La trasformazione digitale europea si misura sempre più sulla capacità di dispiegare reti di nuova generazione e di trarne vantaggi concreti per cittadini e imprese. Il tema del 5G in Europa è stato al centro dell’intervento di Alessandro Gropelli, direttore generale di Connect Europe, durante l’evento Connecting Tomorrow presso l’edizione 2025 del Nexus Luxembourg, con dati che mostrano progressi significativi ma anche ritardi evidenti.
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Copertura quasi totale, adozione minima
Secondo le rilevazioni presentate da Gropelli, la copertura del 5G in Europa è ormai vicina al 90%, con performance particolarmente rilevanti in Paesi come il Lussemburgo, dove l’operatore Post Luxembourg si distingue per risultati superiori alla media. Tuttavia, il quadro cambia se si guarda al 5G standalone, cioè alla versione pienamente evoluta della tecnologia: la copertura riguarda appena il 40% della popolazione europea e l’adozione effettiva si ferma al 2%, come indicato dalla Commissione Europea nel rapporto sul decennio digitale pubblicato nel 2023.
Questi dati mostrano un disallineamento tra infrastruttura disponibile e reale utilizzo. Gli operatori stanno investendo in reti che restano in gran parte sottoutilizzate, in attesa che il mercato recepisca pienamente le potenzialità del 5G.
La fibra e il divario temporale
Accanto alla questione del 5G, resta cruciale la diffusione della fibra ottica. La copertura Fiber-to-the-Home (FTTH) in Europa ha raggiunto circa il 70%, ma la proiezione indica che la piena copertura non sarà raggiunta prima del 2031. A fine decennio, secondo i dati richiamati da Gropelli, circa 45 milioni di cittadini europei rischiano di rimanere esclusi dalla connettività gigabit.
Il confronto interno al continente mette in luce differenze profonde: il Lussemburgo, con una copertura che sfiora il 90%, si conferma tra i Paesi più avanzati, mentre altre aree restano indietro nello sviluppo delle infrastrutture digitali.
API di rete e sovranità tecnologica
Un fronte più incoraggiante riguarda l’innovazione legata alle API di rete. Secondo Gropelli, in questo campo l’Europa è in posizione di vantaggio rispetto ad altre aree del mondo, grazie al lavoro svolto con iniziative come Open Gateway e Camara, guidate in gran parte da operatori europei.
Questi strumenti di standardizzazione possono aprire nuove opportunità per i servizi digitali, riducendo la dipendenza da piattaforme esterne e rafforzando la sovranità tecnologica del continente.
Edge cloud e intelligenza artificiale
Tra le sfide future spiccano l’edge computing e l’intelligenza artificiale. L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di realizzare 10.000 nodi edge entro il 2030, ma finora ne è stato raggiunto circa il 10%. Il divario rispetto al traguardo stabilito evidenzia la necessità di accelerare per garantire le condizioni tecniche indispensabili a servizi che richiedono bassa latenza.
L’AI, invece, si inserisce direttamente nella gestione delle reti. Circa il 50% degli operatori europei, secondo i dati citati da Gropelli, sta già sperimentando soluzioni di automazione basate su intelligenza artificiale. Le stime indicano che il traffico di interconnessione dei data center legato all’AI crescerà del 50% nei prossimi anni, un aumento che avrà un impatto significativo sulla capacità delle infrastrutture.
Verso il futuro del 5G in Europa
La discussione sul futuro delle reti non si limita alla diffusione tecnica, ma tocca la capacità di renderle strumenti concreti di competitività. Le tre direttrici richiamate da Gropelli – deregolamentare, scalare e innovare – sintetizzano l’approccio che l’Europa dovrà adottare per affrontare la fase “post-5G” e “post-FTTH”.
Il tema del 5G in Europa non riguarda soltanto la connettività mobile, ma rappresenta una leva decisiva per l’industria digitale, i servizi avanzati e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Le infrastrutture già costruite pongono le basi: la sfida è trasformarle in valore effettivo per l’economia e la società.