ECOSISTEMA

Agcom, Marcello Cardani: “Ora via alla regolazione 2.0”

Il presidente dell’Autorithy auspica un cambio di marcia per soddisfare un ecosistema Internet-oriented: “Il nostro è sempre più un ruolo chiave”

Pubblicato il 21 Ago 2014

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“Adelante, con juicio!”: con questo slogan il presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani apre le danze di quella che si configura come una nuova “stagione”. La stagione della regolazione 2.0. in cui Internet sarà sempre più protagonista. “Si parla sempre più spesso – benché non ancora con un adeguato livello di approfondimento – dei nuovi compiti che dovrebbero assumere le autorità di regolazione di fronte allo sviluppo ormai ‘totalizzante’ della rete internet, compiti che potrebbero costituire l’essenza di una nuova stagione della regolazione 2.0”, ha detto il presidente in occasione della presentazione al Parlamento dell’annuale relazione dell’Authority.

Molte le questioni sul tavolo che impegneranno i regolatori europei e che dovranno essere definite nei loro “perimetri”: “Bisognerà capire quali strumenti azionare e, nel caso, naturalmente su mandato dei legislatori, di quali nuovi poteri avvalersi”, ha detto Cardani. Fra le priorità “l’esigenza di stabilire una parità di obblighi tra i diversi soggetti attivi dal lato dell’offerta”. Nell’evidenziare le difficoltà incontrate dai regolatori Cardani cita la questione dei servizi di instant messaging o di fonia vocale, come ad esempio quelli offerti da Whatsapp e Skype.

“Il principale momento in cui le Autorità di regolazione si occupano di tali servizi è quello della definizione dei mercati rilevanti nell’ambito delle analisi di mercato. In queste circostanze si esamina il carattere di sostituibilità – dal lato della domanda e dell’offerta – dei servizi proposti dagli Ott rispetto a quelli tradizionali delle telco e soggetti a regolamentazione ex ante. È chiaro che attraverso questo strumento non è possibile cogliere l’effettiva portata dell’ingresso degli Ott sui mercati delle tlc oltre che su quelli dei media. In tal senso, non aiuta certo l’approccio – tipico dell’analisi antitrust – che assume a riferimento singoli mercati, senza condurre un’analisi per l’intera industria”.

L’eventuale cambiamento dell’approccio regolamentare è dunque una delle questioni chiave secondo il presidente di Agcom. E a tal proposito bisognerà sciogliere definitivamente il ruolo delle competenze, su cui peraltro di dibatte da tempo, venendo a capo della questione che riguarda la razionalizzazione delle autorità indipendenti messa nero su bianco nel Dl 90/2014 adottato il mese scorso dal Consiglio dei ministri. “Ovviamente ci adegueremo – ha puntualizzato Cardani -, ma mi preme sottolineare che tale riforma non può prescindere né dalle peculiarità dell’Agcom né dalla valutazione degli effettivi e non presunti risparmi di spesa a parità di risultati né dalla salvaguardia dell’autonomia e indipendenza delle Autorità dal potere economico e politico”. Nel ricordare i compiti di Agcom Cardani ha evidenziato che nel periodo 2010-2013 le spese correnti hanno registrato una contrazione del 17% con risparmi complessivi per 13,5 milioni e che l’Autority ha elaborato un progetto di riorganizzazione volto a incrementare l’efficienza operativa, assicurare il ricambio generazionale e a rendere l’organizzazione ancor più adeguata all’attuale e futuro scenario tecnologico e di mercato.

Ma la vera sfida, per tornare ai “contenuti” sarà quella di una “visione strategica” . Fra le questioni in cima all’agenda anche quella dello spettro radio “tenuto conto dei crescenti fabbisogni della banda larga mobile per sostenere lo sviluppo della cosiddetta internet delle cose e delle applicazioni machine to machine”, ha detto Cardani. E poi “bisognerà capire quale possa essere il ruolo delle Autorità di regolazione in materia di big data e open data”.

“Si tratta certamente di materia di competenza dei governi – ha puntualizzato il presidente – ma il ruolo delle autorità indipendenti, a tutela della privacy, delle comunicazioni ed eventualmente della concorrenza, appare essenziale”. Oltre alla disciplina del diritto d’autore in ballo ci sono temi quali la tutela dei minori, la sicurezza delle reti, il pluralismo dell’informazione, l’eventuale disciplina della net neutrality, la regolazione delle piattaforme e dei servizi M2M, delle piattaforme che utilizzano le app, dell’Internet delle cose, ha elencato il presidente. “In considerazione della natura multiforme delle problematiche sollecitate dal mondo Internet, rispetto alle quali le Autorità hanno ad oggi scarsi strumenti di intervento, occorrerebbe forse iniziare a riflettere sulla prossima revisione del quadro legislativo europeo con un approccio olistico – auspica Cardani – che consenta di intervenire proprio sui confini in evoluzione del comparto allargato delle comunicazioni e si relativi strumenti dell’intervento regolatorio”.

Dunque il ruolo dell’Agcom non solo “non viene meno”, ma anzi “si rafforza a fronte di funzioni sempre più complesse di garanzia dei cittadini e consumatori e di promozione della concorrenza e dell’innovazione nel variegato sistema digitale, come riconosciuto dallo stesso diritto comunitario”. “È importante che in questa sfida – ha aggiunto il presidente – l’Autorità non rappresenti una voce fuori dal coro e che tutte le istituzioni, in primis Parlamento e Governo, facciano sistema per rappresentare l’Italia in Europa”.

Intanto l’Italia delle comunicazioni continua a soffrire. Stando ai dati della relazione di Agcom il comparto – che rappresenta circa 4 punti percentuali del Pil – ha raggiunto un valore di stimato di 56,1 miliardi nel 2013, cui corrisponde una perdita complessiva di 5,4 miliardi in termini di fatturato rispetto al 2012. Come nello scorso anno – si legge nel documento – gli operatori delle comunicazioni hanno dovuto fronteggiare la congiuntura economica negativa che caratterizza ormai l’economia italiana nell’ultimo quinquennio e, nel difficile contesto macroeconomico, hanno registrato una progressiva contrazione della spesa di utenti e imprese con conseguente declino dei ricavi unitari. Si tratta di un fenomeno generalizzato che, tuttavia, colpisce alcuni settori delle comunicazioni in misura maggiore di altri.

La diminuzione più marcata si è avuta nel mercato delle telecomunicazioni, che registra minori introiti per 4,1 miliardi. Nel settore dei media (che raggruppa radio-tv, editoria e internet) il tasso di decrescita è risultato pari a circa il 7%: difatti, la perdita di fatturato nell’ultimo anno è stimata in 1,1 miliardi di euro, in leggero miglioramento rispetto al 2012 (-1,4 miliardi).
Anche il settore postale registra una flessione rispetto all’anno precedente: infatti, il 2013 si chiude con una contrazione superiore al 2%.

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