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5G, margini in crollo e clienti immaturi: perché le Telco faticano a diventare Techco



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Il mercato richiede investimenti crescenti, ma gli operatori italiani hanno visto evaporare un terzo dei ricavi e metà dell’Ebitda. Come spiega Marta Valsecchi (Polimi), la trasformazione è frenata da una combinazione di fattori: lentezza sulla tecnologia Standalone, imprese poco pronte a usare connettività evoluta e un quadro regolatorio che non valorizza il ruolo industriale delle Tlc

Pubblicato il 27 nov 2025



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Il concetto di evoluzione da Telco a Techco rappresenta una delle linee di trasformazione più profonde nel settore delle telecomunicazioni europee. Non si tratta di una semplice espansione di servizi, ma del tentativo di ridefinire la funzione stessa degli operatori all’interno dell’economia digitale. Il tema emerge con forza nelle analisi presentate da Marta Valsecchi, Direttrice dell’Osservatorio 5G & Connected Digital Industry, che descrive un mercato in cui le imprese TLC, pur gestendo infrastrutture determinanti per la competitività nazionale, si trovano bloccate in una contraddizione strutturale: investono in tecnologie avanzate, affrontano costi crescenti e mantengono standard elevati, ma vedono ridursi margini, capacità di crescita e percezione di valore da parte del tessuto produttivo.

La transizione verso modelli Techco nasce anche dalla necessità di superare questa asimmetria tra importanza strategica delle infrastrutture e difficoltà economica degli operatori. Nelle presentazioni dell’Osservatorio, l’evoluzione non è presentata come una formula o un trend tecnologico, ma come l’effetto di cambiamenti profondi negli assetti industriali, nei modelli di servizio e nella governance digitale.

Una trasformazione spinta da fattori economici e maturità incompleta

La Direttrice Marta Valsecchi ha indicato con chiarezza l’origine del problema. Il settore delle telecomunicazioni vive «un grandissimo paradosso»: negli ultimi quattordici anni gli operatori italiani hanno perso il 33% dei ricavi e il 50% dell’EBITDA pur continuando a garantire «l’infrastruttura critica per il futuro dell’economia». Questa compressione delle marginalità avviene mentre le Telco hanno investito su reti ultrabroadband, 5G e servizi digitali avanzati, in un contesto aggravato dall’aumento del costo del capitale, dell’inflazione e delle materie prime.

A questa difficoltà economica si aggiunge il ritardo nello sviluppo del 5G Standalone. Come osserva Valsecchi, la componente SA è l’elemento tecnologico che abilita «servizi più avanzati a minima latenza, altissime performance e garanzie di qualità di servizio», ma il suo deployment procede più lentamente del previsto, riducendo la capacità degli operatori di offrire use case realmente trasformativi  .

Il quadro che emerge è quello di una trasformazione frenata da fattori interni ed esterni: da un lato l’infrastruttura performante ma costosa, dall’altro imprese industriali che mostrano una maturità digitale disomogenea, spesso inferiore alle potenzialità delle tecnologie disponibili.

Oltre la connettività: verso un portafoglio di servizi digitali integrati

Il passaggio da Telco a Techco implica un’estensione del perimetro di competenze che va oltre la gestione della rete. Valsecchi ricorda che la trasformazione implica la capacità di offrire non solo connettività, ma anche edge cloud, data center, cybersecurity, servizi 5G avanzati e forme di interoperabilità tra rete pubblica e privata.

Questo allargamento riflette un cambiamento nella domanda industriale: la connettività non è più considerata una commodity, ma una componente che può abilitare applicazioni complesse come robotica collaborativa, manutenzione predittiva, droni industriali, controllo delle infrastrutture critiche e modalità immersive di interazione con gli spazi produttivi. Tuttavia, come sottolinea la Direttrice, la distanza tra possibilità tecnologiche e adozione effettiva è ampia perché «la maturità digitale delle imprese italiane» rimane insufficiente su molte delle applicazioni più avanzate .

Il risultato è che operatori e imprese industriali procedono su velocità diverse: le Telco tentano di salire lungo la catena del valore, ma trovano una domanda che si muove con prudenza, rallentata da competenze limitate, timori legati alla cybersecurity e difficoltà a integrare nuovi servizi nei processi esistenti.

Centralità del cliente e nuove competenze: la dimensione culturale della trasformazione

Tra gli elementi più rilevanti emersi nel contributo di Valsecchi c’è l’idea che la trasformazione da Telco a Techco non sia solo tecnologica. Riguarda anche un cambiamento culturale interno agli operatori e alle imprese clienti.

La Direttrice ha evidenziato che la connettività non può essere considerata «una leva di costo in mano all’IT», ma deve diventare oggetto di competenze condivise tra le funzioni tecniche e quelle di business . La mancanza di questa consapevolezza, soprattutto ai vertici aziendali, è uno dei fattori che rallenta la transizione. Solo integrando la connettività nelle strategie di prodotto, di processo e di servizio si può rendere sostenibile il passaggio verso modelli Techco.

Il tema della centralità del cliente è un altro pilastro. Mentre le Telco ampliano il portafoglio di servizi, è necessario costruire un rapporto più orientato alla co-progettazione con le imprese, rispondendo con maggiore precisione ai loro bisogni reali. Senza questa evoluzione, gli operatori rischiano di proporre soluzioni tecnologicamente avanzate che non trovano terreno fertile per una diffusione su larga scala.

La spinta regolatoria e le condizioni di ecosistema

Il movimento da Telco a Techco non può essere compreso senza osservare il contesto regolatorio. Come ricordato più volte nel convegno dall’Osservatorio, il settore è influenzato da dinamiche europee che includono la necessità di una politica industriale più coesa, modifiche regolamentari e un rafforzamento della sovranità digitale del continente.

La stessa Valsecchi osserva che i ritardi e le difficoltà del settore sono «legati alla situazione economico-finanziaria» e al livello di maturità dei servizi digitali che le imprese sono in grado di adottare . La possibilità di trasformare gli operatori in Techco dipenderà dalla coerenza tra investimenti infrastrutturali, strumenti normativi e strategie industriali che facilitino la creazione di piattaforme europee competitive.

Negli interventi presentati nel convegno, l’evoluzione è descritta come un percorso che richiede anche una revisione delle regole, una riduzione della frammentazione del mercato e un sistema di incentivi che favorisca lo sviluppo di servizi e applicazioni su scala continentale.

Una trasformazione necessaria ma non lineare

La direzione da Telco a Techco non è un cambio di etichetta, ma un processo che ridefinisce i confini dell’industria delle telecomunicazioni. Le condizioni che emergono dai materiali dell’Osservatorio mostrano un settore che, pur essendo il pilastro dell’infrastruttura digitale, deve ripensare modello di business, relazioni con i clienti, governance tecnologica e capacità di valorizzare gli investimenti.

La trasformazione richiede tempi lunghi, investimenti costanti e una nuova convergenza tra competenze tecniche e strategiche. Le Telco europee si trovano davanti a un percorso che non segue linee rette, fatto di innovazioni possibili, vincoli strutturali e necessità di allineare politiche industriali, strategie aziendali e maturità della domanda.

Proprio in questo equilibrio si gioca la possibilità di costruire operatori capaci di assumere un ruolo più centrale nei mercati digitali e di contribuire allo sviluppo dell’economia con un’identità davvero Techco.

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