I fornitori europei del cloud “tengono” con una quota del 15% del mercato, ma il quadro resta debole, perché gli hyperscaler Usa continuano a rafforzare il loro dominio.
Secondo i nuovi dati diffusi da Synergy Research Group, i vendor europei di servizi cloud hanno più che triplicato le loro entrate cloud locali dal 2017 al 2024; tuttavia, nello stesso periodo il mercato europeo del cloud è cresciuto di un fattore sei, raggiungendo i 61 miliardi di euro nel 2024.
La quota di mercato dei fornitori di cloud europei è scesa dal 29% nel 2017 al 15% nel 2022, ma da allora è rimasta relativamente costante a circa il 15%.
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Il cloud europeo resiste ma è dominio Big tech Usa
I principali beneficiari della crescita del mercato restano, dunque, le big tech americane: Amazon, Microsoft e Google, che rappresentano il 70% del mercato europeo.
Tra i fornitori europei di cloud, SAP e Deutsche Telekom sono i leader, ciascuno dei quali rappresenta il 2% del mercato europeo. Sono seguiti da OVHcloud, Tim, Orange e da una lunga lista di attori nazionali e regionali. Sono presenti anche alcuni fornitori di cloud statunitensi e asiatici più piccoli.
I ricavi dei servizi IaaS, PaaS e hosted
Synergy stima che i ricavi dei servizi di infrastruttura cloud europei (inclusi IaaS, PaaS e servizi cloud privati hosted) siano stati di 36 miliardi di euro nella prima metà del 2025, con ricavi per l’intero anno 2025 che cresceranno di circa il 24% dal 2024. I servizi pubblici IaaS e PaaS rappresentano la maggior parte del mercato e continuano a crescere più rapidamente rispetto ai servizi privati hosted.
L’AI sta guidando sempre più il mercato, con una crescita del 140-160% in servizi generativi specifici per l’intelligenza artificiale come GPUaaS e GenAI PaaS.
In Europa i più grandi mercati cloud sono il Regno Unito e la Germania, ma i grandi mercati con i più alti tassi di crescita sono Irlanda, Spagna e Italia.
Il cloud europeo manca di scala e risorse finanziarie
“Il mercato cloud è un gioco di scala in cui gli aspiranti leader devono piazzare enormi investimenti, devono avere una visione a lungo termine della redditività, devono mantenere una determinazione mirata per avere successo e devono raggiungere costantemente l’eccellenza operativa. Nessuna azienda europea si è avvicinata a questa serie di criteri e il risultato è un mercato in cui i cinque leader sono tutte società statunitensi”, ha affermato John Dinsdale, Chief analyst di Synergy Research Group.
Dinsdale sottolinea che i fornitori di cloud statunitensi continuano a investire circa 10 miliardi di euro ogni trimestre in programmi europei e queste cifre sono scogli insormontabili per qualsiasi azienda che desideri sfidare seriamente la loro leadership di mercato. Di conseguenza, i fornitori di cloud europei si sono per lo più stabiliti sulle loro posizioni circoscritte offrendo servizi a clienti locali hanno esigenze specifiche, a volte lavorando come partner dei grandi fornitori di cloud statunitensi.
“Mentre molti fornitori di cloud europei continueranno a crescere, è improbabile che riescano a spostare l’ago della bilancia in termini di quota di mercato europea complessiva”, conclude Dinsdale.
Le grandi manovre dei big americani in Europa
L’Europa, in definitiva, resta terra di conquista dei giganti tecnologici statunitensi.
Oracle ha in programma di investire 3 miliardi di dollari nell’accrescimento della propria infrastruttura di intelligenza artificiale e cloud in due paesi europei nei prossimi cinque anni. Le risorse, più nello specifico, comprendono due miliardi di dollari destinati alla Germania, dove risiede l’infrastruttura AI di Francoforte, e un miliardo per le attività già avviate nei Paesi Bassi, con l’aggiunta di capacità AI nella regione di Amsterdam.
Gli impegni di Oracle in Germania e nei Paesi Bassi arrivano solo pochi mesi dopo l’annuncio dei piani di investimento di 5 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per soddisfare la domanda in rapida crescita dei propri servizi cloud nel Regno Unito.
Inoltre, l’azienda sta collaborando con le società di telecomunicazioni che stanno spostando la loro attenzione strategica e i loro investimenti verso l’infrastruttura di intelligenza artificiale. Ad esempio, in Italia, Tim Enterprise ha accettato lo scorso anno di implementare i servizi Oracle Cloud Infrastructure (Oci) nella sua offerta e di diventare partner di una seconda regione italiana, a Torino.
Anche Aws sta investendo pesantemente nella sua infrastruttura europea per soddisfare i nuovi fabbisogni dei carichi di lavoro di intelligenza artificiale e apprendimento automatico. Si parla di 7,8 miliardi di euro destinati nell’Aws European Sovereign Cloud, una regione cloud separata in Germania progettata per la residenza dei dati nell’Ue e l’indipendenza operativa, a cui si aggiungonogli 1,2 miliardi per lo sviluppo della struttura di Milano, che si concentrerà sull’intelligenza artificiale e più in generale sulle applicazioni di elaborazione ad alte prestazioni.
Microsoft d’altra parte ha annunciato che nei prossimi due anni amplierà del 40% la capacità dei propri data center in Europa. A ottobre, Redmond aveva varato un’iniziativa da 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni per espandere la propria infrastruttura di data center hyperscale cloud e AI in Italia e fornire formazione sulle competenze digitali a oltre 1 milione di italiani entro la fine del 2025.
L’impegno di Google Cloud a puntellare la propria presenza nel Vecchio continente è infine dimostrato dal recente annuncio di un investimento di un miliardo di dollari in un nuovo data center a Waltham Cross, nell’Hertfordshire, Regno Unito. Una mossa in linea con la visione del governo britannico di promuovere la leadership tecnologica sulla scena globale.