L’infrastruttura di cavi sottomarini dell’Europa – colonna portante dell’economia digitale e della transizione energetica – è sempre più esposta a rischi legati a tensioni geopolitiche, impatti climatici e scarsa preparazione. In una dichiarazione congiunta, l’European Subsea Cables Association (ESCA) e l’International Marine Contractors Association (IMCA) avvertono che barriere normative, carenza di manodopera qualificata per le operazioni offshore e assenza di soluzioni pronte all’uso stanno compromettendo la capacità del continente di riparare rapidamente i cavi danneggiati.
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Il piano Ue
L’allarme arriva in risposta al Cable Security Action Plan della Commissione europea, che punta a rafforzare prevenzione, rilevamento, risposta e deterrenza contro le minacce alle infrastrutture sottomarine. Le associazioni accolgono positivamente l’iniziativa, ma avvertono: senza una collaborazione diretta tra autorità pubbliche e settore privato, l’Europa rischia di non raggiungere il livello di resilienza ormai indispensabile.
Oggi i cavi sottomarini per telecomunicazioni trasportano oltre il 99% del traffico dati intercontinentale, mentre i cavi elettrici veicolano sempre più energia rinnovabile e permettono lo scambio di elettricità tra Paesi europei. Un danno – causato da pesca, ancoraggi, eventi naturali o incidenti – può bloccare in tempo reale comunicazioni digitali, flussi energetici e sistemi finanziari. Eppure le riparazioni sono sempre più lente, frenate non solo da carenze di capacità ma anche da procedure di autorizzazione frammentate e obsolete nei diversi Stati membri dell’UE.
Per i cavi di telecomunicazioni esistono già zone di manutenzione globali e accordi di settore che consentono interventi rapidi, ma la flotta di navi di supporto sta invecchiando e gli investimenti restano incerti. La situazione è ancora più complessa per i cavi elettrici, più grandi e difficili da riparare, con tempi di fermo che possono avere conseguenze più gravi. La domanda di navi per nuovi progetti d’installazione può entrare in conflitto con le esigenze di riparazione d’emergenza, mentre le autorizzazioni transfrontaliere creano colli di bottiglia critici.
Garantire una riparazione veloce
«I cavi sottomarini sono infrastrutture invisibili ma vitali per l’Europa moderna. L’industria progetta sistemi resilienti, ma i governi devono garantire politiche che consentano di riparare i cavi rapidamente. I ritardi causati da permessi o regolamenti non sono accettabili in un contesto di rischio crescente», afferma Stephen Dawe, presidente di ESCA.
Sulla stessa linea Iain Grainger, ceo di IMCA: «Il nostro settore fornisce la capacità marina alla base della transizione energetica e digitale europea. Ma senza investimenti coordinati e sostegno strategico, il rischio è di trovarsi con una carenza di mezzi proprio quando serviranno di più».
Le misure proposte
La dichiarazione congiunta propone misure concrete: più investimenti pubblico–privato per potenziare la flotta di riparazione e creare scorte strategiche di attrezzature; programmi nazionali di formazione per colmare il gap di competenze; riforme urgenti dei quadri normativi per velocizzare gli interventi in caso di guasti imprevisti.
Gli incidenti recenti nel Baltico e nel Mare del Nord hanno reso evidente che le vulnerabilità sottomarine non sono un’astrazione, ma un problema strategico concreto. Per ESCA e IMCA, la resilienza dei cavi deve diventare una priorità nazionale e continentale, supportata da politiche coerenti, risposte coordinate e investimenti duraturi.
«Queste sono le linee di vita invisibili del mondo moderno – concludono – e vanno protette con la massima urgenza».