QUOTAZIONI

Twitter di nuovo a picco a Wall Street

Ulteriore crollo nel giro di pochi giorni. Stavolta ha pesato la scadenza del lock-up, vincolo che impedisce ad alcuni azionisti di vendere titoli prima di 180 giorni dal debutto in Borsa

Pubblicato il 06 Mag 2014

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Nuovo crollo di Twitter alla Borsa di New York. In avvio di seduta a Wall Street il sito di microblogging ha ceduto il 9,81% a 34,95 dollari per azione, dopo avere toccato il minimo di 34,84 dollari per azione. Un valore che rappresenta anche il minimo dall’Ipo (Initial public offering) dello scorso 7 novembre ed è più che dimezzato rispetto al massimo dello stesso periodo a 74,73 dollari. A pesare sull’andamento del titolo è la scadenza del lock-up, il vincolo che impedisce a determinati azionisti (in questo caso i maggiori investitori) di vendere titoli per un certo tempo dopo la quotazione. In genere è un periodo di 180 giorni.

A impedire i cali non è bastato il fatto che gli investitori della prima ora, che controllano circa 205 milioni di titoli, abbiano detto che non avrebbero venduto la propria quota, dando un’aperta manifestazione di fiducia nel futuro della società.

Si sono espressi in questo senso i cofondatori Jack Dorsey ed Evan Williams e l’amministratore delegato Richard Costolo. Anche la società di venture capital Benchmark e Rizvi Traverse Management, che con una partecipazione del 14% è il singolo maggiore azionista di Twitter, hanno fatto sapere che non venderanno.

Di fatto i segnali d’allarme erano partiti già da diversi giorni. Dopo lo slancio iniziale, che aveva portato le azioni di Twitter a sfiorare il triplo del prezzo di assegnazione al collocamento, le azioni del popolare social network hanno raggiunto i prezzi più bassi a cui sia mai stato scambiato da quando è in Borsa. Il 2 maggio l’azione era quotata sotto i 37,50 dollari, ben lontano dai 73,31 dollari registrati il 26 dicembre scorso. Twitter aveva chiuso la sua prima giornata in Borsa con un valore di mercato di 31 miliardi a 44,90 dollari per azione, dopo un’Ipo fissata a 26 dollari. Oggi la sua capitalizzazione, a fronte di un calo dei titoli del 12% e dopo l’ondata di vendite dall’inizio dell’anno, è di 21,6 miliardi di dollari.

Tra le principali ragioni di questa caduta libera un dato di fatto: si ritiene che l’azienda abbia grandi prospettive, ma al momento non produce utili e perde oltre 130 milioni di dollari. Per Ben Schachter, analista di Macquarie Securities “se nei primi due mesi di quotazione prevaleva la convinzione che gli utili sarebbero arrivati, col tempo l’assenza di guadagni concreti sta generando crescente impazienza tra gli investitori”.

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