Il dibattito sull’evoluzione delle reti mobili si concentra sempre più sulla necessità di trovare modelli infrastrutturali sostenibili, capaci di accelerare la diffusione del 5G e di supportare casi d’uso complessi senza replicare costi e consumi su più reti parallele. Il modello delle reti neutral host rientra tra le soluzioni considerate più promettenti in questo scenario. L’intervento di Mauro Cantina, Head of Product & Strategy di Cellnex, durante la seconda parte del convegno, ha delineato le condizioni tecniche e industriali che rendono la condivisione attiva un’opzione strategica sempre più rilevante. Il suo contributo aiuta a comprendere perché la collaborazione tra operatori possa rappresentare uno snodo critico per la maturità del 5G.
Indice degli argomenti
Copertura indoor e complessità del 5G: perché la rete tradizionale non basta più
Cantina introduce il tema ricordando uno dei punti di maggiore criticità del mercato: la copertura indoor. Secondo la sua analisi, gli attuali modelli di investimento non consentono agli operatori di garantire livelli di servizio adeguati in aeroporti, metropolitane, ospedali o grandi edifici, dove la domanda di connettività supera le capacità delle infrastrutture tradizionali. Come sottolinea: «Il tema della copertura indoor è diventato centrale, soprattutto con l’introduzione del 5G e delle sue frequenze più alte» .
La diffusione del 5G introduce nuove esigenze in termini di densificazione delle celle, gestione del traffico e capacità di sostenere applicazioni a bassa latenza. Secondo Cantina, il costo di replicare queste infrastrutture per ogni operatore sarebbe elevatissimo, con il risultato di rallentare ulteriormente la diffusione della tecnologia.
Dal passive sharing all’active neutral host: cosa cambia nella condivisione delle reti
La condivisione infrastrutturale non è una novità nel settore delle telecomunicazioni. Tuttavia, Cantina spiega che la sfida attuale riguarda il passaggio dal tradizionale passive sharing — torri, spazi fisici, energia — a una condivisione più avanzata, definita active neutral host.
Nelle sue parole, l’obiettivo è «mettere a disposizione una rete attiva condivisa, con la possibilità di garantire livelli di servizio e qualità coerenti per tutti gli operatori» .
Questo significa che un unico soggetto tecnico gestisce le componenti radio e le funzioni critiche di rete, permettendo a più operatori di accedere allo stesso asset senza dover replicare infrastrutture complesse.
Il valore del modello deriva dalla possibilità di:
- ottimizzare investimenti
- ridurre tempi di deployment
- migliorare copertura e qualità del servizio
- semplificare la densificazione delle reti
Cantina sottolinea che il neutral host «non è un’alternativa agli operatori, ma un modello di cooperazione necessario per far crescere la rete».
Efficienza energetica: il tema dei 400 GWh risparmiabili
Uno degli aspetti più concreti del contributo riguarda la dimensione energetica. Cantina cita la possibilità di ottenere «fino a 400 GWh di risparmio energetico all’anno» grazie a modelli di condivisione avanzata, risultato della riduzione delle duplicazioni e dell’ottimizzazione dei consumi radio .
Questo tema è particolarmente rilevante nel quadro attuale, in cui l’aumento dei costi energetici e l’attenzione alla sostenibilità rappresentano priorità strategiche per imprese e pubbliche amministrazioni. La riduzione delle infrastrutture duplicate contribuisce non solo a contenere costi operativi, ma anche a diminuire l’impatto ambientale complessivo delle reti mobili.
Il 5G standalone come abilitatore del neutral host attivo
Cantina evidenzia anche il ruolo del 5G standalone nel supportare modelli di condivisione avanzata. La separazione tra piano di controllo e piano utente, tipica del 5G SA, consente configurazioni più flessibili e la possibilità di allocare risorse di rete in modo dinamico tra operatori diversi.
Secondo il suo intervento, il 5G SA permette «una gestione più granulare della rete e dei livelli di servizio», anche grazie a funzionalità come slicing, orchestrazione centralizzata e meccanismi evoluti di priorità. Questi elementi rendono l’active neutral host non solo possibile, ma anche più efficace in scenari complessi come eventi, infrastrutture critiche e grandi hub di mobilità.
La co-opetition come nuovo equilibrio industriale
Uno dei passaggi più significativi riguarda la cultura industriale necessaria per adottare modelli di neutral host. Cantina parla apertamente di «co-opetition», ovvero di una collaborazione tra operatori concorrenti orientata all’efficienza del sistema.
Questa dinamica, già presente in alcuni settori ad alta intensità infrastrutturale, rappresenta un cambio di paradigma per le telecomunicazioni mobili. Le imprese condividono risorse critiche non per rinunciare al vantaggio competitivo, ma per costruire un contesto in cui il mercato possa crescere in modo più rapido e sostenibile.
I limiti attuali e le condizioni di successo
Cantina non presenta il neutral host come una soluzione immediatamente applicabile in tutti i contesti. Sottolinea infatti la presenza di ostacoli legati alla regolazione, alle responsabilità operative e alla necessità di costruire una governance chiara tra gli attori coinvolti.
Nelle sue parole: «Il tema non è tecnologico, ma di modello: bisogna capire come costruire un equilibrio che funzioni per tutti» .
La sostenibilità del modello dipende da:
- contesto regolatorio adeguato
- definizione precisa di SLA e responsabilità
- capacità di garantire neutralità e qualità del servizio
- fiducia tra operatori coinvolti
Questi elementi costruiscono lo spazio entro cui modelli di condivisione attiva possono realmente radicarsi.
Un’opportunità concreta per accelerare la maturità del 5G
L’intervento di Mauro Cantina offre una lettura chiara del potenziale delle reti neutral host nel percorso di sviluppo del 5G.
La combinazione tra efficienza economica, benefici energetici, possibilità di migliorare la copertura indoor e ruolo abilitante del 5G standalone rende il modello una delle strade più promettenti per superare frammentazione, costi e lentezza di deployment.
La sfida non è solo tecnica, ma riguarda la capacità del settore di creare schemi di cooperazione più avanzati, in cui la condivisione diventa un fattore competitivo e non un compromesso.











