L’Aula della Camera ha rinviato la proposta di legge delega (pdl) sui data center in Commissione Trasporti, approvando così la richiesta del relatore Enzo Amich (FdI). Il rinvio è stato chiesto per approfondire in Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni alcuni “profili problematici” emersi nella delega ed evidenziati dalla Ragioneria generale dello Stato.
Il progetto di legge A.C. 1928 e abb.-A conferisce una delega al Governo “per l’organizzazione, la realizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dei centri di elaborazione dati” ed è il frutto dell’unificazione di diverse proposte parlamentari, basato su un lavoro bipartisan. Un’analisi degli effetti finanziari, curata dal Servizio Bilancio dello Stato, accompagna il testo unificato per evidenziare gli elementi principali e le possibili implicazioni di natura economica e amministrativa. La proposta di legge delega ha una clausola di invarianza e non deve comportare costi per lo Stato.
Il testo unificato è stato definito lo scorso dicembre, mentre la discussione generale da parte della Camera dei deputati è arrivata lo scorso 6 agosto. Ora la battuta d’arresto.
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Pdl data center, legge rinviata alla Commissione Trasporti
La Ragioneria di Stato ha bocciato la proposta evidenziando possibili nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica relativamente a numerosi commi all’articolo 3 della legge. Il testo non chiarirebbe le modalità di copertura di tali costi pubblici.
“La relazione tecnica trasmessa non è verificabile”, ha scritto il Ragioniere Generale dello Stato Daria Perrotta.
Secondo quanto dichiarato dal deputato di Fratelli d’Italia Amich, il rinvio della proposta di legge sui centri di elaborazione dati consentirà di rafforzare il testo. Amich ha assicurato che il pdl potrà tornare all’esame dell’Assemblea di Montecitorio entro un mese e il rinvio in Commissione Trasporti “permetterà di affinare il testo, garantendo una normativa all’avanguardia”.
Il Pdl sui data center “è un’occasione strategica per posizionare l’Italia come hub tecnologico in Europa, attrattivo per investimenti e innovazione“, ha aggiunto Amich. “Ringraziamo il Presidente Deidda, il Governo e i colleghi: in questi mesi la collaborazione responsabile tra maggioranza e opposizione ha consentito di svolgere un eccellente lavoro”.
“L’approvazione dell’Aula per il rinvio in Commissione nasce dalla necessità di approfondire la relazione tecnica della Commissione Bilancio e la nota della Ragioneria dello Stato, con particolare attenzione ai criteri di delega dell’articolo 3,” aggiunge Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia e Presidente della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. “Questo passaggio rafforzerà il provvedimento, rendendolo ancor più efficace e condiviso”.
I data center al centro dei lavori di Governo e Parlamento
Contattata da CorCom anche la deputata Giulia Pastorella (Azione) sottolinea che il rinvio non è un segnale negativo: “Il Governo indica che il testo va affinato perché non sono chiare alcune coperture. Modificheremo e miglioreremo ulteriormente il testo. Penso che il rinvio ci dia margine per portare la legge a casa”.
Secondo fonti parlamentari, il Mase aveva indicato che, durante l’estate, avrebbe proposto un decreto per occuparsi dell’iter autorizzativo, ma il ritorno del testo in Commissione Trasporti sembra garantire che la proposta di legge di iniziativa parlamentare andrà avanti. La legge è sentita come fondamentale sia dal Parlamento che dal Governo, in quanto tocca un settore strategico per l’economia e l’innovazione italiana, capace di attrarre investimenti consistenti.
“La Commissione Trasporti resta impegnata, con tutte le forze politiche presenti; questa legge è molto importante”, ribadisce Pastorella.
La deputata e vicepresidente di Azione, durante il dibattito in Commissione, ha presentato due emendamenti (di cui uno accolto e uno respinto) contro l’inserimento nel testo di incentivi – proprio gli elementi che hanno preoccupato la Ragioneria di Stato.
Sostegno allo sviluppo tecnologico del Paese
La legge italiana sui data center – come si legge sul testo in esame – ha la finalità “di sostenere la crescita del sistema produttivo digitale e lo sviluppo tecnologico del Paese, favorendo gli investimenti pubblici e privati volti all’innovazione tecnologica nel settore dei centri di elaborazione dati, attraverso la definizione di una normativa di carattere generale per l’organizzazione, la realizzazione, lo sviluppo, l’approvvigionamento energetico sostenibile, circolare e costante e il potenziamento dei centri di elaborazione dati, nel rispetto dei princìpi costituzionali, dell’ordinamento dell’Unione europea e del diritto internazionale”.
Il pdl data center conferisce “una delega al Governo per l’adozione, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge in esame, di uno o più decreti legislativi per la disciplina dei centri di elaborazione dati e il coordinamento delle procedure” per la loro realizzazione e organizzazione.
Norme semplificate e investimenti
In particolare, il governo potrà legiferare per “prevedere, per l’intero territorio nazionale, procedimenti amministrativi semplificati e unici nonché percorsi di valutazione e approvazione dei progetti di nuovi centri di elaborazione dati, celeri e con termini certi”; qualificare i progetti di nuovi data center come “progetti di pubblica
utilità indifferibili e urgenti”, e quindi “l’adozione di un procedimento
semplificato per la valutazione di impatto ambientale (VIA) e l’autorizzazione
integrata ambientale (AIA) riferite ai progetti medesimi; e “introdurre misure di deroga alle norme e agli strumenti urbanistici per l’attuazione degli interventi necessari alla realizzazione dei centri di elaborazione dati”.
Tra gli altri compiti del Governo sono elencati anche: “incentivare la sicurezza fisica e cibernetica dei centri di elaborazione dati, anche al fine di ridurre i rischi ambientali ad essi legati, e assicurare il rispetto dei criteri di sicurezza cibernetica e di protezione delle informazioni classificate, definendo le competenze dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale”; “favorire il pieno utilizzo delle strutture di archiviazione di dati già esistenti, con priorità per quelle che dimostrano un’efficienza ambientale adeguata; “promuovere lo sviluppo tecnologico e sostenere l’economia digitale, incentivando gli investimenti pubblici e privati nell’innovazione tecnologica” per il settore dei data center.
Data center, il potenziale dell’Italia dipende anche dalla fibra
Sui data center l’Italia ha il potenziale per essere protagonista europea, grazie alla sua posizione geografica, alla disponibilità di aree adatte e già connesse, ai tempi di connessione tra i più bassi in Europa e a un modello energetico unico nel continente, che può contare su diverse fonti di energia, dall’idrogeno al biometano, dalle rinnovabili all tecnologie per la carbon capture. È quanto conclude la prima analisi della Community data center Italia di Teha group (controllata da The European House – Ambrosetti), dedicata allo sviluppo del settore dei data center nel nostro Paese.
La stima è che questo mix di condizioni favorevoli potrà abilitare 23 miliardi di euro di investimenti in costruzione, approvvigionamento e riempimento di server It per nuove infrastrutture entro il 2030. Tra i conseguenti benefici economici, l’occupazione nel settore triplicherà nei prossimi cinque anni.
Ma per realizzare questo potenziale occorrerà affrontare alcune sfide fondamentali: migliorare la connettività, semplificare i processi autorizzativi, attrarre e formare capitale umano qualificato e, soprattutto, affrontare il nodo energetico, visto che i costi dell’elettricità per le imprese in Italia sono i più alti d’Europa. Occorre anche efficientare la rete di distribuzione dell’energia, valorizzando tutte le leve energetiche e di decarbonizzazione disponibili in modo pragmatico e non ideologico, afferma lo studio.