LA POLEMICA

All’Agenda digitale non serve un ministro ma il Presidente del Consiglio

Le vicende che hanno fatto da contorno alla nomina di Agostino Ragosa sono il segno di un’impasse che va superata una volta per tutte. Troppi ministeri coinvolti, troppe firme e passaggi burocratici. C’è bisogno di portare le competenze sotto la regia unica della Presidenza del Consiglio

Pubblicato il 17 Gen 2013

Gildo Campesato

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Un ministro competente per l’Agenda Digitale? “Perché no? – risponde il presidente di Agcom Angelo Cardani in un’intervista apparsa oggi sul Sole24 Ore che segnaliamo in altra parte del sito. Cardani osserva come “almeno nella fase iniziale l’Agenzia dovrà intervenire pesantemente su una serie di leggi e leggine che costituiscono spesso precondizione di giardinetti di proprietà di burocrati e direttori di ministero attaccati al loro piccolo potere”.

Difficile dargli torto, anche perché le vicende che hanno fatto da contorno alla nomina di Agostino Ragosa al vertice dell’Agenzia Digitale ricordano effettivamente “la negoziazione di un Ministro delle Poste vecchio stampo” come dice il Presidente di Agcom.

E ancora più lo ricordano le interferenze, la difesa dei “giardinetti”, le gelosie, le resistenza burocratiche al cambiamento, le incrostazioni che hanno accompagnato la stesura delle norme che hanno dato vita all’Agenzia e che rappresentano un peccato originale che secondo noi rischia di vanificare la stessa operatività dell’Agenzia, al di là della volontà e della capacità di chi è chiamato a dirigerla.

Uno dei nodi che fanno maggiormente temere l’impasse è un comitato di indirizzo composto da rappresentanti di ben cinque realtà amministrative diverse: Presidenza Consiglio dei ministri, Sviluppo Economico, Istruzione, Pubblica Amministrazione, Economia e Finanze. Aggiungiamoci due rappresentanti della Conferenza Stato e Regioni e in sovrappiù il ministero della Sanità quando si tratterà Sanità elettronica. Si riuscirà a fare marciare tutti d’accordo e in che tempi?

Certamente biblici se stiamo alle vicende che hanno seguito la nomina di Ragosa. La ratifica ha dovuto subire il vaglio di ben cinque magistrati diversi della Corte dei Conti facendo ritardare di due mesi e mezzo l’operatività dell’Agenzia. E ancora c’è chi mette in dubbio la legittimità dell’approvazione dello Statuto da parte di un governo dimissionario.

È davvero sufficiente istituire un ministro per l’Agenda Digitale per far fronte a tutto questa cacofonia di voci e alla “prevedibile lotta di difesa di ruoli e posizioni” come la chiama Cardani?

Secondo noi più che essere “utile”, come si augura il presidente di Agcom, un ministro per il digitale rischia semplicemente di aggiungere voce a voci.

Le precedenti esperienze (da Stanca in poi) hanno dimostrato che un ministro competente per l’Innovazione riesce a coordinare ben poco e ancora meno a dirigere.

Ci vorrebbe una svolta più radicale. Portare le competenze per il digitale direttamente sotto la Presidenza del Consiglio che si assume la responsabilità dell’attuazione dell’Agenda e della direzione politica dell’Agenzia.

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