PRIVACY

Ansip al fianco di Apple: “Non si può violare la fiducia degli utenti”

Il commissario Ue per il digital Single Market: “Chi si fiderebbe del voto online se sapesse che da una ‘porta di servizio’ si possono manipolare i risultati delle elezioni? Non deve esserci contraddizione tra la protezione della privacy e la sicurezza dei cittadini”

Pubblicato il 23 Feb 2016

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“Non voglio parlare di specifici casi giudiziari, che spetterà agli Stati Uniti risolvere. Le mie opinioni in questo campo sono note: i sistemi di identificazione sono basati sul criptaggio dei dati, e io sono fortemente contrario a qualunque tipo di backdoor”. Ad affermarlo in un’intervista a EurActiv è Andrus Ansip, commissario Ue per il digital single market, durante il Mobile World Congress di Barcellona.

Per sostenere il suo ragionamento Ansip utilizza alcuni esempi, utili a mettere in luce le sue convinzioni rispetto al dibattito che negli Usa vede contrapporsi Apple insieme ad altri colossi dell’online e il Governo statunitense, che sostiene le ragioni dell’Fbi.

Il motivo del contendere è il rifiuto opposto da Apple alla richiesta del giudice federale Sheri Pym di “sbloccare” un iPhone 5C utilizzato una volta da Syed Rizwan Farook, uno dei due autori dell’attentato al centro per disabili di San Bernardino, vicino a Los Angeles, dove il 2 dicembre persero la vita 14 persone e 17 rimasero ferite.

La corte, per la precisione, ha chiesto a Apple di disabilitare alcune delle tecnologie di sicurezza dello smartphone, tra le quali quella che blocca definitivamente il telefono dopo 10 errori nella digitazione della password, che avevano impedito agli investigatori di poter violare il telefono ed esplorarne il contenuto.

“In Estonia – sottolinea Ansip – abbiamo un sistema di voto online: se le persone si fidano dell’e-banking, possono anche fidarsi dell’e-voting. La fiducia si ottiene grazie a una procedura basata su un’identità digitale forte, certificata dal Governo, e basata sul criptaggio dei dati. La questione è: chi si fiderà di questi sistemi se esistono ‘porte di servizio’ e qualcuno ha le chiavi per aprirle e – quindi – manipolare i risultati elettorali o le informazioni bancarie?”

Il punto centrale del ragionamento, secondo Ansip, non è Apple: “Dobbiamo proteggere la privacy di tutti e assicurare la sicurezza dei cittadini – prosegue – consentendo la libera circolazione delle informazioni. Non ci sono contraddizioni tra questi due obiettivi. Come nel caso delle connected car, i sistemi devono essere basati su un criptaggio sicuro e non avere backdoor”.

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