Il nuovo report Gsma porta un messaggio chiaro al settore telco: il 6G richiederà un salto di capacità e di pianificazione senza precedenti. L’associazione stima che le reti di prossima generazione avranno bisogno fino a tre volte dello spettro mid-band disponibile oggi per tenere il passo con la domanda di dati e con servizi alimentati dall’AI. Una previsione che sposta il dibattito dall’hype tecnologico alla gestione concreta delle risorse radio, con impatti economici e regolatori immediati.
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6G e spettro, la posta in gioco per la competitività
La Gsma quantifica il fabbisogno: in media 2-3 GHz di mid-band per Paese tra il 2035 e il 2040, con picchi fino a 4 GHz nei mercati più esigenti. Oggi, molti Paesi dispongono di circa 1 GHz identificate per l’Imt. Il gap è netto e va colmato con decisioni ravvicinate, per non arrivare al 6G con reti già congestionate. “Senza una pianificazione anticipata, i Paesi rischiano velocità ridotte e opportunità economiche perdute”, avverte il report. Parole che delineano un’agenda politica e industriale urgente.
La pressione si concentrerà in aree urbane ad altissima domanda. Qui si produrrà l’83% del traffico mobile globale, pur occupando appena il 5% della superficie terrestre. Questi numeri spiegano perché la mid-band resti il baricentro della capacità: canali da 200-400 MHz per operatore saranno necessari per garantire ampiezza di banda, prestazioni e esperienze stabili in mobilità.
Dalle tempistiche al rischio bottleneck: cosa succede se si ritarda
La Gsma colloca i primi lanci commerciali del 6G a partire dal 2030. Tra i Paesi in prima linea figurano Cina, Giappone, Corea del Sud, Usa, Europa, Gcc, India e Vietnam. Il messaggio è operativo: per evitare colli di bottiglia nella prima ondata 6G, almeno 2 GHz di mid-band dovranno essere operativi già entro il 2030. L’alternativa è un avvio a scartamento ridotto, con esperienze utente deludenti e ecosistemi industriali frenati.
A supporto della traiettoria contribuisce la Wrc-23, che ha identificato la banda 6 GHz per uso mobile in tutte le regioni Itu, disegnando una rotta di armonizzazione per la capacità 5G-Advanced e oltre. Ma il vero banco di prova sarà la Wrc-27, dove si dovrà consolidare una mappa globale delle mid-band e la convivenza con servizi esistenti.
Quali bande per la prossima espansione mid-band
Il report indica un set di bande candidate per coprire il fabbisogno addizionale di 1-3 GHz. Tra queste, il 3.8–4.2 GHz, il 4.4–4.99 GHz, l’upper 6 GHz (6.425–7.125 GHz) e il 7.125–8.4 GHz. L’obiettivo è garantire canali larghi e a potenza standard su macro-celle cittadine. Senza questa architettura, il 6G non potrà sostenere servizi AI, applicazioni industriali critiche e esperienze immersive.
Su upper 6 GHz il dibattito europeo è già acceso. I principali operatori Ue hanno chiesto di abilitare l’intera banda per servizi mobili, temendo di perdere terreno rispetto a Usa e Cina se venisse riservata prevalentemente al Wi-Fi. Una scelta tardiva o ambigua potrebbe compromettere la leadership europea nel 6G.
Tra sharing e potenza standard: la complessità regolatoria
La condivisione dello spettro con servizi incumbent sarà un tema cardine. Autorità come Ofcom e Ntia segnalano l’esigenza di “sharing by design” e di tecnologie di sensing per proteggere difesa, aviazione e ricerca. Il 6G dovrà convivere con usi strategici, senza rinunciare a canali larghi e potenze adeguate per la macro-copertura urbana. È una equazione difficile, ma inevitabile.
La Gsma richiama inoltre la coerenza di potenza su 6 GHz, per sfruttare economie di scala e inclusione digitale. L’analisi sugli utilizzi reali mostra che gran parte del Wi‑Fi opera ancora su tecnologie legacy, mentre l’adozione di Wi‑Fi 6E resta limitata. Assegnazioni inefficienti rischiano di bloccare mid-band cruciali per l’Imt, senza benefici proporzionati lato Wi‑Fi.
AI, urbanizzazione e servizi mission-critical: perché serve mid-band
Il 6G spingerà la computazione pervasiva e i servizi mission-critical in sanità, manifattura e mobilità. La mid-band è la cerniera tra copertura e capacità, indispensabile per latenze contenute e banda costante. Con l’AI che aumenta il traffico per analisi in tempo reale, la compressione dei tempi di risposta richiede canali ampi e reti densificate. La domanda di dati proseguirà il suo trend di crescita osservato nel 2023, quando l’aumento è stato maggiore dell’intero traffico del 2018.
“Soddisfare queste esigenze supporterà connettività robusta e sostenibile”, afferma John Giusti, Chief Regulatory Officer della Gsma. La citazione mette in luce il legame tra spettro e crescita: senza risorse radio eque e armonizzate, sarà difficile ottenere ritorni da investimenti su cloud, edge e reti cognitive abilitati dal 6G.
Cosa devono fare governi e telco da subito
Il primo obiettivo è creare disponibilità operativa di almeno 2 GHz di mid-band entro il 2030. Questo richiede roadmap nazionali, presunzione di rinnovo delle licenze e aste orientate agli investimenti, evitando oneri eccessivi che sottraggono capitali alla copertura e alla densificazione. La Wrc-27 dovrà allineare le scelte per favorire economie di scala e ridurre la frammentazione.
In parallelo, serve una strategia tecnica su ridistribuzione delle bande e sunset delle tecnologie legacy. La migrazione ordinata da 2G/3G libera capacità e riduce consumi, migliorando la qualità di servizio. Paesi che hanno già iniziato a ripianificare la 6 GHz mostrano un vantaggio competitivo in termini di tempistiche e ecosistema.
Impatto economico e nuovi use case: perché la finestra è ora
La competitività digitale si gioca nell’assegnazione delle mid-band. Il 6G sarà la piattaforma per servizi industriali, automazione e AI distribuita, con effetti su produttività e attrazione di investimenti. Ritardi regolatori si tradurranno in costi opportunità per intere filiere, dai semiconduttori ai dispositivi fino al software. Il mercato globale si sta muovendo; decisioni prese oggi determineranno leadership o ritardo domani.
Europa, Stati Uniti e Asia: traiettorie che contano
In Europa, la discussione su upper 6 GHz è cruciale. Gli operatori chiedono allocazioni mobili per non rimanere indietro rispetto a Cina e Usa, dove le scelte sono già più definite. Negli Usa, il tema è rendere disponibile nuova capacità rapidamente, tornando a aste e politiche pro-innovazione. In Asia, il momentum regolatorio su 6 GHz e mid-band aggiuntive è più incisivo, con piani 6G già in definizione. Questi percorsi influenzeranno economie di scala e tempistiche globali.






