Il consolidamento nel settore della telefonia mobile è cosa buona e giusta. Lo dicono anche in Gran Bretagna, dove si comincia a toccare con mano gli esiti della fusione tra Vodafone e Three. Un’operazione che, secondo il policy director di Ofcom, Brian Potterill, invertirà una tendenza comune a molti mercati europei: “Con investitori e operatori che non sono riusciti a generare profitti negli ultimi dieci anni, gli investimenti nel comparto sono rimasti stagnanti”, ha osservato Potteril in occasione di un panel organizzato nella cornice dell’evento Connected Britain.
Per il direttore dell’Office of Communications britannico, la fusione tra Vodafone e Three sarà “positiva” per il settore: “I benefici sono dovuti agli impegni di investimento di rete inclusi nei rimedi normativi. In base ai termini della fusione, la neonata VodafoneThree si è impegnata a investire miliardi nelle sue reti per migliorarne la qualità”.
Secondo Potterill, la fusione avrà probabilmente un impatto più ampio sul mercato retail, attenuando la pressione al ribasso sui prezzi, cosa che dovrebbe far molto piacere agli operatori.
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Migliorare la qualità della rete anche attraverso la consapevolezza
Ma Potterill va oltre: l’Ofcom avrebbe avuto una vera e propria epifania, durante la valutazione della fusione tra Vodafone e Three, riguardo al modo in cui i clienti scelgono i provider. L’authority si è resa conto che gli utenti spesso non ricevono le informazioni necessarie per ottenere una qualità di rete ottimale nella loro area, il che ha spinto l’autorità di regolamentazione a creare lo strumento Map Your Mobile, rilasciato all’inizio di quest’anno.
La modifica introduce soglie più elevate per definire una copertura affidabile, per riflettere i mutevoli modelli di utilizzo e i requisiti di applicazioni ad alto consumo di dati come lo streaming.
I clienti sono più interessati alla qualità della copertura nelle aree più frequentate piuttosto che in quelle remote prive di copertura, ha affermato Potterill, precisando che la mancanza di informazioni affidabili sulla qualità del servizio ha portato i clienti a considerare il prezzo come unico criterio di scelta.
Labriola: “Il consolidamento è necessario, ma non sono ottimista”
La riduzione del numero di concorrenti e la formazione di giganti pan-europei è, per molte telco, la soluzione agli annosi problemi del settore – profitti in contrazione, necessità di ingenti investimenti nelle reti di nuova generazione, esigenza di raggiungere grandi mercati. Ma l’apertura mostrata dalla Commissione europea non sembra portare a provvedimenti concreti.
In Italia tra gli alfieri del consolidamento c’è Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, che però continua a esprimere il suo scetticismo sulla possibilità di sviluppare il tema. “Non sono ottimista, ne stiamo parlando da un anno”, ha affermato Labriola, intervistato durante un evento organizzato da FT e ConnectEurope.
Per gli operatori di telecomunicazioni italiani ed europei, ha detto Labriola, “è necessario andare verso un consolidamento che riduca la frammentazione del mercato, legando questa possibilità a un impegno sugli investimenti. Lasciateci fondere e ci prenderemo impegni sugli investimenti”, ha assicurato. “Tre operatori non sono un monopolio, stiamo chiedendo di passare da quattro aziende a tre″.
In Europa l’eccessiva regolamentazione frena l’afflusso di denaro
“Penso che sia necessario ricordare le regole del gioco in Europa”, ha sottolineato Labriola. “Siamo tutte società quotate in Borsa e dobbiamo generare profitti. Se la società quotata in Borsa genera profitti, il creditore darà più soldi da reinvestire in innovazione e tecnologia. Negli ultimi tre o quattro anni, forse anche qualcosa di più, questa formula non sta funzionando. Quindi, se si guarda al livello dei titoli delle società di telecomunicazioni in Europa, la nostra attività è quella meno attraente per i mercati finanziari”. Di conseguenza, “Dobbiamo iniziare a pensare che l’Europa è una parte del mondo in cui fluiscono i soldi e dove arrivano i ritorni sugli investimenti. E purtroppo in Europa, nel settore delle telecomunicazioni, questi soldi non stanno fluendo”.
Ricordando l’esempio positivo del Brasile, Labriola ha aggiunto: Dobbiamo essere coraggiosi e affrontare la questione, perché continuiamo a guardare al passato e a volte regolamentiamo tutto in modo eccessivo”.