Alibaba, shopping milionario in America

Il gigante cinese dell’e-commerce mette sul piatto 120 milioni per la software house Kabam. Da marzo sborsati 215 milioni per Tango e 170 per Fanatics. Tutte manovre per differenziare il business e aggregare tecnologie per espandersi in nuovi mercati. Ma anche per “rafforzare” lo sbarco in Borsa previsto per settembre

Pubblicato il 01 Ago 2014

Domenico Aliperto

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Non si ferma lo shopping in Occidente del gigante dell’e-commerce cinese. Se infatti a marzo Alibaba (7,5 miliardi di dollari di fatturato per 24 mila dipendenti) aveva investito 215 milioni di dollari nella californiana Tango, che sviluppa app di messaggistica e Voip, e recentemente ha puntato 170 milioni di dollari su Fanatics, un retailer on line di cimeli sportivi, ieri è stato reso noto che Kabam, software house specializzata in giochi di strategia, ha ricevuto un finanziamento di 120 milioni proprio dal Celeste impero. In questo modo Alibaba entra in possesso di una fetta consistente di una realtà che, seppur molto giovane (è stata fondata nel 2006), varrebbe già circa un miliardo di dollari. Si tratta di manovre che non servono solo a differenziare il portafoglio di attività e ad aggregare tecnologie e competenze utili a espandersi in nuovi settori, ma anche di una sorta di biglietto da visita che il colosso cinese si sta costruendo presso gli investitori in vista dell’attesa quotazione in borsa, che dovrebbe avvenire a settembre con un valore di 200 miliari di dollari.

La reputazione comprata a suon di milioni di dollari (a capo delle operazioni c’è Michael Zeisser, ex numero di uno della divisione Digital commerce di Liberty media) dovrebbe servire anche a introdursi negli ambienti dove stanno nascendo le soluzioni che, secondo gli analisti, costituiranno il cuore della prossima rivoluzione del mobile, quella a cui sta già cercando di dare vita Jeff Bezos con il suo Fire Phone: il mobile shopping. Ma tra gli obiettivi di Alibaba c’è pure la crescita del bacino utenti al di fuori del proprio mercato tradizionale.

Difficile dire se l’operatore cinese abbia intenzione di costruire un ecosistema capace di integrare piattaforme, applicazioni e funzionalità diverse come stanno facendo gli Over the top, ma è chiaro che i campi di azione di questa strategia di crescita inglobano la messaggistica, gli scambi P2P e il retailing. In ogni caso, Alibaba ha dichiarato che non intende fare diretta concorrenza ai suoi omologhi occidentali, Amazon e eBay in primis, e che le sue mire rimangono prevalentemente legate alla piazza cinese. Inutile dire però che se si detiene già una quota di mercato pari al 45%, l’unica alternativa per continuare a crescere a ritmi sostenuti è cercare anche sfoghi all’estero.

L’espansione di Alibaba può comunque essere vista tanto una minaccia quanto un’opportunità. Se infatti i grandi gruppi occidentali d’ora in avanti dovranno sempre di più fare i conti con l’ingombrante vicino dagli occhi a mandorla, per le startup e per le imprese desiderose di cimentarsi con nuovi mercati le alleanze con la società di Jack Ma potrebbero rappresentare un grimaldello per penetrare un sistema irto di barriere all’ingresso sia sul piano economico e normativo che culturale. Tra i primi a cogliere quest’opportunità potrebbero esserci proprio gli sviluppatori di Kabam: “Sbarcare in Asia è una questione complessa”, dice Kent Wakeford, chief operating officer della società appena entrata in affari con Alibaba. “Bisogna fare i conti con i sistemi di pagamento locali e con smartphone e tablet per noi sconosciuti. Non solo: persino i processi di acculturazione sono completamente differenti”. Con un partner come Alibaba la faccenda potrebbe semplificarsi notevolemente.

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