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AI Chatbot, Meta nel mirino dell’Antitrust



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L’Agcm allarga il procedimento avviato lo scorso luglio: riflettori puntati sulle condizioni che escludono da WhatsApp, a decorrere dal 15 ottobre, le imprese concorrenti della piattaforma di Mark Zuckerberg sul fronte dei servizi di intelligenza artificiale. Intermonte: “Oltre al rischio di posizione dominante, emerge anche un tema di sovranità digitale”

Pubblicato il 26 nov 2025



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L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha esteso il procedimento istruttorio avviato a luglio nei confronti di una serie di aziende della galassia creata da Mark Zuckerberg (nello specifico Meta Platforms, Meta Platforms Ireland, WhatsApp Ireland e Facebook Italy) per posizione dominante.

Nello specifico, si fa riferimento alle condizioni contrattuali WhatsApp Business Solution Terms. Tali condizioni, precisa l’Agcm, escludono dalla piattaforma WhatsApp, a decorrere dal 15 ottobre 2025, le imprese concorrenti di Meta AI nel mercato dei servizi di AI Chatbot.

Si allarga l’ambito dell’indagine

Si tratta quindi a tutti gli effetti di un allargamento dell’indagine avviata in merito all’abuso di posizione per avere installato obbligatoriamente Meta AI su WhatsApp senza lasciare agli utenti la facoltà di rimuovere il chatbot dall’app di messaggistica. “Contestualmente all’ampliamento dell’oggetto dell’istruttoria in corso, l’Autorità ha avviato anche il procedimento per l’adozione di eventuali misure cautelari ex art. 14-bis della legge n. 287/1990, con riferimento alle nuove condizioni contrattuali di WhatsApp Business Solution Terms (introdotte il 15 ottobre 2025) e all’integrazione di ulteriori nuovi strumenti di interazione o funzionalità di Meta AI in WhatsApp”, precisa Agcm in una nota.

Secondo l’Autorità, questa modifica delle condizioni contrattuali è suscettibile di limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di AI Chatbot, a danno dei consumatori, e costituisce una possibile violazione dell’articolo 102 Tfue. Inoltre, l’Agcm ritiene che “tale violazione della normativa sulla concorrenza da parte di Meta possa pregiudicare, in modo grave e irreparabile, la contendibilità del mercato, a causa della scarsa propensione dei consumatori a cambiare le abitudini che ostacola il passaggio a servizi concorrenti”.

Il procedimento avviato a luglio

Come detto, la nuova iniziativa dell’Agcm costituisce un ampliamento del procedimento istruttorio avviato a luglio in stretta cooperazione con i competenti uffici della Commissione Europea.

Meta, che detiene una posizione dominante nel mercato dei servizi di comunicazione via app, a partire da marzo 2025 ha deciso di pre-installare il proprio servizio di intelligenza artificiale, denominato Meta AI, abbinandolo all’app WhatsApp senza che gli utenti lo abbiano chiesto. Peraltro, Meta AI è stato posto sulla schermata in una posizione prominente e integrato nella barra di ricerca”, aveva notato l’Autorità, che precisava: “Attraverso l’abbinamento di Meta AI con WhatsApp, Meta appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma ‘imponendo’ agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti.

Secondo l’Autorità esiste dunque il rischio che gli utenti possano restare “bloccati” o funzionalmente dipendenti da Meta AI anche perché tale servizio, utilizzando le informazioni fornite nel tempo, sarebbe in grado di dare risposte sempre più utili e rilevanti.

L’analisi di Intermonte

Secondo gli analisti della banca d’investimento Intermonte l’iniziativa dell’Agcm potrebbe comportare serie ripercussioni sull’intero mercato. Il provvedimento del resto richiama numeri significativi: WhatsApp conta oltre 2 miliardi di utenti nel mondo e più di 37 milioni in Italia (più della metà delle popolazione), mentre il mercato Ue dell’AI generativa, stimato a 4.4 miliardi di euro nel 2024, dovrebbe crescere fino a 7.3 miliardi nel 2025 e a 11.7 miliardi nel 2026. “Tra i servizi di AI chatbot già presenti su WhatsApp figurano operatori come Microsoft Copilot, ChatGpt di OpenAI, Perplexity e Luzia, che verrebbero esclusi dalle nuove condizioni”, nota Intermonte, sottolineando che “l’Autorità segnala rischi di lock-in, perdita di contendibilità del mercato e un vantaggio competitivo ‘non colmabile’ derivante dall’accesso esclusivo ai dati, motivi per cui ha avviato un procedimento cautelare. A nostro avviso, oltre al rischio di posizione dominante da parte di WhatsApp, emerge anche un tema di sovranità digitale: pur ospitati in data center italiani, i dati vengono veicolati su applicazioni controllate da soggetti esteri, con implicazioni rilevanti in termini di governance, sicurezza e dipendenza tecnologica”.

Il plauso del Codacons

Il Codacons apprezza la decisione dell’Antitrust di ampliare il procedimento su Meta relativamente al servizio WhatsApp e ai nuovi strumenti di interazione o funzionalità di Meta AI.

In una nota l’associazione ricorda di aver presentato sul tema un esposto a marzo. “Nell’esposto il Codacons”, si legge nel comunicato, “metteva nel mirino l’introduzione automatica dell’assistente virtuale Meta AI all’interno dell’applicazione WhatsApp, senza il preventivo consenso espresso degli utenti e con possibili ripercussioni sul fronte della concorrenza e danni per altre imprese che operano nel settore dell’IA, escluse dall’applicazione”.

Si tratta di una imposizione che “coinvolge ad oggi 37 milioni di utenti italiani che utilizzano l’app di messaggistica, e che rischia di avere ricadute negative dirette per gli stessi consumatori, considerato che la condotta di Meta impedirebbe del tutto ad altre imprese che forniscono servizi di AI Chatbot di utilizzare la piattaforma WhatsApp, facendo venir meno per gli utenti ogni possibilità di avvalersi di servizi di intelligenza artificiale alternativi a Meta AI”.

E su Meta, conclude la nota, “incombe ora anche un altro rischio: lo scorso 14 novembre è stato discusso dinanzi al Tribunale di Roma il ricorso inibitorio promosso dal Codacons assieme ad Adusbef e Assourt e teso ad impedire l’accesso dei minori a Instagram. Se il tribunale accoglierà l’azione legale, Meta dovrà correre ai ripari bloccando centinaia di migliaia di profili in Italia e adottando misure tecniche che impediscano realmente l’accesso dei minori al noto social network”.

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