile; molte aziende offrono “solo servizi standardizzati a costi bassi”. E così “Ci rimettono i lavoratori e il sistema-paese: il 40% della nostra popolazione vive in aree interne che restano poco coperte dalle nuove reti Tlc”.
Ugliarolo (Uilcom Uil): “Passaggio da Telco a TechCo nuova sfida per la politica”
Per Salvo Ugliarolo, Segretario generale di Uilcom Uil, la situazione attuale delle aziende telco e dei loro lavoratori è frutto di “decenni di errori della classe politica”, ovvero di decenni di mancanza di una politica industriale.
Ora il passaggio a TechCo è una nuova sfida per la politica, che deve capire come accompagnare la trasformazione, con la fine di alcuni modelli di business e di attività, da un lato, e la generazione di nuove opportunità dall’altro.
L’Ai, in particolare, è destinata a cambiare profondamente il mercato del lavoro e, ancora una volta, “occorre una politica industriale, il che significa instaurare un dialogo tra governo, sindacati e imprese per anticipare i cambiamenti. Ma questo non avviene”.
Resta l’emergenza dei giovani che abbandonano l’Italia per lavorare all’estero, ha concluso Ugliarolo: “Anche su questo il governo apra un dialogo”.