La crescita esplosiva del traffico dati che ha caratterizzato il decennio pre-pandemico sta rallentando. Secondo le analisi di Enders Analysis e Analysys Mason, nei mercati sviluppati il traffico Internet continua a crescere, ma a ritmi più moderati: tra il 10% e il 15% annuo per la banda larga fissa e appena il 5% per il mobile in alcuni Paesi europei. Il fenomeno riflette una saturazione del mercato, dove la maggior parte dei consumatori possiede già uno smartphone e utilizza intensivamente streaming e social media.
Per gli operatori telco, questo plateau rappresenta una svolta strategica. Da un lato, segna la fine di un’epoca di espansione accelerata; dall’altro, offre l’opportunità di ridurre gli investimenti infrastrutturali, preservare il cash flow e migliorare la redditività. Secondo PwC, il ritorno sugli asset per gli Mno è stato del 2–3% negli ultimi cinque anni, paragonabile a quello delle utility, ma senza le protezioni regolatorie di cui queste godono.
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Un’occasione per ripensare il modello telco
La stabilizzazione della domanda consente agli operatori di consolidare la redditività e di esplorare nuove fonti di ricavo. PwC prevede che i ricavi globali delle telecomunicazioni cresceranno solo del 2,9% annuo fino al 2028, al di sotto dell’inflazione, mentre l’Arpu è destinato a calare del 2% annuo su mobile, banda larga e voce.
In risposta, le telco stanno orientando gli investimenti verso mercati ad alta crescita come Africa, Medio Oriente e Turchia, dove gruppi come Vodafone e Orange registrano aumenti a doppia cifra nei ricavi da servizi. Parallelamente, si intensificano le pressioni su Bruxelles per una riforma regolatoria che consenta il consolidamento del mercato europeo, oggi frammentato e poco competitivo.
Telco AI, la nuova frontiera della crescita
Nel mezzo di questo scenario, l’intelligenza artificiale emerge come la wildcard capace di rilanciare la domanda e trasformare il settore. Se oggi i carichi AI sono gestiti dai data center cloud di giganti come Google e OpenAI, l’adozione diffusa di assistenti AI su smartphone, strumenti di sintesi automatica e app generative video e immagini potrebbe generare una nuova ondata di consumo dati, soprattutto in uplink.
Secondo l’Ericsson Mobility Report, il traffico mobile è destinato a triplicare entro il 2030, con l’AI generativa che contribuirà in modo crescente. Le app video-first e gli assistenti in tempo reale potrebbero stressare la capacità di rete, costringendo gli operatori a rivedere i modelli di performance e pricing.
Reti intelligenti e ottimizzazione operativa
L’AI non è solo fonte di domanda, ma anche strumento di efficienza. Le reti telco possono diventare auto-riparanti, capaci di rilevare guasti, prevedere congestioni e ottimizzare l’allocazione delle risorse. Tecnologie come il dynamic traffic routing, la pianificazione predittiva della capacità e il controllo energetico intelligente permettono di ridurre i downtime e migliorare la qualità del servizio.
Questa evoluzione verso le zero-touch operations consente di ridurre i costi operativi e di liberare risorse per l’innovazione. L’AI diventa così un alleato strategico per affrontare la stagnazione dei ricavi e rilanciare la competitività.
Open Ran e infrastrutture software-driven
Per navigare il nuovo scenario, le telco stanno investendo in architetture flessibili come Open Ran e infrastrutture cloud-native. Queste soluzioni permettono scalabilità rapida, agilità operativa e upgrade più economici rispetto ai modelli hardware-centrici. Secondo First Point Group, il mercato Open Ran varrà tra 3,98 e 6,53 miliardi di dollari nel 2025, con prospettive di crescita fino a 41,5 miliardi entro il 2030.
Le partnership con cloud provider e aziende AI diventano essenziali per sviluppare servizi innovativi e condividere i costi infrastrutturali. Un esempio è la collaborazione tra Microsoft e Telefónica, che attraverso la piattaforma Kernel e l’iniziativa Open Gateway punta a trasformare le reti in piattaforme programmabili.
Monetizzazione dell’AI e nuovi modelli di business
Le telco stanno esplorando modelli di monetizzazione per capitalizzare sulla crescita del traffico AI. Tra le soluzioni emergenti ci sono: AI-as-a-Service (AIaaS) per clienti enterprise; Pacchetti premium ottimizzati per applicazioni AI a bassa latenza; Modelli di pricing dinamico basati su pattern di utilizzo e carico di rete.
Secondo Omdia, gli operatori telco guadagneranno 4 miliardi di dollari in ricavi B2B da AI nel 2025, con un Cagr del 65% fino al 2030. L’AI non è solo un driver di traffico, ma una fonte di servizi e infrastrutture da offrire al mercato.
Regolazione e sostenibilità degli investimenti
La crescita dell’AI riapre il dibattito sulla ripartizione dei costi infrastrutturali. Se i servizi AI generano nuovi picchi di utilizzo, gli operatori potrebbero tornare a chiedere ai content provider di contribuire alla manutenzione delle reti. La collaborazione con i regolatori sarà cruciale per definire framework equi che garantiscano investimenti sostenibili e stimolino l’innovazione.
Secondo McKinsey, le telco possono diventare la spina dorsale dell’economia AI, ma il successo dipenderà dalla capacità di gestire dinamiche di mercato complesse, domanda incerta e concorrenza crescente.
Telco AI, da minaccia a catalizzatore
La fase di plateau del traffico dati offre agli operatori una pausa strategica per consolidare la redditività. Ma l’accelerazione dell’innovazione AI potrebbe presto rompere l’equilibrio, inaugurando una nuova era di domanda, investimenti e competizione.
Abbracciando la trasformazione – modernizzando le reti, stringendo alleanze, innovando i modelli di business e dialogando con i regolatori – le telco possono convertire la disruption AI in un catalizzatore di crescita, differenziazione e leadership.