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Apple patteggia nella causa sugli e-book

L’azienda di Cupertino ha raggiunto un accordo di massima nella causa intentata da un gruppo di consumatori Usa. L’accusa: la Mela avrebbe violato le norme antitrust accordandosi con gli editori per gonfiare i prezzi dei libri

Pubblicato il 17 Giu 2014

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Apple ha raggiunto un accordo di massima per chiudere la causa collettiva intentata da un gruppo di consumatori, secondo cui il colosso di Cupertino avrebbe fatto pagare circa 280 milioni di dollari in più del dovuto per gli e-book.

La richiesta era per un risarcimento di 840 milioni di dollari. Come riporta il Wall Street Journal, a dare la notizia è stato Steve Berman, legale dei consumatori e degli Stati coinvolti, in una lettera al giudice distrettuale di New York Denise Cote. I dettagli dell’accordo non sono ancora stati resi noti, perché non ancora approvati dal tribunale. Il patteggiamento è legato al ricorso in appello di Apple contro la sentenza dell’anno scorso, quando lo stesso giudice aveva stabilito che la società californiana e cinque grandi editori americani si erano accordati per fare salire i prezzi dei libri digitali. Apple sostiene di non avere violato le leggi antitrust.

Nel luglio 2013 il tribunale di New York aveva stabilito Apple ha violato le norme antitrust per fatto cartello con gli editori per aumentare i prezzi dei libri digitali. Lo riporta la stampa americana.

La vicenda inizia nell’aprile del 2012 quando il Dipartimento della Giustizia Usa porta Apple e cinque grandi editori per aver creato un cartello con 5 case editrici del paese (Hachette, HarperCollins, Macmillan, Penguin e Simon&Schuster) per concordare i prezzi degli e-book. La causa antitrust sosteneva che la strategia di Apple di permettere agli editori di stabilire i loro prezzi, richiedendo che essi non vendano i loro e-book a prezzi inferiori altrove, abbia costretto i clienti a pagare cifre molto più alte di quelle che in realtà avrebbero dovuto pagare. Hachette, HarperCollins e Simon&Schuster hanno optato per il patteggiamento.

ll caso è sorto perché gli e-book sono sottoposti ad un regime di vendita diverso dai libri cartacei tradizionali: questi ultimi vengono venduti a un prezzo all’ingrosso deciso dagli editori, circa la metà del prezzo di copertina, al quale si aggiunge il margine del venditore. Gli e-book invece sono offerti tramite il “modello agenzia”, suggerito a suo tempo da Steve Jobs: le case editrici stabiliscono direttamente il prezzo finale sul quale il venditore ottiene il 30%. Il metodo sarebbe stato adottato dalla Apple per impedire ad altri retailer come Amazon – che praticava una politica di prezzi molto aggressiva – di dominare il mercato grazie ai forti sconti: il risultato però è stato quello di far diventare gli e-book più costosi, motivo per cui il Dipartimento ha deciso di aprire un’inchiesta.

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