Il 2025 conferma la centralità del Cloud come motore dell’innovazione e della competitività. Secondo l’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato italiano raggiunge quota 8,13 miliardi di euro, con una crescita del 20% rispetto al 2024. A trainare questa dinamica è la combinazione di Intelligenza Artificiale e sovranità digitale, due direttrici che plasmano strategie aziendali e decisioni politiche.
L’Europa, con un mercato da 112 miliardi di dollari, continua a registrare un peso dominante degli hyperscaler non europei, che detengono quasi il 90% delle quote. Una concentrazione che riaccende il dibattito sulla capacità del continente di mantenere autonomia e resilienza in uno scenario geopolitico complesso.
Indice degli argomenti
Public & Hybrid Cloud come traino della spesa
In Italia, la componente Public & Hybrid Cloud rappresenta il cuore della crescita, con una spesa di 5,83 miliardi di euro (+21%). Dentro questa cifra spiccano:
- l’Infrastructure as a Service (IaaS) con 2,63 miliardi (+23%), alimentata dall’uso di macchine virtuali per applicazioni AI;
- il Software as a Service (SaaS) a 2,2 miliardi (+19%), spinto da soluzioni di sicurezza e analytics integrate con AI;
- il Platform as a Service (PaaS), che per la prima volta supera il miliardo (+21%), grazie alla diffusione di API e servizi per modelli generativi. Accanto a questa crescita, il Private Cloud tocca 1,39 miliardi (+23%), sostenuto dalla necessità di maggiore controllo e dall’emergere di offerte di Cloud sovrano. Un segnale chiaro della sensibilità delle imprese verso la tutela del dato.
La spinta della Pubblica Amministrazione
Un contributo rilevante arriva dal settore pubblico. La Strategia Cloud Italia e il Polo Strategico Nazionale hanno innescato progetti di migrazione che rafforzano la resilienza della Pubblica Amministrazione. Questo testimonia come la nuvola sia diventata una leva imprescindibile non solo per il settore privato ma anche per i servizi essenziali ai cittadini.
Le PMI tra consolidamento e nuove opportunità
Nelle piccole e medie imprese, l’adozione del Cloud resta stabile al 67%, ma cresce la spesa complessiva, che raggiunge i 690 milioni di euro (+18%). Le PMI che hanno già intrapreso il percorso cloud ne ampliano l’utilizzo, in particolare per servizi di sicurezza e infrastrutture applicative. Il dato evidenzia un consolidamento piuttosto che una nuova ondata di adozioni, segnale di un mercato che inizia a maturare.
Verso un approccio più selettivo
Il 2025 segna un punto di svolta nelle strategie aziendali. Cala la quota di imprese con approccio Cloud first (dal 39% al 32%), mentre aumenta il ricorso a strategie ibride e mirate. Il 46% delle grandi organizzazioni decide caso per caso quali carichi di lavoro affidare al Cloud e quali mantenere on-premise.
Le iniziative di repatriation restano marginali (sotto il 5%), ma il 35% delle grandi aziende dichiara di valutare questa opzione, segno di una crescente attenzione a bilanciare flessibilità e controllo.
Sicurezza e compliance in primo piano
Un altro trend emergente riguarda la cybersecurity e la compliance normativa. Il 72% delle imprese ha avviato progetti per rafforzare la sicurezza informatica, mentre il 39% ha lavorato per adeguarsi alle nuove direttive europee come NIS2, DORA e AI Act.
La protezione del dato diventa quindi un pilastro strategico, soprattutto in un contesto dove l’AI introduce nuove opportunità ma anche nuovi rischi.
Cloud e AI: un binomio inseparabile
Il Cloud si conferma l’infrastruttura abilitante per l’Intelligenza Artificiale. Nel 2025, il 25% delle grandi imprese utilizza API di AI-as-a-Service, il 23% applicazioni pronte all’uso e il 16% piattaforme per sviluppatori. Tuttavia, solo il 30% affida i propri progetti esclusivamente al Public Cloud: la maggioranza preferisce soluzioni Private o on-premise per garantire controllo e conformità.
La sfida della sovranità digitale
Il nodo centrale resta quello della sovranità tecnologica. L’Europa, per diventare davvero un AI Continent, deve ridurre la dipendenza dagli hyperscaler e costruire politiche industriali comuni, filiere digitali continentali e partnership tra attori globali ed ecosistemi locali.
Il ritardo competitivo dei provider europei, che il 54% delle organizzazioni considera poco innovativi e lenti nell’aggiornamento, rende urgente un cambio di passo. Solo così sarà possibile bilanciare regolazione e competitività, evitando che il futuro digitale europeo resti subordinato a logiche esterne.