L’INTERVISTA

Bonifay (Mvno Europe): “Single market, non consolidamento: così si stimola l’innovazione nelle Tlc”



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Le regole uniche sono cruciali perché riducono i costi per tutti e permettono a tutti di investire. Oggi – lamenta il ceo di Transatel e presidente dell’associazione che riunisce gli operatori mobili virtuali europei – le big telco impongo prezzi e condizioni e ostacolano la concorrenza. “Chiediamo alla Commissione Ue, col Digital Markets Act, di tutelare la scelta e non aprire le porte ai merger che rafforzano gli oligopoli”

Pubblicato il 2 dic 2025



mercato smartphone

Sul Digital Networks Act le posizioni delle big telco e degli operatori alternativi si trovano spesso su versanti opposti. Quella degli operatori mobili virtuali (Mvno) non potrebbe essere più chiara: al mercato europeo delle telecomunicazioni non servono nuove regole a favore dei merger tra i grandi – al contrario, bisogna tutelare la concorrenza. Quello che serve è realizzare il mercato unico: un obiettivo su cui l’Europa è ancora indietro, ma che andrebbe perseguito con determinazione per dare al mercato delle Tlc vera competitività. A condividere con CorCom il punto di vista degli Mvno è Jacques Bonifay, presidente di Mvno Europe e co-fondatore e Ceo di Transatel, azienda di telecomunicazioni che fornisce soluzioni di connettività cellulare sia per le aziende che per i consumatori.

In merito al Digital Networks Act lei ha dichiarato che occorre frenare sul consolidamento tra telco e invece ribadire le prescrizioni del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, in particolare mantenendo il regime di potere di mercato significativo (SMP) e tutelare l’accesso equo alle reti wholesale. Perché è contrario al consolidamento?

Guardi al mercato europeo delle Tlc. Mi citi quale innovazione hanno introdotto le big telco nell’ultimo anno. Nessuna. Eppure si presentano come i campioni europei e fanno lobby perché vogliono fondersi tra loro. Ma non innovano e ridurre il numero di operatori non cambierà lo scenario.

Gli ex incumbent sono in difficoltà sui margini e cercano i merger per le economie di scala. Non pensa sia giustificato?

Le esperienze concrete del mercato ci dimostrano che ingrandirsi non necessariamente funziona. Guardiamo a Vodafone: sta vendendo attività, ritirando la sua presenza da tanti Paesi. E Swisscom ha guadagnato nell’acquisizione di Vodafone? Non sembra. Non abbiamo bisogno di una legge che faccia gli interessi degli ex incumbent. Le telco dominanti vogliono ingrandirsi per rafforzare il loro oligopolio e limitare la concorrenza e l’innovazione. E certo non investiranno di più. Se lei mette a confronto i mercati Tlc di Francia e Germania, vedrà che in Francia, dove ci sono 4 operatori anziché 3 come in Germania, si innova e si investe di più.

Infatti lei ha scritto, come presidente di Mvno Europe, una lettera alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen affermando che il Digital Networks Act sarà un’opportunità persa se la concorrenza di mercato verrà sacrificata sull’altare della deregolamentazione e della concentrazione del mercato a vantaggio dei gruppi di telecomunicazioni dominanti.

Certo, ribadisco che la forza dell’Europa è la diversità. Il suo progresso dipende dalla concorrenza, vero motore dell’innovazione e dell’accessibilità economica. Eppure, oggi, i mercati delle comunicazioni mobili rimangono vincolati da pratiche restrittive, dove i maggiori operatori negano un accesso equo e soffocano l’innovazione da parte degli operatori alternativi come gli Mvno. Gli operatori di reti mobili virtuali sono innovatori riconosciuti e costantemente classificati tra i migliori per la soddisfazione del cliente. Tuttavia, ci scontriamo con ostacoli all’accesso all’ingrosso non discriminatorio. A noi di Transatel è successo, per esempio, con un incumbent in Germania. Questo è un comportamento che lede la concorrenza. E per combatterlo sono costretto a fare un ricorso separato per ogni singolo Paese dell’Ue, perché non esiste un mercato unico. Per questo le licenze pan-europee sono la soluzione. Come Transatel, il mio mercato domestico è l’Europa, che mi dà la massa critica. Ma mi serve la rete e alcuni big si rifiutano di accordarsi con noi perché temono la nostra concorrenza sui servizi.

Lei cita spesso il settore IoT, in particolare il segmento dei costruttori d’auto.

Noi Mvno stiamo portando molto valore nell’IoT perché siamo altamente specializzati, non generalisti come le grandi telco. Siamo agili, focalizzati sulle esigenze del cliente. Sempre più case automobilistiche stanno abbandonando i contratti con gli incumbent per lavorare con gli Mvno, da Fca a Bmw. Ma ci serve l’accesso alla rete e gli operatori di rete ci bloccano. Perciò tutto quello che chiediamo alla Commissione europea è di dare scelta alle imprese come ai consumatori, non chiudere il mercato. Invece i big vogliono unirsi formando colossi ancora più grandi per aumentare i prezzi, ridurre la scelta e schiacciare la concorrenza degli operatori alternativi. Noi siamo pronti a competere sul servizio, ma a condizioni giuste. L’IoT è un mercato enorme: le aziende con device da connettere sono sempre di più e devono poter scegliere tra più operatori globali. E gli Mvno sono globali per natura: non hanno bisogno di fare acquisizioni, noi agiamo sullo strato del servizio e sull’innovazione senza pensare alla rete. Per quella ci sono i deal con le telco.

Le telco potrebbero obiettare che volete ridurle a dei dump pipe.

Non c’è niente di male ad essere un operatore di infrastruttura. Pipes non è un’offesa – anzi, le reti sono super pipes, non dumb pipes! E ha senz’altro senso per una telco unificare le sue reti che coprono più paesi Ue, snellendo la gestione e i costi. Le reti sono un grande valore e noi Mvno paghiamo profumatamente per le reti. Anzi, io accetto volentieri di pagare di più per accedere a reti migliori. Le telco guadagnano sull’accesso agli Mvno, ma contrastano la concorrenza perché vogliono poter imporre prezzi alti.

I big spingono per il consolidamento per poter ridurre i costi e investire nel 5G. Lei non crede in questa dinamica?

No, anzi, ci vorrebbero più operatori e più Mvno, che portano valore a consumatori e imprese su prezzi e servizi. Per me la questione del 5G non è critica. È senz’altro importante, ma non è ciò che cambia la competitività del mercato o che crea innovazione. Le regole uniche, al contrario, sono cruciali perché riducono i costi per tutti e permettono a tutti di investire. Ma ora siamo 27 mercati con 27 regole, per cui le priorità sono la semplificazione e la tutela della concorrenza: saranno decisive per aumentare gli investimenti e raggiungere gli obiettivi del Decennio Digitale europeo.

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