IL CASO

Giappone, criptovalute sotto la lente: primi blocchi e sanzioni

L’agenzia nipponica dei servizi finanziari ha intimato a due piattaforme di scambio il blocco delle attività per un mese, mentre per altre sono partite richieste per migliorare la gestione delle attività. Il bitcoin ne risente immediatamente e scende sotto ai 10mila dollari

Pubblicato il 08 Mar 2018

A. S.

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Stop di un anno per due piattaforme giapponesi per lo scambio di criptovalute, più una serie di sanzioni e prescrizioni per altri player del settore. A deciderlo è stata l’agenzia dei servizi finanziari del Giappone al termine della propria istruttoria su caso Coincheck, l’attacco hacker subito dall’omonima piattaforma nipponica.

Nell’ specifico l’authority ha ordinato alle piattaforme Fsho e Bit Station di fermare le loro operazioni per un mese a partire da oggi. Secondo l’Agenzia, Fsho “non ha un sistema efficace di controllo degli scambi e non ha formato i propri dipendenti”, mentre addirittura un impiegato di Bit Station “ha stornato depositi di monete virtuali di alcuni clienti per suo uso personale”. A cinque altre piattaforme, tra le quali anche Coincheck, da cui era partita l’indagine, è stato richiesto di migliorare la gestione.

A seguito di questa decisione il bitcoin è sceso di oltre il 5% sotto la soglia dei 10.000 dollari.

Il caso Coincheck fu uno dei fattori scatenanti di un’ondata di ribassi per il bitcoin: la piattaforma giapponese, vittima di una truffa da 500 milioni di dollari compiuta da un gruppo di hacker, a seguito dell’offensiva decise di consentire agli utenti di convertire bitcoin in yen, con gli investitori che in poche ore incassarono 40,1 miliardi di yen, pari a circa 373 milioni di dollari.

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